Re Carlo e Camilla visitano l’Italia
Re Carlo assieme alla Regina ha fatto visita di Stato all’Italia.
Alcuni temi si impongono.
La visita è stata caratterizzata da una coreografia financo spettacolare e dispendiosa. Non sappiamo se ai tempi del ventennio le cose andavano nella stessa maniera ma certamente in epoca post bellica non si ricordano visite così ricche. E non solo in Italia ma in ogni parte del mondo. Anche i media hanno fatto la loro parte nell’amplificare e diffondere tale dispiegamento di forze. Il tema culturale che è stato il filo conduttore dell’intera visita ha sottolineato un passato di insuperata grandezza dell’Italia o di quello che era. perché?
Re Carlo è stato invitato “per cortesia ed amicizia” non essendo il Primo Ministro ma il Capo di Stato (e non solo del Regno Unito) non ha ruoli politici ma il precedente del Britannia è una ferita ancora aperta che fa sorgere dubbi sulla vera natura di questo viaggio. Certo è che se questa cortesia ed amicizia hanno un senso e se adesso non viene invitato con gli stessi onori il Presidente francese e quello tedesco si dovrà dedurre che siamo più amici di uno stato che è fuori dall’Unione che non con i nostri cugini con cui siamo uniti. perché?
Il messaggio è stato forte specie verso l’opinione pubblica di tutto il mondo che adesso attribuisce all’Italia e al suo governo -nonchè ai reali inglesi- un prestigio che in altri tempi anche recenti non sembravano avere; cosa che le cancellerie di tutto il mondo non potranno far finta che non ci sia. Vedremo Mattarella o la Meloni essere ricevuti con tutti gli onori in Cina o negli USA? Certo è che questa immagine di una Italia più onorata è nelle corde della nostra destra. Forse tanto dispendio fa a botte con il nostro debito faraonico…forse stride con il livello inaccettabile della nostra fiscalità…forse tanta efficienza nell’applicazione del Protocollo urta il cittadino vittima della inefficienza della burocrazia pubblica…forse si poteva portare a casa un qualche risultato tangibile…ma quale?
Su tutto sembra aleggiare uno statalismo centralista, quasi una religione dello Stato, che mette in ombra il cittadino ridotto a spettatore se non operatore dello spettacolo del quale non capisce e non deve capire il perché. Pure è lui il vero problema degli Stati e dei Potenti. La caduta della natalità ha sottolineato qualora ve ne fosse la necessità il vuoto di futuro e di speranza che ha investito le moltitudini fino al punto da inibire la procreazione. Il compito di dare risposte e restituire fiducia nelle Istituzioni, nella loro capacità di svolgere il loro ruolo di guida e nella loro capacità di capire i cittadini spetta esclusivamente ai potenti se è vero che lo sono.
Certo è che una via differente al delirio di onnipotenza della tecnocrazia europea che poi è la stessa tecnocrazia delle multinazionali non è ancora pronta. Il Regno Unito pur fuori formalmente dalla presa degli artigli franco-teutonici non ha applicato una governance differente e il cittadino britannico non ha visto grandi miglioramenti nella sua vita quotidiana. La stessa Banca di Inghilterra agisce con le stesse regole della BCE e il cittadino non vede differenze tra il prima e il dopo Brexit tra il dentro e il fuori UE.
L’Italia non ha mai vissuto entusiasticamente la dittatura di Bruxelles e ricorre alla visione consolatoria delle grandezze culturali del passato per non piangere sui legami imposti dai potentati nordeuropei. Ma saprà interpretare tali insegnamenti?
Vedremo!
Canio Trione
foto Nicola Porro