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Cronaca & Politica

Il prezzo delle medicine nel gioco dei dazi tra Stati Uniti ed Europa: una corsa al rialzo che rischia di penalizzare tutti



Gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa sono sempre stati una questione spinosa, ma negli ultimi mesi, con l’intensificarsi dei dazi reciproci tra le due sponde dell’Atlantico, il settore farmaceutico si trova ad affrontare sfide di natura economica e sociale che non possono più essere ignorate. La domanda che sorge spontanea è: cosa comportano questi dazi per il sistema sanitario europeo, in particolare per i pazienti e le case farmaceutiche? La risposta, purtroppo, sembra riservare pessime notizie per tutti: alti costi, maggiore difficoltà di accesso ai farmaci e, soprattutto, un rischio crescente di una “sanità a due velocità”.

Negli ultimi anni, la politica commerciale degli Stati Uniti si è fatta sempre più protezionista, con la manifestazione più evidente di questa tendenza nelle tariffe imposte a diversi settori, tra cui quello farmaceutico. Le politiche di dazi reciproci hanno portato a un’impennata dei costi di produzione, con le case farmaceutiche europee che si trovano a dover sostenere un onere fiscale maggiore per esportare i loro prodotti in America. Allo stesso tempo, i farmaci statunitensi che giungono in Europa sono soggetti a dazi che, pur se minori rispetto a quelli imposti dagli USA, fanno lievitare i prezzi.

Questa spirale inflazionistica colpisce in particolare i farmaci innovativi, spesso prodotti da aziende farmaceutiche americane, che rappresentano una fetta significativa della spesa sanitaria. Le case farmaceutiche, in un contesto del genere, si trovano a dover scegliere tra accollarsi i costi o trasferirli ai consumatori. La scelta, in generale, è la seconda: ad aumentare sono infatti i prezzi al pubblico, un fenomeno che sta mettendo sotto pressione i sistemi sanitari nazionali, già alle prese con la sostenibilità dei costi sanitari.

Se da un lato le multinazionali farmaceutiche si trovano di fronte a nuove difficoltà, dall’altro sono i pazienti ad avere le ripercussioni più pesanti di questa situazione. In Europa, dove la sanità pubblica è una conquista storica, il rischio di vedere il costo delle cure salire a causa dei dazi è concreto. Non solo i pazienti potrebbero dover affrontare prezzi più alti per i farmaci, ma anche l’accesso alle cure potrebbe essere ostacolato per coloro che non possono permettersi il costo elevato di certi trattamenti.

Un esempio emblematico riguarda i farmaci oncologici. Le terapie contro il cancro, spesso molto costose, potrebbero subire aumenti significativi proprio a causa delle tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti. Se i governi nazionali non riusciranno a mantenere sotto controllo i costi, la spesa sanitaria rischia di lievitare, compromettendo così l’accesso a cure essenziali per molti cittadini.

Ma i danni non si fermano qui. La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa potrebbe anche penalizzare le politiche di ricerca e innovazione. Le case farmaceutiche, vedendo crescere i costi e con una minore redditività dei loro investimenti, potrebbero rallentare o persino interrompere alcuni progetti di ricerca in Europa, sottraendo così a milioni di pazienti l’accesso a nuove terapie salvavita.

Nel lungo periodo, la domanda più importante riguarda la sostenibilità del sistema sanitario. L’Europa si trova ora di fronte alla necessità di rivedere le proprie politiche commerciali per evitare che la salute diventi un lusso riservato a pochi. La risposta non può essere solo quella di rilanciare il mercato europeo e di alzare le barriere doganali, bensì quella di trovare un equilibrio che tuteli l’accesso alle cure per tutti, senza danneggiare i consumatori né le aziende.

L’ incremento dei costi legato ai dazi reciproci tra Stati Uniti ed Europa potrebbe rappresentare solo l’inizio di un lungo processo di ristrutturazione del settore farmaceutico e sanitario globale. La vera sfida per i governi europei sarà quella di garantire che la salute non diventi una merce da commercio, ma resti un diritto fondamentale per ogni cittadino. Ma se non si troverà una soluzione che contemperi gli interessi delle grandi case farmaceutiche con le necessità dei pazienti, il costo delle cure potrebbe divenire insostenibile, segnando un’ulteriore frattura tra chi ha e chi non ha.

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