Cultura

Melinda Miceli illustra il culto del Sole riferito ad Hercules

Le prime menzioni letterarie di Eracle si trovano nei poemi omerici, dove sono narrate dettagliatamente le sue vicende, in testi letterari ora perduti. La figura di Eracle, come ritratta da Omero, è caratterizzata dalla sua prodigiosa forza fisica, veste corazza, elmo e scudo, adottando tutte le armi tipiche di un guerriero miceneo, dopo con il suo abbigliamento tradizionale, la pelle di leone, armato di clava.

Il leggendario semidio, portatore di virtù sovrane, incarna l’essenza stessa dell’eroismo, simbolo di una forza interiore che si spinge oltre i confini del possibile e del visibile. La sua epopea intreccia le fila con la storia e la fantasia, e si è saldamente impressa nell’immaginario collettivo come uno dei più gloriosi epigoni della grandezza umana. 

Il mito di Ercole, sapienza archetipa, nella forma in cui è giunta fino a noi, ha un carattere molto eterogeneo, tuttavia illustra ampiamente la diffusione del suo culto. In Ercole è la congiunta identificazione di uno o più eroi greci. Per questo motivo è frequentemente rappresentato come il dio del sole, e le sue dodici fatiche considerate come il passaggio del sole attraverso i dodici segni dello zodiaco. La sua divinità è stata onorata in ogni luogo con templi e altari, e consacrata nei canti religiosi di tutte le nazioni. Dall’Etiopia all’ Egitto, fino alla Britannia, a Cadice e alle rive dell’Atlantico; dalle foreste della Germania al deserto dell’Africa. 

Che i greci abbiano appreso dagli egizi la divinità eraclea è sicuro, tanto più che i greci pongono la sua nascita a Tebe, e solo le sue dodici fatiche ad Argo”. L’Eracle Egiziano era la figura mitica della divinità, chiamata Som o Chom, che secondo quanto dicono i sacerdoti Egizi fece da modello al suo omonimo greco. L’Ercole greco secondo quanto riferisce Erodoto è una copia di uno dei dodici Dei Egizi. In Egitto e nella Fenicia, avevano eretto templi al Sole, con un nome analogo a quello di Ercole, e avevano portato il suo culto nell’isola di Taso e di Gades. Qui fu consacrato un tempio all’anno e ai mesi che lo dividevano in dodici parti, cioè alle dodici fatiche o vittorie che condussero Ercole all’immortalità. È con il nome di “Ercole Astrochyton”, o dio vestito di un manto di stelle, che il poeta designa il sole, adorato dai Tiri. 

È lo stesso dio che diverse nazioni adorano con una varietà di nomi diversi come anche Ausonio e Macrobio.

Gli Egizi, secondo Plutarco, ritenevano che Ercole avesse la sua sede nel sole e che viaggiasse con esso intorno alla luna. Egli viene paragonato al padre di tutte le cose e al distruttore di tutte che, procedendo da oriente a occidente, percorrendolo con le sue dodici fatiche Titaniche. Nel mito della via Lattea Ercole appare come un “Astrochiton”, o vestito di stelle, ed è il Signore del Fuoco nell’universo, avente una costellazione, la costellazione di Ercole.

 Erodoto scrive che il sole si chiama Ercole o Eracle. Egli chiamò il dio del sole venerato dai Fenici “Hercules Astrochyton”  cioè Ercole che indossa un mantello di stelle, il simbolo dell’universo. La corrispondenza tra Ercole e il Sole trova conferma nella metà degli inni, e nella celebrazione del dio come principio regolatore dell’anno e del giorno. Poiché Ercole inseguiva i malvagi nella vita terrena e li trasformava in virtùosi, fu chiamato Alexiacus e Soter, o il Salvatore, chiamato anche il Buon Pastore Neulos Eumerus.

Luciano ha commentato così: “Egli non cercò di sottomettere i popoli con la forza, ma con la divina sapienza e con la persuasione. Egli abolì i sacrifici umani dovunque li vide praticati. E descritto come benevolo verso l’umanità, e tuttavia spietato nel punire chiunque mancasse di rispetto al suo culto. Ercole divulgò la civiltà e una religione di mitezza, e distrusse la dottrina di una punizione eterna scacciando il triplice Cerbero dal mondo inferiore”. E ancora Ercole liberò Prometeo ponendo fine alla tortura inflittagli per la sua colpa, scendendo nell’Ade e aggirandosi nel Tartaro.

Ovidio racconta la morte di Ercole nelle Metamorfosi. Anche le vicende di Ercole sono legate al calcolo del tempo. Le leggende tramandano che egli nacque quando il Sole stava per entrare nella decima Costellazione, ovvero quella del Capricorno. Non è una coincidenza che molti eroi o divinità come Zeus, Mitra Apollo, Gesù vengano ala luce nel solstizio invernale, quando il Sole, raggiunta la massima flessione, risale, proclamando il suo trionfo sulle tenebre. Ritengo che nel mito le Fatiche si dispiegano con il numero dodici per collegarle alla nuova progressione temporale solare di dodici mesi che subentrò a quella lunare di dieci. Secondo Diodoro, Ercole sposò 50 figlie di Tespiadi, figlie di Tespio, e dal suo matrimonio con 50 o 49 ragazze nacquero 50 o 52 figli, per colonizzare l’isola, dando origine al popolo degli Iolaensi. Sulla via del ritorno, Ercole incontrò degli emissari di Ergino, re di Orcomeno, diretti a Tebe per riscuotere un tributo di cento buoi dovuto loro dalla città. Il numero di settimane che compongono un anno, 50 settimane in un anno lunare e 52 settimane in un anno gregoriano.

Dott.ssa Melinda Miceli Critico d’arte 

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