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Manovra: Via libera alla camera

Audizione in Parlamento per la manovra di bilancio (Foto Sole 24 ore)

Alla camera, il sì alla manovra di bilancio con 211 voti a favore e 117 contrari. Il 28 dicembre il testo approderà in Senato.

L’operazione Manovra di Bilancio, si è conclusa in questo week end, con 204 voti contrari e 111 contrari e finalmente il testo di bilancio, approda al Senato, insieme alle tensioni all’interno dell’alleanza.

Un continuo batti e ribatti, di correzioni, revisioni, riadattamenti e cosa ancora più importante, accordi e sotto accordi, divisioni e antipatie, ripetizioni di politica economica e scontri del tutto leciti all’interno della commissione bilancio e con la fumata quasi bianca, che vede la manovra approdare al Senato. I numeri parlano chiaro, almeno per quanto riguarda l’approvazione, la maggioranza sembra coesa o quasi.
Le tensioni all’interno della coalizione, riguardano il milleproroghe e una norma al suo interno, voluta dalla Lega e che salverebbe coloro che nel 2022, non hanno ottemperato agli obblighi vaccinali.
All’Odg, la proposta dei deputati DEM all’interno del milleproroghe era quella di andare avanti con le multe non vax, contrariamente ai voleri del governo ed in particolar modo dei leghisti. In piena votazione, sette deputati di Forza Italia si sono smarcati e hanno votato a favore nonostante, il parere contrario del governo in un tema tanto caro ai leghisti, galvanizzati dall’assoluzione in formula piena di Matteo Salvini, sulla questione Open Arms.

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Giuseppe Conte Leader del Movimento Cinque Stelle
Giuseppe Conte Leader del Movimento Cinque Stelle

Ancora tensioni, tra Lega e Forza Italia, all’interno della coalizione e non solo sulla questione riguardante i no vax.

Un’altra freccia scagliata dalla Lega, sarebbe all’odg, la proposta a firma della deputata Ingrid Bisa, per quanto riguarda la misura anti- Renzi inserita in manovra, considerata troppo rigida e portatrice di limitazioni ingiustificate.

Non c’è dialogo tra Lega e Forza Italia, ma solo polemiche e polveroni, ancor prima dei lavori in commissione bilancio. Dal centrodestra, arrivano le rassicurazioni e nei benefici del passaggio della manovra alla camera, ci sarebbe il taglio del cuneo fiscale e all’irpef, così come le politiche a favore delle famiglie, con altri malumori nell’area forzista, costretta a rinunciare ad un ulteriore taglio, sul fronte della tassazione che va dal 35% al 33%, dopo le feste si preannuncia la battaglia in aula, con la Lega che spingerà sulla rottamazione quater. Insomma, tensioni a non finire tra Lega e Forza Italia.

Dal Partito Democratico, ancora una volta e puntuale arriva il disappunto del capogruppo DEM in commissione bilancio Ubaldo Pagano, “meno spesa pubblica e più tasse per tutti”.

L’osservazione di un uomo di sinistra, ostentata dopo l’approvazione della manovra alla camera, la dice lunga sul tema della tassazione e sulla pressione fiscale pro-capite. Polemiche anche da parte del Movimento Cinque Stelle, con Giuseppe Conte che grida alla repressione dell’economia, “con la porta sbattuta in faccia agli italiani”, dirà il leader pentastellato, motore ausiliario del Partito Democratico.

Da AVS,  Nicola Fratoianni non intende abbandonare il coro delle opposizioni, etichettando la manovra insolvente e non risolutiva per  problematiche italiane.
L’area democratica, spinge e rincara la dose anche sulla “legge mancia”, una serie di interventi a pioggia nel territorio che non soddisfa le opposizioni.
Fondi a teatri parrocchiali, a piccoli comuni inesistenti, festival, palestre e qualche marciapiede da rifare, “troppi micro interventi”, grida qualche deputato dalla maggioranza, ma dall’area DEM, la situazione si scalda con il deputato Federico Fornaro e la pentastellata Valentina D’Orso, troppi fondi a loro parere anche a sindaci deputati seduti in aula.

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Manovra  fin troppo chiacchierata e polemizzata in maggioranza con le discordanze all’interno dell’alleanza e all’opposizione con le polemiche sulle incertezze del ciclo economico nazionale. Polemiche, non solo sollevate dai DEM, ma anche dall’area sindacale.

Dalla Cgil Cristian Ferrari, anticipa il declino economico del paese causato da questa manovra, come se quest’ultima, fosse mancante, ma di cosa?

In effetti, in questa manovra di bilancio, oltra al taglio del cuneo fiscale, manca un ulteriore taglio alle spese di mantenimento della politica. Manca un adeguato ripensamento del sistema fiscale, i tagli al cuneo fiscale non bastano, così come non basta ridurre la stessa pressione fiscale tanto cara ai forzisti.
Forse, con il senno di poi, con il rafforzamento delle piccole e medie imprese, alleggerendo la pressione fiscale ulteriormente, almeno con un buon 38%, l’economia nazionale potrebbe girare meglio, se non in modo più equo e sostenibile. Anche in questo modo si potrebbe dare man forte a numerosi settori in crisi.
Mancano interventi strutturali al Sistema Sanitario Nazionale, ancora in balia di una domanda di servizi, che supera paurosamente la striminzita offerta, causa anche della mancanza di personale medico sanitario.
In ultima analisi, l’abbassamento dei tassi di interesse applicati dalle banche, potrebbe essere salvifico per le famiglie che non arrivano a fine mese.
Il 28 dicembre, il Senato darà il via libero definitivo per la fase operativa, ma le lacune politiche ed economiche sono tante, a cominciare dai dialoghi interni tra le forze politiche della coalizione e per finire, sull’inconcludenza delle opposizioni , prive di un indirizzo politico e di un progetto che possa convincere gli italiani.  Nel frattempo, è già corsa agli emendamenti.

 

 

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