Esposto alla Procura del presidente Michele Emiliano contro Loredana Capone
foto di copertina di Nino Monterisi
BARI – Continua la polemica sull’ esposto alla Procura del Presidente Michele Emiliano contro Loredana Capone “rea”di aver predisposto il testo della legge di bilancio con un emendamento che disciplina le nomine regolarmente approvato dall’aula .
Sull’argomento interviene l’ing. Nino Monterisi , segretario regionale di Io Sud ( il movimento fondato dalla senatrice Adriana Poli Bortone )
“ I CAPRICCI DI UN PERDENTE ! “ . Definisce così la questione con una narrazione che riportiamo integralmente.
“L’Ira funesta del pelide Achille “
Particolarmente attenti agli umori del nostro mare politico,specialmente quando è in burrasca, siamo abituati, dalla lettura della cronaca quotidiana alle scaramucce di prodi guerrieri, che punti nel proprio orgoglio, per lesa maestà o insubordinazione, sguainano la spada per affrontare in duello, giammai con la sciabola ,ma con esposti da passare a qualche amico confacente in Procura e così continuare a distruggere la democrazia instaurata in un consesso elettorale dal popolo.
E’ quest’ultima la trama di un romanzo così affascinante da richiamare l’attenzione di un sistema consolidato che ha il terrore di affondare perché non è più in possesso di quella solidità che gli ha consentito ,sino ad ora ,di avere la certezza di disporre di personaggi consoni ai propri dialoghi e dettati.
In effetti , poi, quei personaggi, come quelli di Pirandello, forti del proprio io, si dissociano dallo scrittore preferendo la propria autonomia sancita dalle regole, sacre, primordiali dell’individuo.
Non volendo scomodare l’illustre romanziere per la disputa emersa alle cronache, tra il Presidente Michele Emiliano e l’ottima Loredana Capone, Presidente del Consiglio Regionale della Puglia, altra donna Leccese doc , ciò che sovviene alla mente di chi scrive è l’acerrima contesa descritta nell’Iliade:,
“Quando Achille impreca contro Agamennone che gli ha sottratto la schiava Briseide, nel dire: “Occhi di cane, cuore di cervo” e Agamennone nel risponde ad Achille, dice:
“Tu, vestito di spudoratezza, avido di guadagno, un acheo come può volerti obbedire o marciare o combattere con forza contro i guerrieri? Per la verità non sono venuto qui a combattere contro i Troiani che vogliono la guerra, a me non hanno fatto nulla : non hanno mai rapito le mie vacche o i cavalli, non hanno mai distrutto il raccolto a Ftia.
Ma noi a te seguimmo perché fossi contento cercando soddisfazione per Menelao, per te, brutto cane, da parte dei Teucri; e tu questo non lo pensi e non ti preoccupi, anzi, minacci che verrai a togliermi il dono che ho molto sudato; me l’hanno dato i figli degli Achei, però non ricevo un dono pari a te, quando i greci gettano a terra un paese popolato dai Teucri; ma la grande guerra tumultuosa è governata dalle mie mani; se poi si viene alla divisione, spetta a te il dono più grosso. Io un dono piccolo e caro mi porto indietro, dopo che peno a combattere. Achille sta dicendo ad Agamennone che è grazie a lui, il più valoroso dei guerrieri, che vincerà la guerra e ne ricaverà doni più ricchi di una semplice schiava. Agamennone risponde ad Achille Vattene, se il cuore ti spinge; io non ti pregherò davvero di restare con me, con me ci sono altri che mi faranno onore, soprattutto c’è il saggio Zeus. Ma tu sei il più odioso per me tra i re discepoli di Zeus: ti è sempre cara la contesa, e guerre e battaglie: un Dio ti ha dato di essere tanto forte! Vattene a casa, con le tue navi, con i tuoi compagni, regna sopra i Mirmìdoni: di te non mi preoccupo, non ti temo adirato; anzi, questo dichiaro: poi che Criseide mi porta via Febo Apollo, io rimanderò lei con la mia nave e con i miei compagni; ma mi prendo Briseide, il tuo dono, dalla guancia graziosa, andando io stesso alla tenda, così che tu sappia quanto sono più forte di te, e tremi anche un altro di parlarmi alla pari, o di mettersi di fronte a me. Agamennone qui urla ad Achille di andarsene e lo informa che restituirà Criseide ma si prenderà in cambio la sua schiava Briseide”
Quanto sopra nell’immaginario collettivo del nostro tempo è la favola di un romanzo, politicamente parlando, che dovrebbe fare arrossire, ma ancor più, dovrebbe far comprendere ai pugliesi che la politica ,quella vera ,è ben fuori dalla concezione del Governo Regionale cui abbiamo assistito quotidianamente e subìto negli ultimi nove anni. Governo impegnato principalmente per riordinare i mobili di casa e aggiungere qualche poltrona in più, come dice una stupenda opera teatrale che ha evidentemente ispirato continuativamente la politica dell’imponente Governatore. “Aggiungi un posto a tavola perché c’è un amico in più” e giusto per un paragone,che , come la tela di Penelope non ha fine, quando il PD aveva chiesto ad Emiliano di abrogare la norma sull’ineleggibilità dei sindaci, ora è Emiliano che deve chiedere al PD di abrogare la norma sulle nomine. Non è come scivolare sulla plancia per una buccia di banana, bensì aver perso il timone della barca. Speriamo nella perseveranza etica della Capone ,fiduciosi che l’attuale contesa interna, possa essere il prologo di un destino meno disastroso di quello che noi pugliesi stiamo sopportando da oltre nove anni.
A parer di chi scrive questo nel Centro Destra non sarebbe mai successo. La politica è anche etica e l’etica non permette la prevaricazione, né l’abuso. Si predica in tutti i modi di rispettare i ruoli e nei ruoli anche la donna.