Interviste & Opinioni

Il salto della quaglia

di Canio Trione
Se il Presidente PD di una Regione ambisse a fare il Ministro… cosa farà se non può attendere che il suo partito vinca le prossime politiche? oltre al fatto che non potrebbe essere certo che le vinca viste le condizioni in cui versa il PD?
Inoltre questi sono personaggi -specie se credono di avere voti PROPRI- ragionano in termini di poltrone; cioè per loro rallentare o fermare l’evolversi della carriera è un po’ come perdere. Perché non devono avere poltrone dimensionate ai loro voti?
Che si fa?
Una ipotesi di cui si vocifera tra i “ben informati” è buttarla -da parte di quei Presidenti PD- in tattica ideologica. Si formerebbe cioè un ennesimo scisma all’interno della sinistra per poi trattare con la destra un appoggio “esterno” (tale deve apparire o comunque da definire) alla destra alle prossime regionali. Appoggio che naturalmente ha un prezzo in termini di poltrone, specie romane. Operazione ovviamente già configurata e pattuita nelle sue grandi linee alla vigilia. Scisma fermissimo nel dire “no” all’attuale situazione ma molto fumoso circa la futura ispirazione ideale da rappresentare alla popolazione.
Fantapolitica? Certo. Ma conoscendo la mentalità dei soggetti coinvolti e lo stato comatoso dei partiti a livello locale è lecito attendersi questo tipo di evoluzione nel breve periodo.
Il cittadino in tutto questo che ci guadagna? Oppure ci perde? C’è in questa ipotesi una idea sul riarmo e sulle guerre collegate? No. C’è un progetto sul sistema bancario nazionale ormai oligopolistico e sul recupero del sistema creditizio meridionale e delle somme scippate ai risparmiatori azionisti delle banche volatilizzate? No. C’è un pensiero verso lo stato di asservimento in cui versano le imprese minori zavorrate da fisco e burocrazia mentre le imprese maggiori vengono ulteriormente favorite nella loro opera di colonizzazione delle aree periferiche? No. C’è una proposta sulla futura politica daziaria? O sulla immensa minaccia costituita dalle moderne tecnologie? Nulla!
Anzi!
Punto primo: le grandi scelte economiche, finanziarie, energetiche, culturali, tecnologiche, industriali, ecc. ecc. vengono decise molto lontano dall’Italia. Punto secondo: le scelte locali sono già prese e i cittadini sono perfettamente controllati in ogni loro espressione; punto terzo: l’assenza di ideologie libera tutti da ogni remora morale ed elettorale per eventuali salti della quaglia o ribaltoni che dir si voglia.
E i principi democratici? Il rispetto della volontà espressa dagli elettori? Insomma è questa democrazia?
Certamente no; fare mercato di pacchetti di voti fino a formare alleanze tra partiti opposti per mettere sotto lo stesso simbolo la stragrande maggioranza di quelli che votano fidando che gli altri – la maggioranza vera – rimangano lontani dalle urne forse per sempre… non è democrazia; ed è la fine che faremo se continuiamo a non andare a votare; ed è la fine che faremo se continuiamo a rinunziare a chiederci che mondo vorremmo nel nostro futuro; ed è la fine che hanno fatto anche i tedeschi (ma anche francesi, rumeni,..) che pure sono andati in massa alle urne. Ma v’è di peggio: il voto si dovrebbe chiedere sulla base delle proposte anche di schieramento; utilizzare invece tali voti per tattiche intese ad ottenere poltrone è certamente un modo per tradire l’elettore; se poi quest’ultimo è indotto al voto per appartenenza e quindi il suo è una specie di voto di scambio “legittimo” allora siamo fuori da ogni moralità politica che tra l’altro lascia campo libero allo strapotere dei grandi gruppi internazionali. Fino a ritrovarci in guerra o avere mandato ai belligeranti miliardi e miliardi di euro senza neanche una promessa di ricompensa. Cioè senza un perché!
Quale mente ha favorito se non voluto questo disastro è la vera domanda da porsi! Come si è arrivati tanto in basso?
Se questa fosse una prospettiva realistica vuol dire che dobbiamo scendere ancora molto negli inferi della malapolitica prima di risvegliarci.
 Canio Trione

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