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Quando il grido di pace bussa alle porte dei potenti e nessuno apre!

Editoriale di Dario Patruno

L’eterna bolla delle elezioni in Europa e nel mondo nella quale vivono tutti gli abitanti della Terra, deve essere bucata come i bambini scoppiano le bolle di sapone quando lo fanno in un gioco infantile che diventa gusto dell’evasione e dell’effimero, se praticato in età adulta.

Nelle recenti elezioni negli Stati Uniti d’America che ha visto premiare il sicuro e possente Trump che dà sicurezza e prospettiva di un ritorno al sogno americano, adesso viene il bello.

Se la Pace diventerà una seria prospettiva in tempi brevi in Medio Oriente e nel conflitto russo-ucraino senza aspettare l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo inquilino, lo si vedrà entro il 31 dicembre, senza aspettare il 20 gennaio, data dell’insediamento.

La Chiesa, Il Papa, coadiuvato dalla Segreteria di Stato e dal patriarcato di Gerusalemme, sta tracciando una strada in cui il Vaticano diventa facilitatore per “aprire spazi per la mediazione” come continua a dire il cardinale Pizzaballa, non media, come qualcuno crede. Anche gli Stati non guardino con ammirazione al Papa, ma cerchino di utilizzare la diplomazia vaticana, da sempre esperta e di alta professionalità.  Mediare è compito degli Stati ma i primi segnali di un cessate il fuoco non ci sono.

Quindi è una questione di metodo. Non è sognare la pace ad occhi chiusi, ma diventare artigiani di un progetto che non mira a convertire alcuno ma di aprire solchi, far sì che le persone tornino a parlarsi, tra persone, popoli che non si riconoscono nei Governi degli Stati e a cui i governanti di turno non danno risposte alle domande del quotidiano: cosa mangeremo e berremo, dove abiteremo in sicurezza, dove lavoreremo e quali attività potremo svolgere, potremo scambiare beni e servizi con paesi diversi dal nostro?

Ormai non ci rendiamo conto a sufficienza che la domanda di pace che sale dal basso, dalla gente comune, non trova governanti capaci di interpretarla e indirizzarla. In alcuni Stati non si vota più perché c’è la guerra e questo fa comodo al governante di turno.

Le elezioni legislative in Palestina non si tengono dal 2006, mentre quelle in Israele tenutesi nel 2022 hanno visto la vittoria del Likud, guidato da Benjamin Netanyahu. Prossime elezioni nel 2026.

L’anno venturo si svolgeranno elezioni in Ucraina e questo basterà a dare pace? Cominciamo dalla strategia di avviare tregue, di un “cessate il fuoco” immediato, per costruire accordi di pace duraturi, la tutela della vita di uomini, donne bambini, anziani, divenga prioritaria.

Quando leggo di incontri, convegni, riflessioni tra appartenenti a culture e fedi diverse in Italia e nel mondo che non minimizzano le questioni ma le affrontano a viso aperto, spero con tutto il cuore in un mondo diverso e lo vedo realizzabile.

Per questo il tema del prossimo Giubileo, “Pellegrini di speranza” diventa un impegno per popoli e governanti. Nessuno si senta escluso!

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