Cultura

Melinda Miceli illustra il simbolo della Sicilia

Il simbolo che rappresenta la Sicilia e che si ritrova al centro anche del suo stemma ufficiale ha origini antichissime. Raffigura una testa di gorgone, con caratteristici serpenti al posto dei capelli, con due ali, sovrapposte a tre gambe piegate (triscele). L’associazione del mostro mitologico che pietrificava chiunque incontrasse il suo sguardo con la Sicilia è dovuta alla particolare configurazione geografica dell’isola, caratterizzata da tre promontori: Pachino, Peloro e Lilibeo. Enrico Mauceri, illustre studioso di storia dell’arte siciliana, così dice nella sua descrizione della Sicilia: “Da questa configurazione in tre vertici venne alla Sicilia antica il nome di Triquetra o Trinacria che diede, forse in epoca ellenistica, quella strana rappresentazione e caratteristica. allo stesso tempo, di una figura di gorgone a tre gambe, adottata anche su alcune monete dell’antichità classica, e divenuta poi il simbolo, per così dire, dell’ufficiale dell’isola.”

Gli studiosi sono concordi nell’affermare che si tratti di un antico simbolo religioso orientale, sia che rappresenti il dio micasiano Baal, oppure il sole, nella sua triplice forma di dio della primavera, dell’estate e dell’inverno, sia che rappresenti la Luna con le gambe talvolta sostituite da falci lunari. . Le sue manifestazioni documentarie più antiche si trovano su monete di diverse città dell’Asia Minore Olba in Cilicia, Berrito e Tebe sulla Strada, e nella città della Licia, con variabili databili dal VI al IV secolo a.C. È anche il simbolo della Trinacria trovato sulla moneta di Atene del VI secolo. aC, dalla Macedonia dello stesso periodo, e da Corinto. Questo simbolo religioso orientale, che rappresentava il sole, la luna o il movimento eterno, nella sua origine orientale aveva una valenza prettamente religiosa, ma quando si trasferì in Sicilia assunse una valenza assolutamente geografica.

Tuttavia, se la religione ha fallito, la superstizione non è scomparsa, come testimonia la presenza della testa della Gorgone al centro delle tre gambe. Questo dettaglio figurativo rivela aspetti tipicamente siciliani. Si è giustamente osservato che la specialità del simbolo siciliano è la testa centrale, perché nelle rappresentazioni orientali le gambe erano unite da un punto o anello centrale; ed è stato anche notato che la testa della Medusa conferma l’origine mediterranea della “Trichetria”, e il suo collegamento con la mitologia della Grecia orientale.

In Sicilia lo troviamo a Siracusa, sulla monetazione di Agatocle, per cui Adolfo Holm disse correttamente che “Agatocle aveva una speciale predilezione per il simbolo della Triquetra”, anche se non è certo che il signore di Siracusa usasse questo simbolo come suo sigillo personale. . Tipiche in Sicilia, per la loro funzione decorativa e apotropaica, erano le maschere Gorgoniane che decoravano i templi di Gela, che venivano poste sul frontone del frontone con antefisse in terracotta. In epoca romana il simbolo perde completamente il suo originario valore religioso, assumendo solo il simbolo geografico della Sicilia. Ciò è evidente nella monetazione palermitana, in cui la trinacria appare con il suo aspetto definitivo, cioè con le tre gambe unite da una testa di gorgonia ornata di spighe che ribadisce il concetto della fertilità dell’isola e della Sicilia “granaio”. di Roma” con la scritta “PANORMITAN”; e nella monetazione di Entella, Gela, Agrigento e Lipari.

Simbolo TriskelIl simbolo della Trinacria, quindi, se perse il suo originario valore solare, acquistò in Sicilia quello sacro, dato il suo valore apotropico, che lo trasformò in una sorta di talismano. Ma il suo valore divenne essenzialmente geografico e fu talmente identificato con la Sicilia, nelle sue varie denominazioni di Trinacria, Triscele, Triquetra, Trichetria, da essere addirittura esportato, come afferma Colocci in un’inchiesta. Per quanto riguarda la sua diffusione in Sicilia, è interessante osservare come si ritrova sui pavimenti degli edifici pubblici, come dimostrano oggi i mosaici delle terme di Marsala e Tindari, entrambi di epoca romana, che presentano rappresentazioni della testa della Gorgonia circondata da tre gambe

Queste ultime rappresentazioni vascolari permisero a Biagio Pace di ritardare di almeno un secolo la constatazione comune secondo cui la Trinacria fu assunta a simbolo della Sicilia solo nel IV secolo. a.C., come attestato dalla monetazione del siracusano Agatocle, che va collocata intorno al 317-316 a.C. Dunque, la Trinacria è un simbolo della Sicilia, lo troviamo chiaramente indicato dalle antiche pitture vascolari, come quella delle ceramiche gelesi risalenti al VII secolo. AC, ora conservato al Museo di Agrigento; e da notare che, insieme alla coppa con la rappresentazione della Trinacria, è esposta aC.; e le otto anfore panatenaiche conservate in vari musei di Napoli, Roma e Bruxelles, risalenti all’epoca della spedizione ateniese in Sicilia durante la guerra del Peloponneso (V secolo a.C.), recano il simbolo siciliano, chiaramente rappresentato sullo scudo di Atena, e lo conferma. L’interesse che l’Atene di Pericle suscitò per la Sicilia, considerata l’America dell’antichità nel mondo mediterraneo del Vs aC Fin da tempi antichissimi, la Gorgone rappresenta l’unione spirituale dei Siciliani e le sue variazioni iconografiche attraverso i secoli si spiegano con la fatto che questo simbolo, dato il suo valore apotropo, come dice Bruno Lavagnini “ha partecipato continuamente all’evoluzione stilistica dell’arte classica”.

In tempi recenti la Gorgone è stata la bandiera ufficiale del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS), fondato nel 1943 a Palermo dall’On. Andrea Finocchiaro Aprile; e oggi è il vessillo ufficiale della regione siciliana, che il 15 maggio 1946 ottenne la sua autonomia con uno statuto speciale, anche se leggendo lo statuto, l’autonomia dei siciliani non trova la stessa conferma storica del suo simbolo.

Melinda Miceli Critico d’arte

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