Ora legale per i Diritti umani

Divorzio, l’accordo velocizza i tempi 

di Mirko Crocoli

Con il suo libro “separiamoci in due ore” l’intesa tra gli ex coniugi può finalmente diventare realtà

La separazione di una coppia è sempre un’azione delicata, difficile, dolorosa. Ma quando le cose non vanno bene, resta la miglior soluzione, non solo per i coniugi, ma anche per la serenità dei figli. Di separazioni e divorzi ne è esperta l’avvocato Maria Luisa Missiaggia, titolare dello studio legale Missiaggia & Partners con sede a Roma nella centralissima Via Veneto.

Specializzata in Diritto di Famiglia, l’avvocato Missiaggia ha fondato l’Associazione Studiodonne (www.studiodonne.it) attraverso la quale è attiva in ambito social ed è anche autrice di diverse pubblicazioni tra cui il recente Separiamoci in due ore, edito da Key, in cui sottolinea l’opportunità di Soluzioni alternative al conflitto al fine di rendere più snello e, per quanto possibile, sereno il percorso di separazione.

E’ cosa risaputa che un’azione legale richieda tempo per la sua risoluzione. L’accusa più frequente in ambito giudiziario è proprio la lentezza. Nel suo libro “Separiamoci in due ore” viene smontata tale situazione. Ma è davvero possibile separarsi in due ore?

Il libro nasce dall’essenza di comunicare alle persone che fare un accordo è l’unico modo per velocizzare i tempi, che sia una separazione o un divorzio. Ovviamente il titolo è una provocazione, perché non ci si può separare realmente in 2 ore, se non grazie ad un accordo ben specifico, una volta che si ha già un’idea chiara di quel che si vuole. E anche in quel caso, benché i tempi tecnici sono celeri, dal punto di vista prettamente formale c’è comunque necessità di alcuni giorni.

Finalmente una luce? Una speranza?

La considererei più una consapevolezza! Perché – terminato l’affetto o l’amore – quando ci sono comunque delle divergenze di punti di incontro, maturità vuole che si può realmente auspicare ad un’intesa rapida. Io sono state sempre una sostenitrice degli accordi, prima ancora che esistessero le negoziazioni assistite. Già nel 2004 promuovevo tale strada, come una forma di “saggezza” soprattutto genitoriale. Non ho mai creduto alla figura dell’avvocato bravo perché litigioso in tribunale, no! Non nel mio caso, grazie anche al percorso professionale che ho intrapreso Londra con i colleghi (e il sistema giudiziario) d’oltremanica.

Qual è l’atteggiamento, l’approccio corretto di un avvocato di fronte ad una situazione di lite tra coniugi?

Il primo suggerimento che io do è quello di prefissarsi un obiettivo personale. Porsi delle domande chiare: “cosa voglio io?”. Sovente, quando si è in lite con l’altra parte si è concentrati su quello che vuole l’atro e meno su se stessi. E quindi… “Cosa voglio raggiungere e in quanto tempo?”. Con le indicazioni precise del mio assistito sappiamo come muoverci al meglio. Sia bel chiaro che però se dall’altra parte c’è violenza, abuso o manipolazione, o strumentalizzazione sui bambini, gli accordi non si possono e non si devono fare, non a cuore leggere. Lì deve intervento la magistratura, sia civile che penale con tanto sentenza che deve precisare chi è la persona idonea (e chi meno) a stare con i figli. In tutti gli altri casi, nei quali c’è solo un conflitto o punti diversi – spartizione denari o vendita di immobili – è quantomeno opportuno trovare un accordo. 

Quali sono le prime tutele da attuare nei confronti dei figli di genitori che si separano?

L’accordo è la condizione migliore, perché i bambini – vera parte fragile del sistema separazioni e divorzi – subiscono moltissimo il conflitto dei genitori. Statisticamente appurato che il bambino con genitori in conflitto è un bambino che avrà molti disturbi psicologici:dalla rabbia alla disfunzionecomportamentale. E’ tutt’altro scenario dinanzi a due adulti capaci di separarsi e di comprendere che i loro bambini hanno il diritto di stare con entrambi. Su una ‘visione’ non sono molto allineata rispetto ad altri miei colleghi: la frequentazione paritetica. Tradotto: il bambino ha necessità di una sola casa, di un luogo fisso dove vivere, ma con il diritto di frequentare l’altro genitore senza essere tirato perennemente per la giacchetta.

Lei è un avvocato esperto di diritto di famiglia: perché ha voluto specializzarsi in tale ramo? 

Sicuramente la ma storia personale e familiare mi ha insegnato a vedere da bambina alcune cose che poi da adulta ha sentito la necessità di trasformarle in opportunità. Quando come nel mio caso i genitori hanno un conflitto “freddo”, correlato da silenzi, vedi dal tuo occhio da bambina situazioni non troppo piacevoli. Necessità e passione, la prima verso lo studiodella famiglia separata,la seconda (passione) per ritagliarmi un ruolo importante più nella costruttività dei rapporti e di guida per chi avesse dei problemi.

Cose le dicono i lettori del suo libro? Ha ricevuto più critiche o apprezzamenti?

Ho ricevuto delle chiamiamole curiosità sul titolo. Di sicuro se ne è parlato e la voglia di approfondire l’argomento non è mancata, in talune occasioni anche richieste di chiarimenti. Destato interesse, senza dubbio, anche tra i miei colleghi, qualcuno con commenti taglienti, diffidenza sul concetto della separazione in brevissimo tempo. Ovvio – e lo ribadisco – che il significato del titolo è soprattutto provocatorio. Pensato proprio per lasciare un’impronta. Ad esso sono correlati e pronti anche dei podcast, che presto andranno online.

Che dire, fortunati i suoi assistiti Avvocato… 

Chiariamoci, tutto va a seconda della conoscenza delle persone. Entro nei panni del mio interlocutore, diventando io il o la cliente. E credetemi, spingere per l’accordo è a volte più complesso e faticoso che andare a processo. Nell’accordo è l’avvocato che si sostituisce al magistrato ed è lui il responsabile di quello che vi è riportato nella transazione, accollandosi delle responsabilità elevate. Oggi con la riforma Cartabia, un legale che riesce a chiudere un patto in tal senso tra le parti è considerato un professionista stimato.

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