Politica internazionale

Siria. Intesa Al Jolani e Santa Sede

Sull’asse Roma-Damasco i dialoghi tra la Santa Sede e il leader siriano Al Jolani hanno avuto un esito positivo in questo week end.

la bandiera siriana sventola davanti alla sede dell'ONU
Bandiera siriana che sventola davanti alla sede dell’Onu, foto start magazine

Damasco- Il colpo di coda della primavera siriana, ha portato una ventata di trasformazioni socio politiche nel tessuto socio economico siriano. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham, partito politico di riferimento in Siria, Ahmed al-Sharaa meglio noto come Mohammed Abu Al Jolani(colui che viene dal Golan) ha avviato i dialoghi con la Santa Sede manifestando l’intenzione di avviare una politica internazionale improntata sul dialogo e il rispetto reciproco tra HTS e le comunità religiose in Siria, a cominciare da quella cristiana.
Nell’incontro avvenuto con il vicario della Custodia della Terra Santa Ibrahim Faltas lo scorso trentuno dicembre, Al Jolani ha nettamente evidenziato l’importanza della cristianità nei territori siriani. “Non considero i cristiani siriani una minoranza, ma una parte integrante della storia del popolo siriano”, così ha detto il leader siriano all’Osservatore Romano, durante l’incontro con il vicario Faltas, in cui ha anche espresso ammirazione per Papa Francesco, considerandolo uomo di pace e difensore dei popoli in difficoltà. Parole, quelle di Al Jolani, che guardano oltre le barriere erette dalle diversità culturali e religiose, e che mirano, oltre al dialogo politico e ai buoni rapporti internazionali, anche al dialogo tra le religioni, soprattutto, in una nazione, la Siria, che conta il 74% di siriani  professanti l’islamismo sunnita, il 12% di alawiti sciiti e il 3% di drusi appartenenti alle sette islamiche. Il 5,5% è rappresentato dalla minoranza cattolica.

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Tra le tante sfide politiche, di Al Jolani, i dialoghi con la Santa Sede iniziano il lento e difficile percorso della transizione politica siriana.

Seppur lenta e difficile, la transizione politica in Siria, guidata dal leader Al Jolani, rappresenta il nodo cruciale del futuro della Siria. La prima mossa del leader Al Jolani è stata quella di trasformare, quella che dalla comunità internazionale era considerata un’organizzazione terroristica, Hayat Tahrir al-Sham in un gruppo armato con un braccio civile operativo e funzionale, un passo necessario e fortemente voluto da Al Jolani, per avviare i primi passi per il riassetto del connettivo socio-politico siriano. Altra importante mossa è stata quella di soggiogare definitivamente l’ISIS e le ambizioni dello stato islamico, riducendo nettamente l’influenza delle cellule jihaddiste a Idlib, sia con l’uso della forza, che con forti pressioni. In questo modo Al Jolani ha categoricamente lanciato un messaggio chiaro alla comunità internazionale, sui propositi della futura politica siriana. Tuttavia, l’ISIS, in alcune regione della Siria, rappresenta ancora una minaccia per la stabilità territoriale e nazionale siriane e Al Jolani ne è consapevole, per questo, sarà importante avviare dialoghi di collaborazione con tutti gli attori politici nei territori siriani a cominciare dalle forze democratiche siriane e finendo con le diplomazie della comunità internazionale. Una sfida che mette Al Jolani sotto i riflettori della comunità mondiale, ed in particolar modo, sotto i riflettori dei paesi arabi confinanti.

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La fine del regime Alawita di Bashar Al Assad, pone la Siria in modo diverso agli occhi delle comunità arabe confinanti. I propositi di distensione internazionale voluti da Al Jolani, avranno un impatto diverso nei dialoghi tra i paesi del Golfo e la Siria.

Mohammed Al Jolani in una foto Siria News
Mohammed Al Jolani Leader diHayat Tahrir al-Sham

Dialogo, collaborazione e diplomazia all’estero. Transizione politica pacifica e basata sulle regole della pacifica convivenza tra le diverse rappresentanze culturali, politiche e religiose siriane. Mohammed Abu Al Jolani, ha le idee chiare su come impostare i futuri assetti politici della Siria. Il crollo del regime siriano Alawita e da sempre legato alla dottrina politica del Partito Baath di Bashar Al Assad, ha creato un enorme vuoto di potere che in futuro dovrà consolidarsi tenendo conto della eterogeneità della classi politiche esistenti nel territorio nazionale. La Siria è una grande sfida che potrebbe abbandonare definitivamente le logiche dittatoriali volute dalla famiglia Al Assad. Con la fine del baathismo alawita, la Russia di Putin non avrà più un territorio amico nel Mediterraneo, l’Iran non avrà quel canale privilegiato sull’asse Teheran-Damasco e i Paesi dell’area del Golfo, dovranno impostare una politica basata sul dialogo e non sul conflitto. A motivare Al Jolani, c’è anche quella base di rapporti eccellenti intessuti da HTS con la Turchia e il Qatar, gli unici due paesi che mostrano un’apertura ai dialoghi con la Siria, molto più ampia, per il resto la sfida è sempre aperta, sia con la comunità internazionale occidentale, sia con i paesi arabi.

Allo stato attuale Al Jolani rappresenta l’immagine dell’eroe nazionale siriano, colui che ha liberato la Siria dalla dittatura di Bashar Al Assad. Ma si tratta di un finto cambiamento? Quale sarà il futuro della Siria?

 Al-Jolani è un leader di miliziani e un ex esponente di un’organizzazione jihadista che ha mostrato per la prima volta il suo volto dopo otto anni. Per questo motivo, le azioni di al-Jolani saranno viste in modo diverso da quelle di altri politici e il suo passato jihadista rappresenterà per lui un ostacolo significativo, che lo costringerà a lavorare con tutte le parti siriane per garantire il cambiamento che ha introdotto e dimostrare il suo grado di apertura nei confronti di tutte le componenti socio politiche del popolo siriano. Tanti i nodi da sciogliere, a cominciare dalle evoluzioni geopolitiche e i rapporti con la vicina Israele, sul discorso riguardante l’amministrazione della Alture del Golan, strappate allo stato siriano da Israele nel 1967 , inoltre, ci sarebbe la difficile situazione riguardante il popolo curdo e il destino legato alla questione territoriale del Rojava e cosa ancora più importante, le questioni legate all’indotto energetico siriano, distrutto dalle guerre e con una capacità di esportazione ridotta del 70%.   Al Jolani, sarà anche sotto osservazione per valutare il suo impegno effettivo a realizzare una transizione politica pacifica e reale, basata su un dialogo nazionale efficace, invece di un finto cambiamento finalizzato a consolidare il proprio controllo sullo Stato siriano, scegliendo gruppi specifici con cui spartirsi le briciole del potere.

 

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