I doppi guai in Corea
di Raffaele Gaggioli
La penisola coreana è occupata da due stati radicalmente differenti, ma profondamente legati dal punto di vista culturale e politico. Sin dal 1953, la regione è infatti divisa tra la Corea del Nord, una delle dittature più brutali al mondo, e la Corea del Sud, la cui dittatura militare ha avuto fine solo nel 1983.
Nonostante i decenni di divisione, entrambe le Coree si accusano tuttora a vicenda di essere un governo illegittimo che sta occupando illegalmente territori che non gli appartengono. Almeno a parole, l’obbiettivo principale della diplomazia e della politica interna dei due Paesi è riunificare la penisola sotto il loro controllo.
Nonostante questo, nessuno dei due Paesi sembra interessato a dare inizio ad un nuovo conflitto. La Corea del Nord ha perso il suo principale alleato militare con la fine dell’Unione Sovietica, mentre la Corea del Sud teme che una nuova guerra con Pyongyang distruggerebbe la sua economia e le sue infrastrutture. Per questo motivo, le due nazioni hanno passato gli ultimi anni ad alternare proposte diplomatiche e minacce più o meno velate nei confronti l’una dell’altra.
I recenti sviluppi in entrambe le nazioni rischiano però di mettere in crisi la fragile pace che ha dominato la penisola coreana sin dalla conclusione della Guerra in Corea. La Corea del Sud sta attraversando un momento politico particolarmente delicato, mentre la Corea del Nord sembra essersi finalmente liberata dal suo precedente isolamento internazionale.
Il 3 dicembre 2024 il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha infatti tentato di dichiarare la legge marziale nel Paese. Sebbene Yoon avesse giustificato la sua decisione con la presenza di spie nordcoreane a Seul, i suoi ordini includevano l’arresto dei membri dell’opposizione e di altre figure che avevano criticato in passato il suo governo.
Il rifiuto americano di assisterlo e le proteste popolari hanno posto fine in poche ore al suo tentato colpo di stato, ma la crisi politica innescata dalle sue azioni non sembra ancora essersi placata. Nell’ultimo mese la Corea del Sud ha già cambiato due volte presidente, mentre le tensioni interne sembrano aumentare ogni giorno di più.
Il primo presidente ad essere rimosso è stato ovviamente Yoon. Nonostante il suo partito avesse inizialmente tentato di proteggerlo, la pressione delle altre forze politiche e delle proteste di piazza hanno portato alla sua rimozione dall’incarico il 14 dicembre 2024.
Il suo successore, l’ex primo ministro Han Duck-soo, è rimasto però in carica meno di due settimane prima di essere rimosso a sua volta. L’opposizione lo ha infatti accusato di stare proteggendo Yoon con il suo rifiuto di nominare i tre nuovi giudici della Corte Costituzionale sudcoreana. I nove membri dell’organo giudiziario devono infatti decidere se la rimozione di Yoon dal suo incarico sia avvenuta in maniera legale, ed un solo voto contrario ridarebbe all’ex presidente la sua posizione governativa.
Han non è l’unico compagno di partito di Yoon attualmente nei guai a causa dei suoi rapporti politici con l’ex presidente. L’ex ministro della difesa Kim Yong-hyun è stato infatti arrestato lo scorso dicembre per il suo ruolo nel fallito colpo di stato, in quanto avrebbe inutilmente ordinato all’esercito sudcoreano di impedire l’ingresso dell’opposizione nel parlamento e di disperdere le proteste durante la dichiarazione della legge marziale.
Le indagini relative al fallito colpo di stato sembrano quindi destinate a coinvolgere anche i capi dell’esercito, dato che parte delle forze armate aveva tentato di assistere Yoon contro i suoi oppositori politici. Per questo motivo, il generale Park An-su, capo di stato maggiore dell’esercito sudcoreano, è stato rimosso dal suo incarico e si trova attualmente in prigione.
Questi sospetti nei confronti delle forze armate sono poi aumentati a seguito del fallito tentativo di arrestare Yoon per le sue azioni dello scorso dicembre. Il 3 gennaio gli agenti dell’ufficio anticorruzione (Cio) hanno tentato di arrestare l’ex presidente, ma hanno dovuto fare dietrofront dopo che più di 200 tra guardie e militari del Servizio di sicurezza presidenziale (Pss) hanno impedito loro di entrare nella sua residenza.
Dall’altra parte della zona demilitarizzata, la Corea del Nord sta guardando a questi sviluppi con notevole interesse. La fine del governo di Yoon rafforza la posizione strategica di Kim Jong-un, dato che l’ex presidente sudcoreano era fautore di una politica estera molto più aggressiva nei confronti di Pyongyang.
Inoltre, il caos politico in Corea del Sud complica notevolmente la possibile collaborazione militare tra Seul, il Giappone e gli altri alleati americani in Asia contro la Corea del Nord e la Cina. Era stata proprio questa possibile alleanza militare a spingere la Corea del Nord a bloccare tutte le strade e le ferrovie che la collegano alla Corea del Sud e ad ordinare la costruzione di nuove strutture di difesa lo scorso ottobre.
Negli ultimi mesi, il governo di Kim ha inoltre accettato di inviare soldati per sostenere i russi in Ucraina in cambio del rifornimento di cibo e tecnologie militari. Oltre a rafforzare la situazione militare della Corea del Nord, questa iniziativa diplomatica ha fornito a Kim un ulteriore protettore contro gli Stati Uniti d’America.
L’instabilità politica del Sud e la rinnovata aggressività militare del Nord potrebbero quindi rilevarsi un pericoloso mix, in grado di far scoppiare le tensioni a lungo assopite nella penisola coreana.
Raffaele Gaggioli