Notre Dame Parigi torna al suo splendore.
Sullo scenario di una risorta Notre Dame, l’inizio dei dialoghi, seppur informali, tra Donald Trump e Giorgia Meloni
Parigi-Lo scenario cambia, la cattedrale di Notre Dame, ritorna al suo splendore e in qualche modo, offusca l’empasse politico che la Francia di Emauel Macron sta attraversando. Donald Trump, presidente in pectore degli USA, ospite d’onore insieme alla premier Giorgia Meloni, hanno già iniziato-seppur in via del tutto informale-i primi dialoghi, con l’alleato d’oltre oceano, sui temi più caldi e riguardanti i principali “asset” politici, amministrativi ed economici sulla sfera globale.
Cina, Siria, Medio Oriente, Ucraina, sono gli argomenti più caldi che stanno infiammando l’universo geopolitico e non solo.
Giorgia Meloni rientra soddisfatta dal suo viaggio in Francia, ma a Montecitorio bocche cucite sui futuri dialoghi post-insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Le ipotesi, visti gli scenari politici internazionali, riguardano in particolar modo i dazi per quanto riguarda il gigante asiatico cinese e gli sconvolgimenti geopolitici, portati in primo luogo dall’eterno conflitto arabo israeliano e dalla caduta del regime siriano di Bashar al-Assad, ultimo baluardo del Baathismo siriano alawita in Siria. Ci sarebbe anche la questione libanese e guardando ancora più lontano, anche la questione iraniana, con l’indebolimento di Teheran causato dalla caduta di al-Assad, con la conseguenziale perdita di quel corridoio che dall’Asia Centrale arriva fino a Beirut, grazie anche al bene placido degli Hezbollah libanesi, in parte decimati dalle forze armate israeliane ed in parte demoliti dall’avanzare delle milizie jihaddiste nei territori siriani.
Un’agenda internazionale di notevole importanza, già preimpostata da Georgia Meloni, nel futuro avvio delle relazioni bilaterali con il partner americano, sulla scia della prosecuzione dell’atlantismo.
Nella splendida e risorta cornice di Notre Dame, Emanuel Macron medica le sue ferite causate dalle pesanti beghe politiche interne e osserva Giorgia Meloni guardare avanti fiduciosa verso il futuro e con l’obbiettivo di portare l’Italia come partner privilegiato degli USA, in seno ai paesi dell’Unione Europea. La sfida iniziale sarebbe sempre quella della prosecuzione dell’Atlantismo e dell’appoggio al secolare perfezionismo americano in chiave anticomunista. Questo sia chiaro, così come sia chiaro anche, che le sfide nel panorama internazionale sono tantissime, a cominciare dall’introduzione dei dazi di importazione, tanto cari al presidente Trump, che in piena campagna sondaggi, ha definito l’Europa una mini Cina. dichiarazioni che lasciano intendere, almeno sul versante della politica economica, il ritorno delle logiche Keynesiane, utili a contrastare l’aggressività economica cinese sui mercati globali.
Medio Oriente, Area sud est del Mediterraneo, Siria e Libano, un rompicapo nell’agenda 2025, sull’asse Roma-Washington.
Il conflitto israelo-palestinese, e quella dichiarazione della Premier Meloni ai dialoghi risolutivi (solo parzialmente) sulla soluzione ai due stati e la minaccia incombente su quella sfiducia dei mercati del sud est asiatico causata dall’allargamento del conflitto tra Israele e Palestina(lo Yemen preoccupa parecchio la Lega Araba), sarebbero il tema principale sui dialoghi tra Meloni e Trump. La caduta del regime siriano, sarà lo slancio per la condivisione dei paesi rivieraschi(Italia in primis), di appoggiare quella transizione politica siriana, post-baathista, con l’inizio di una nuova era. Sulla questione libanese, il Ministro della difesa Guido Crosetto, rinforza sempre di più la politica atlantista italiana e dietro i dialoghi informali tra la Premier Meloni e il presidente Trump, c’è l’obbiettivo dell’Italia di rafforzare l’esercito regolare libanese. Una dichiarazione, quella di Crosetto, che mira ad indebolire ulteriormente la fazione libanese di Hezbollah, un chiaro messaggio del Ministro dettato dalle logiche della risoluzione ONU 1701, con un chiaro riferimento all’aggiornamento delle regole d’ingaggio della Missione italiana in Libano UNIFIL, così da garantire la sicurezza nelle aree calde del Medio Oriente.
L’Ucraina rimane ancora il tema caldo dell’est europeo, la NATO e l’ONU, madrine dell’atlantismo, sarebbero i capri espiatori della politica internazionale di Mosca, ulteriormente indebolita dalla caduta del regime di Bashar al-Assad.
La questione ucraina, rimane sempre il nodo da sciogliere in merito alla disputa tra il leader ucraino Zelensky e il presidente russo Putin, alle prese con la caduta del regime siriano, da oltre quarant’anni legato al Cremlino. Georgia Meloni ha sempre e comunque aggiornato l’agenda con i vertici e i dialoghi di una possibile e futura pace, con la definitiva soluzione del conflitto russo-ucraino. La NATO, spinge nell’area scandinava e ai confini della Russia Asiatica con l’inserimento della Georgia nel corpus atlantista? Anche in questo caso, l’Italia non può demandare l’impegno internazionale, relazionandosi con la Casa Bianca, distinguendosi da un’Europa in preda alle incertezze politiche interne di diversi paesi- Francia in primis-, divisa dai voti e bisognosa di una robusta iniezione di fiducia, in chiave politica ed economica.