Interviste & Opinioni

La Massoneria in Italia, 2 intervista a Giuseppe Bellantonio, Presidente della Comunione di Piazza del Gesù

Notizie e curiosità, al pari di eventi di cronaca spicciola, richiamano con frequenza alla Massoneria, ai suoi contenuti storici, filosofici, etici e morali, ma anche a tutta una serie di interrogativi che sembrano renderne il futuro ancorché prossimo quantomeno incerto e contrassegnato da ostacoli.

Oggi pubblichiamo in esclusiva nazionale su questo quotidiano, ‘Il Corriere Nazionale, la seconda parte di una intervista a Giuseppe Bellantonio di Torradrano, Presidente della storica “Comunione di Piazza del Gesù” oltre che dell’ “Accademia di Alta Cultura” e Gran Maestro della ”Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi ed Accettati Massoni”.

Prima intervista al seguente link

La Massoneria in Italia intervista a Giuseppe Bellantonio, Presidente della Comunione di Piazza del Gesù

Lo scopo del nostro Network è quello di offrire elementi chiari di lettura non solo ai curiosi e agli studiosi, ma soprattutto a quanti – già inseriti nei più diversi contesti che alla Libera Muratorìa possano più o meno esplicitamente richiamarsi – hanno visioni incomplete quando non confliggenti e persino parcellizzate da bizantinismi interpretativi o applicativi.

(seconda e ultima parte)

D: Può darci alcuni chiarimenti specifici?

È noto che nel 1717, a Londra, quattro Logge si riunirono – come usava allora – nella birreria ‘The Goose and Gridiron’ decidendo di fondare la Gran Loggia di Londra.

Questo è l’atto di nascita della massoneria speculativa ‘moderna’ ben distinta dalla tradizionale libera muratorìa medievale (quella degli operativi, dei costruttori). Questa Gran Loggia divenne il modello di immediato riferimento non solo per la Massoneria inglese ma, con grande rapidità per la Massoneria europea. E non solo, se pensiamo alla costituzione del Supremo Consiglio degli Stati Uniti d’America nel 1801 a Charleston: dalla sera alla mattina, nottetempo, spuntarono SGIG 33°  Il 1717 non sta a indicare soltanto la nascita della c.d. ‘Massoneria Moderna’, eminentemente speculativa, determinata sotto l’egida operativa della Royal Society e quindi sotto la diretta protezione e il sostegno, della Corona Inglese, come lo è tuttora. La data è anche storica tanto per la nascita della Gran Loggia di Londra, ma anche per il rapido avvio del c.d.  sistema delle Grandi Logge, saldatosi nel 1813 con la nascita della United Grand Lodge of England grazie all’unione dei ‘Moderns’ e degli Antients’. Fin qui tutte cose ben note.

Meno noto è che con il sistema delle Grandi Logge, le Logge che vi confluivano – e che fino allora avevano goduto di Autonomia, Libertà, Indipendenza e Sovranità – persero tali prerogative, divenute così mere citazioni del tutto simboliche quanto inconcrete (come spesso ho sostenuto, forzando la mano, soldatini in ordine e bella uniforme, con il fuciletto sulle spalle. Ma con il turacciolo sulla punta). Le Logge, in barba alle loro singole prerogative, divennero così ‘sottomesse e obbedienti’ a una Gran Loggia e ai suoi vari organi dirigenti (Gran Maestranza e Gran Loggia di amministrazione), come pure vennero sottoposte a un insieme di tariffazioni, per cui tutto diveniva ‘concessione’ a fronte della quale andava corrisposto un qualche contributo. Faccio un esempio personale quanto banale: se il mio percorso all’interno della struttura è proficuo, così da meritare il riconoscimento di un qualche grado, perché al conferimento di questo devo pagare? Ossia, ‘tu’ mi premi e io devo pagare? Ecco, uno dei mali attuali: l’iscritto, l’aderente, alla fin fine è un utile soggetto pagante che, spesso, non trova contropartite di qualità.

Uno degli strumenti utilizzati per sostenere queste dinamiche, sono stati i famosi (o famigerati…) ‘riconoscimenti’ per perseguire i quali si acconsentiva ad accettare la sudditanza da un soggetto che era riuscito a triangolare riconoscimenti e amicizie disciplinate da trattai ufficiali (ma, guarda caso, non tutti i Trattati sono buoni…). Sudditanza che è collocata fermamente all’opposto delle originarie autonomie di libertà, autonomia, indipendenza, sovranità. Cedute a una qualche Gran Loggia dalla quale poi dipendere non solo amministrativamente ma anche ritualisticamente. Ma le storture sono anche altre: torniamo al pratico adeguarsi a uno standard stabilito altrove, come pure ‘beandoci’ indirettamente di un qualche ‘riconoscimento’ in capo alla struttura cui la mia Loggia fa vertice. Mi segua, per favore: mi iscrivo a una Loggia Italiana; il suo capo è denominato presidente o venerabile; la Loggia inizia a operare autonomamente godendo delle prerogative e autonomie sopra indicate, sotto il coordinamento del presidente/venerabile; un bel giorno, questa struttura decide di aderire a una struttura più grande e organizzata, una Grande Loggia, ‘facendo vertice’ sulla stessa; i meccanismi standard comunemente seguiti prevedono una specifica richiesta dell’aderente e una nota di corredo sottoscritta da tutti i componenti che esprimono obbedienza e sottomissione al legale rappresentate di detta Gran Loggia e alla Gran Loggia stessa, accettandone ogni norma vigente. Seguendo la trafila – sempre basandoci su una semplice unità, la Loggia – abbiamo: sette Fratelli costituiscono una Loggia regolare; tra di loro designano un Presidente/Venerabile per coordinarli e dirigerli nel pieno dei loro diritti e delle loro prerogative; a un certo punto, rinunciandovi, fanno vertice su una Gran Loggia, il cui GM diventa il loro vertice sacrificando anche parte dell’autorità del Venerabile; se questa Gran Loggia è legata al sistema (ambito…) dei ‘riconoscimenti’ la stessa fa chapeau! All’ente da cui viene riconosciuta, dal quale inizierà a prendere disposizioni e quindi agendo in conformità; scavalcata l’autorità del Venerabile a favore del GM e scavalcato questo dagli accordi spesso vincolanti con l’ente estero che rilascia il ‘riconoscimento’, il semplice Fratello membro di quella Loggia ed elemento portante delle stessa si trova ad avere come proprio punto apicale di riferimento un Gentile Dignitario straniero.

Che con l’iniziale energia propulsiva costituente la Loggia, non c’entra proprio. Io ho iniziato il mio percorso su questo Mondo chiamato Terra – anche se posso sentirmi ‘cittadino di un più ampio Universo’ – e francamente di appartenere a una sorta di ‘catena’ che alla fine si scappella davanti al Princeps Venusiano sol perché costui mi dà la formula dei friarielli intergalattici sempre croccanti, facendomi entrare nel novero dei miracolati detentori di tale succulenta formula, ce ne corre e molto.   

Attenzione, Direttore, non sto ‘dissacrando’, sto solo semplificando e di molto architetture che nel tempo hanno determinato la corrosione delle vere, autentiche, radici di quell’Albero Iniziatico della Vita a noi tanto caro. In sintesi estrema, di fronte a episodi/situazioni spiacevoli – di fronte alle quali con rammarico si deve prendere atto che non sussistono più i presupposti a fronte dell’originaria adesione a una Gran Loggia – la Loggia, nel pieno della propria insindacabile autorevolezza, comunica in debita forma che essa riprende il proprio autonomo percorso iniziatico e amministrativo.  È il modo legale e rituale perché delle Logge non più consenzienti si possano riappropriare delle proprie autonomie e prerogative, opponendosi alle prepotenze gestionali e alle trasgressioni ritualistico-amministrative: nel più corretto e deciso dei modi. Massonicamente. Vorrei spendere una parola nell’interesse di quei Fratelli che, pur regolarmente Iniziati, non sono ancora aggregati.

Tre Fratelli Maestri possono costituire il nerbo di una Loggia: ossia, un Triangolo. Da 4 a 5 Fratelli possono costituire una Loggia Imperfetta. Minimo 7 Fratelli, titolari dei Gradi simbolici – 1,2,3 – richiesti, possono costituire una Loggia Perfetta o ‘costituita in debita forma’, Anche corrente con l’acronimo R.L. ossia Regolare Loggia. Qualcuno che ha operato in tal senso, si è sentito dire da altre Logge: non puoi operare se io (stiamo parlando di Logge…) che già opero non ti riconosco ufficialmente come regolarmente operante. Con realismo, dico: BAGGIANATE! La Loggia neocostituitasi non ha bisogno di alcunché, salvo la necessaria documentazione costitutiva prevista (ricognizioni, verbali, ecc.) e, ovviamente, deve operare secondo le norme di Legge.

Una volta costituitasi è opportuno che assuma veste legale censendosi con Atto notarile ovvero con Registrazione alla AA.EE. ricevendo un regolare contrassegno fiscalmente utile. Tutto ciò ci pone davanti a una Loggia, costituita sotto forma di associazione, regolarmente presente e regolarmente operante: esiste, ed è vitale. Vogliamo parlare allora dei sofismi legati al concetto di REGOLARITA’ MASSONICA?  L’assunto è essenziale: è regolare chi operi regolarmente, ossia seguendo le prescrizioni previste (e non da oggi). Non c’è Supremo Consiglio (specie di RSAA) che possa operare senza una base simbolica, mentre un Ordine può tranquillamente operare senza doversi poi riferire a un Rito. Ordine e Rito sono Corpi tra di loro autonomi e indipendenti, così che non possa esservi ‘confusione’ di attribuzioni tra di loro. Un Gran Maestro non può ricoprire contemporaneamente anche un ruolo apicale nel Supremo Consiglio di riferimento, e viceversa. Tra Ordine e Rito è opportuno un Protocollo di Relazioni che disciplini i rapporti tra le parti: a scanso di equivoci. Il disciplinare più preciso è quello che riguarda l’operatività del Corpo Azzurro degli ALAM: se si è ‘scozzesi’, ossia si pratica il RSAA, non si può che operare – nell’Ordine – se non seguendo il percorso degli ALAM, con tutte le sue prescrizioni operativo-ritualistiche.   

D: Lei parla sempre di Fratelli, e mai di Sorelle. C’è un motivo?

R: La Fratellanza massonica è complessivamente costituita dai Fratelli. Ma ove operino delle Sorelle congiuntamente ai Fratelli, ci troviamo lo stesso al cospetto di una… Fratellanza! Si parla di Sorellanza (Sorority in inglese) solo quando il contesto è unicamente femminile. Quindi, parlare di Fratelli e Fratellanza, include e non esclude l’universo massonico femminile. Attribuisco molta importanza al mondo iniziatico femminile, che negli ultimi anni ha ottenuto riconoscimenti significativi anche da parte di chi, come la UGLE, ha emendato i tanti divieti che per 300 anni l’hanno condizionata e hanno condizionato la vera universalità massonica. Un cambio di posizione molto importante, ma discutibile nelle modalità, essendosi preferito allinearla a questioni ‘moderne e contemporanee’ legate al genere piuttosto che non alle capacità e al notevolissimo contributo anche esperienziale che dal quel contesto ci giunge con forza e passione.  

D: Il panorama appare molto complesso, frastagliato, talvolta quasi indecifrabile e preda di una confusione dai tratti inconcreti e non di rado biliosi… Lei può aiutare i nostri Lettori a meglio comprendere questa incresciosa situazione?

R: Pregiatissimo Direttore… mi permetta di non entrare nella specificità di questo o quel contesto, ma di proseguire per linee generali e in via strettamente personale, basandomi unicamente su elementi storici, rapidamente verificabili da ciascun interessato. Sì: in Italia, nella Massoneria Italiana, stanno accadendo – e non da oggi – cose sgradevoli: solo apparentemente fatti episodici, ma in realtà un fluire e un sovrapporsi di situazioni che hanno determinato guasti consistenti, persino irreversibili a mio avviso. Tali, pur nella loro complessità, che posso sostenere che – nello smarrimento e scoramento dei più – di Nobili Ideali, di Antiche Tradizioni, di Alti Valori, di Spiritualità, di Generosità, di Amore Fraterno, di libera capacità analitica e valutativa, di Sensibilità Spirituale, ne è rimasta solo ben labile traccia.

Doti e qualità, quelle poco sopra citate, che fanno indiscutibilmente e necessariamente parte del bagaglio iniziatico e umano di ogni autentico Libero Muratore. E sottolineo il termine autentico, poiché è lì la chiave di volta di quella che Steiner definiva – e oggi avrebbe continuato a definire, con maggior enfasi – “degenerescenza della massoneria”. Tesserati, iscritti e quant’altro li possiamo trovare in cento, mille, associazioni o altre formule aggregative: ma Persone che dentro di loro abbiamo bene evidenti e scolpiti principi, stili di vita e modi di essere – poiché essere massoni, è un modo d’essere: con certe particolare energie, si nasce – attraverso i quali perseguire sì un luminoso percorso di crescita, ma mettendolo a disposizione del progresso dell’umanità. Mi creda: sembra un concetto pomposo, ma in realtà è semplice e sontuoso nella sua macro-valenza.  Oggi è sotto gli occhi di tutti come le più belle possibilità, le più dignitose intenzioni, sono state sopraffatte da materialità, chiacchiericcio, risentimenti e rancori profondi, volgarità, violazioni dello spirito e della lettera di norme e disposizioni che fanno parte della Tradizione Massonica in generale: così violata e violentata. Interessi particolari si sono fatti largo con prepotenza… tentando di far credere che dei semplici polli possano assurgere alla maestosità di una possente aquila.

La cosa che sgomenta è la ridda di interventi che, anche con le migliori intenzioni si susseguono, ma che nel loro pur articolato complesso hanno un difetto che trascende la buona volontà dei soggetti coinvolti. Mi riferisco alla scarsa conoscenza di norme, regole, riti e soprattutto di procedure pratiche tra le quali muoversi in modo capace e non temerario. Faccio l’esempio con i codici che regolano il Diritto in Italia: civile, penale, procedura civile, procedura penale, amministrativo, commerciale, della strada… Ecco, anche la Massoneria ha i suoi codici, i suoi percorsi – scritti e, talvolta, non -, ‘procedure massoniche’ le chiamerei, e sono gli standard normativi e comportamentali acquisiti nel tempo: proprio disciplinati dal 1700 in poi (visto che quanto esisteva prima andò distrutto nel corso di più ‘misteriosi’ incendi che afflissero Londra). Parto nuovamente da un normale contesto massonico: come nasce questo? In modo solenne, con un Atto registrato tramite notaio o con deposito a una AAEE.

Legalmente è questo l’Atto di nascita dell’ente/associazione, in adesione alle specifiche Leggi che regolano tali formule associative. Così che qualunque associazione, anche massonica, che sia conforme a tali prescrizioni, è di per sé stessa “legale e regolare”. E questo è un primo punto. Il secondo è quello che costituzioni e regolamenti interni tendono a sviluppare e disciplinare al proprio interno le norme di cui allo Statuto Sociale, in parte adattandole a schemi antichi al fine di non smarrire il nesso casuale tra passato e presente, specie quanto qualcuno possa fare riferimento storico-successorio a un pregresso spesso nebuloso, irreale, fittizio: perché se la Massoneria è la ‘mamma’, i ‘papà’ sono invero tanti, e le operazioni di fecondazione artificiale, più o meno assistita, non sono mai mancate. Al pari di quelle vere e proprie creature ‘mostruose’ nate da interventi ‘irregolari se non illeciti’. Il contesto, in verità, è storicamente segnato dai molti ‘aborti’ più o meno spontanei: ma sono tutti aborti che hanno visto l’assoluto spreco di mezzi e risorse umane; poi, è ovvio che ciascuno può andare dove crede, dove lui ritenga di star bene. Nel conteso delle richiamate norme, c’è una certezza e c’è anche una falla. La certezza è che le norme generali prevedono che si sia rispettosi e fedeli – tanto per la forma che per la sostanza – alle Leggi dello Stato in cui si opera. Ma non di rado, qualcuno, furbescamente, agisce cicero pro domo sua: modificando qui e là, depotenziando questa o quell’altra norma di Legge. Nel ginepraio che ne può derivare è bene orientarsi sul terreno delle certezze. Vado a concludere, Direttore.                                   

Parlando di Ordine e Rito, nei nostri contesti più densi di storia vera e non di storielle compiacenti e farlocche, è uso trattare di un Ordine e di un Rito che fanno riferimento a un unico gruppo, più o meno coeso: ossia, un Ordine e un Rito, concorsuali l’un l’altro, nati da uno stesso ‘utero’. Andando in punta di quella ‘regolarità’ sopra richiamata ricavata nel tempo nella gestione dei rapporti con ‘potenze’ estere, a un Ordine che si fregi di un riconoscimento (ovviamente quello della londinese UGLE) nello stesso contesto c’è un Rito che si avvale di un altro e diverso riconoscimento (quello, per intenderci, del Supremo Consiglio del RSAA di Washington). Fin qui, credo che ci siamo: due Corpi autonomi, sovrani e indipendenti pur se frutto di uno stesso utero, cui molti ‘padri’ hanno messo del loro nel tempo, anche redigendo il famoso quanto necessario Protocollo di Relazioni (senza il quale tutto sarebbe lasciato al caso).

Abbiamo detto che un Ordine senza Rito può esistere benissimo, così com’è chiaro – la casistica ne è colma – di Ordini che si avvalgono di questo ‘potere’ per segare i rapporti con il proprio Rito, qui esulando dalle motivazioni. In questo giochino perpetrato da un Ordine che si sente forte anche del famigerato ‘riconoscimento’, al Rito viene così a mancare il terreno sotto i piedi: decretandone, salvo altri tipi di operatività, la ‘morte’ per incompletezza, irregolarità, irritualità qualora questo rito-zoppo intendesse operare privo di una base simbolica. Ma… E il ma è grande come una casa! Ho detto che nell’ipotesi qui richiamata, e ce ne possono essere altre, tanto un Rito che un Ordine godono di rispettivi, autonomi riconoscimenti. Ma partendo dall’antico assunto che “chi pecora si fa, il lupo se la mangia”, riflettendo dico: ma dov’è scritto che un Rito – regolarmente operante e qualora possa ritenersi vittima di un qualcosa – non possa denunciare il Protocollo di Relazioni (se esistente) anche di fronte alle Potenze Estere (per intenderci, quelle che rilasciano quei documenti che si incorniciano a bella posta, chiamati ‘riconoscimenti’), enunciando e denunciando che l’Ordine tal dei tali, per gravi motivi (presumendo che ve ne siano) non è più quello concorrente alla formazione della propria Piramide Scozzese.

Agendo sempre con regolarità procedurale e ritualistica si potrà sollecitare quindi una immediata ricognizione da parte dell’ente normatore di Washington, ma si interesserà anche l’ente normativo dell’Ordine, per coinvolgerlo comunque nella situazione. Per non decadere il Supremo Consiglio dovrà necessariamente appoggiarsi ad altro ordine regolare (attenzione: le norme sono chiare nell’indicare ‘regolare’ piuttosto che non ‘riconosciuto’): anche in questo caso la soluzione è nelle Sacre Carte della storia. Si costituisce su ispirazione del Supremo Consiglio un Ordine Simbolico Temporaneo che agisca attraverso le Logge e le Camere Superiori che intendano proseguire a riferirsi a ‘quel’ Supremo Consiglio, a quel Rito, attraverso un SGIG anziano Delegato a un’azione di coordinamento quale Gran Maestro Provvisorio o Temporaneo il cui mandato sia quello di convocare una Gran Loggia di Amministrazione utile a dare forza e vigore al rapporto con un Ordine di riferimento diretto. Così consentendo al Supremo Consiglio (in carica e ‘riconosciuto’) di portare a compimento la propria missione a favore dei Fratelli Scozzesi. Nel contempo, fine degli abusi, cessazione delle litigiosità e quant’altro: rubano tempo, denaro ed energie preziose.

Quelle che si dovrebbero indirizzare e canalizzare verso gli interessi comuni espressi nel contesto della società civile. Così interessandosi in concreto delle tematiche e delle problematiche che attanagliano i Cittadini, riponendo evanescenze e qualunquismi.

D: Gran Maestro, lei sembra sicuro e persino tranquillizzante: offrendo soluzioni che comprendere le quali forse non tutti sono all’altezza.

R: Se ci sono dei problemi, vanno ricercate delle soluzioni. Non affrontare dei problemi per quello che sono, porta a soluzioni posticce: le famose ‘pezze a colori’. Bisogna avere il coraggio e la determinazione di affondare lo specillo nelle piaghe, se si mira alla guarigione.   

Direttore, parlo anche per esperienze del mio vissuto diretto, anche e soprattutto a fianco di mio Padre Francesco Bellantonio, figura insigne e luminosa della Massoneria Italiana, ancora ben ricordato anche all’estero. Ci fu un momento in cui il Sovrano Vittorio Colao – a capo del Supremo Consiglio di casa GOI, e recando con sé la maggioranza dei membri Effettivi – non riconoscendosi più nei modi in cui quell’Ordine (che era di suo riferimento) operava, decise di chiedere alla Serenissima Gran Loggia Nazionale degli ALAM della Comunione di Piazza del Gesù, e quindi al Gran Maestro Francesco Bellantonio, di essere la base simbolica di riferimento.

E da Londra e Washington non si alzarono certo grida e nessuno si strappò le vesti! Anzi, tutt’altro. Purtroppo, dopo non molto tempo un tragico appuntamento con il destino, portò a prematura morte il Gran Maestro Francesco Bellantonio e – non molti mesi dopo – il Sovrano Vittorio Colao – ricordo: allora insediato come Sovrano del Supremo Consiglio in capo alla Comunione di Piazza del Gesù – lo seguì all’Oriente Eterno. Ma questa è altra pagina di una Storia che, alla Comunione di Piazza del Gesù, moltissimo ha offerto e moltissimo ha sottratto.

E il suo è stato un lungo percorso: il percorso stesso della Massoneria Italiana.  Egregio Direttore, mi auguro che i suoi Lettori possano trarre da questa intervista elementi per loro utili, e, nel ringraziarla, resto a sua disposizione: tanto per eventuali chiarimenti ove si rendessero necessari, anche in pubblico contraddittorio, che per organizzare – così come da lei proposto – convegni conoscitivi e divulgativi (ma per favore, lo dico con il sorriso: parliamo di cose utili e forse ‘nuove’, evitando di incancrenirci ulteriormente sul tema ’Chiesa e Massoneria’, ormai setacciato in ogni sua minima piega. Al netto della Storia e del suo scorrere, oggi ogni paragone è improponibile, non essendo la Massoneria una Chiesa, un’Assemblea di religiosi e di fedeli; due ambiti del tutto diversi specie operativamente, circa i quali potremo solo filosofeggiare e discettare davanti a un ottimo thè).  

D: Ma c’è un obiettivo nella sua presenza e nella sua azione?

R: Si certo… Nel nostro ambito si va seguendo orme e percorsi antichi e quindi certi, adeguandoli e contestualizzandoli. Quindi ciò che di buono è stato fatto, non può essere certo gettato alle ortiche per colpa di incapaci e mestieranti (un po’ come il discorso del ‘gettare il bambino e l’acqua sporca’): e lei mi insegna che se c’è qualcosa che può smuovere le montagne, è la forza degli Ideali e la saldezza delle idee.  Il nostro ‘punto di svolta’ è il ricondurci al pensiero pratico della Schola Italica pitagorica, trasfusa e attualizzata alla realtà odierna nel cui contesto sosteniamo i Valori e le Tradizioni di migliaia e migliaia di anni di Civiltà e di Progresso: ma facciamo ciò sostenendo il senso di RINASCITA con rimodulazione e aggiornamenti che giovino a guardare con fiducia al futuro.

Siamo perennemente in marcia su questo sentiero, un percorso RIGENERANTE di RINASCITA che ci aiuti a prendere quota, a svettare, dalle ceneri. Obiettivo: ridare significato al valore dell’ARTE REALE, rimboccandoci le maniche e operando con costanza e fermezza. Tornando nuovamente Operai, Liberi Muratori Operativi nell’ambito di una nuova Grande Opera.  Qualcuno potrà sorprendersi: ma è questa la Massoneria? Sicuramente no: il suo messaggio può essere chiaro, ma essa “non è per tutti”; in linea di principio tutti possono pilotare un aereo, ma non tutti hanno le capacità e le competenze per pilotare un aereo. E questa non è certo discriminazione.          

Grazie Direttore!

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Giuseppe Bellantonio – ®Tutti i diritti riservati, divieto di riproduzione e copia anche parziale.  A nome del nostro Network ringraziamo il Gran Maestro Bellantonio, rendendoci fin da ora disponibili a lanciare tutta una serie di incontri, dibattiti, tavole rotonde, utili a valorizzare e nobilitare quel prestigioso concetto di ARTE REALE che potrà riprendere la propria più corretta dimensione. Contesti ai quali favoriremo la più ampia partecipazione.

Antonio Peragine

direttore@corrierenazionale.net

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