Italia 2025: quali saranno le nuove sfide?
Nel post approvazione della manovra di bilancio, la Nave Italia riprende la rotta verso il nuovo anno.
La fumata bianca in senato, con il testo della manovra arrivato a Palazzo Madama blindato, da il sì definitivo alla manovra, con la maggioranza coesa e compatta e con il Ministro dell’economia Paolo Giorgetti soddisfatto. La prassi del monocameralismo di fatto, anima le proteste delle opposizioni, accompagnate dal relatore di maggioranza Guido Quintino Liris di Fratelli d’Italia, “mi auguro che nella prossima legge di bilancio, sia la camera, sia il senato, potranno dare il loro contributo”, ha evidenziato Liris a conferma che all’interno della maggioranza del partito di Giorgia Meloni, ci siano sempre e comunque malumori, nonostante la stessa premier, da un lato, loda la manovra, dall’altro rimarca la compattezza delle forze di maggioranza e di tutta la coalizione. Maggioranza compatta e coesa, ma le dimissioni del relatore di maggioranza, lasciano parecchi dubbi, non sicuramente sullo spostamento dell’asse politico, ma sulla coesione politica tra le forse mi maggioranza
Nell’approvazione della manovra, pronta ad essere il nuovo propulsore della nave Italia, il Ministro Giorgetti, glissa sulle criticità esposte -lontane dal bon ton istituzionale e d’obbligo all’interno della aule parlamentari e del senato- dal Senatore Matteo Renzi, a proposito del monocameralismo di fatto e del bicameralismo partitario, mettendo al centro della polemica l’ennesimo rompicapo delle riforme costituzionali, “la Meloni sta violando le regole della democrazia parlamentare”, parole e polemiche sollevate in aula e che rimandano al nuovo anno, le sfide che il governo dovrà affrontare davanti all’eterno dilemma della riforme. A fare da eco al Senatore Renzi. è anche il capogruppo di Italia Viva Enrico Borghi e il Dem Francesco Boccia, in questo caso entrambi gli onorevoli dal fronte delle opposizioni, rimarcano l’increscioso atto dimissionario da parte del relatore di maggioranza Liris, in merito a quella spina sul fianco riguardante il monocameralismo di fatto e le relazioni tra governo e parlamento.
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Le sfide per il 2025 per il capitano Georgia Meloni, sarebbero prime fra tutte di natura politica. Quella coesione della maggioranza, oltre che compattezza politica, dovrà avere un fondamento, non appena la macchina politico-amministrativa, riprenderà la marcia sulla scia di una manovra di bilancio da trenta miliardi.
La questione albanese, oltre ad essere una questione riguardante soldi e investimenti di denaro pubblico, riguarda anche la natura giuridica e quella situazione, che rimanda il tutto nella mani dei custodi delle regole: la magistratura. Si dimentica, il fatto squisitamente umano della faccenda, con la salvaguardia della dignità della persona in ogni suo aspetto. Eppure la premier sulla questione albanese, si è espressa chiaramente. considerando l’apertura dei centri di accoglienza in Albania, un modello da esportare in Europa, sì; proprio quell’Europa formata dall’eterogeneità della cariche politico-amministrative e impegnata ad arginare il fronte populista.
Rimanendo in politica interna, il 2025, sarà l’anno in cui si dovrà premere sull’acceleratore delle riforme, con le modifiche parlamentari, sulla legge sull’autonomia differenziata, indicate dalla corte costituzionale, si deciderà sul premierato, ci sarebbe anche il nodo della nomina dei giudici costituzionali e la tanto decantata riforma della giustizia, con il Ministro Nordio apparso scettico, in merito ad un eventuale programma svuota carceri, ma la situazione all’interno degli istituti penitenziari, rimane incerta, se non allarmante.
Il nodo pensioni, resta ancora l’eterno dilemma della sfide di governo, sul tema della previdenza. Le lacune sono tante e la pensione a 67 anni, sarebbe un serio problema, per i contribuenti che dopo una vita di sacrifici, andranno in pensione in un’età che in merito alle aspettative di vita, non è quella che si desidera.
Nella politica internazionale, l’Altantismo con il patrocinio e il garantismo dell’amministrazione statunitense, non sarebbe una sfida, ma quasi. In Europa è più di una sfida.
L’Italia dovrà rivedere i riassetti politici sui diversi teatri di guerra internazionali, confrontandosi con l’imminente ingresso alla Casa Bianca di Donald Trump, e questo, per quanto riguarda i rapporti con l’alleato d’oltreoceano. Sul fronte dell’Europa Unita, la nomina di Raffaele Fitto, politicamente parlando, sarebbe un caso isolato, vista l’eterogeneità delle forze politiche di maggioranza a Bruxelles.
Ursula Von Der Leyen avrà il difficile compito di tenere compatta quella maggioranza che ha votato i commissari a Burxelles, tenendo presento che Fratelli d’Italia in Europa, non sostiene la Von der Leyen e potrebbe votare le singole proposte in commissione, con il risultato finale di una commissione europea più debole e con l’ago della bilancia che si sposta verso le forze politiche di centro destra.
Il ruolo internazionale dell’Italia, per il prossimo 2025, sarà ancora più importante, vista la parabola discendente della Francia e del fallimento politico del Governo Barnier, che ha compromesso la figura di Emanuel Macron, alle prese con il conseguenziale calo di popolarità. Non sta meglio l’Inghilterra guidata dai laburisti, così come la Germania orfana di Angela Merkel e guidata da Scholz-sfiduciato-non ha una continuità politica. Tra tutte, in Europa, svetta l’Italia con coesione e compattezza politica, al di là della beghe in maggioranza e le proteste dell’opposizione che gridano alla violazione delle regole della democrazia, Georgia Meloni si prepara a guidare il bel paese, nel trambusto politico europeo, dove le forze di centro sinistra, non hanno avuto risultati migliori, al contrario dei governi di centro destra, orientati verso la stabilità politica ed economica.
Su quest’ultimi requisito, sarà sempre la politica fatta dagli uomini a dare il verdetto finale.