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66/1963. Una nuova pagina di storia fatta di donne.

La legge che ha spalancato le porte permettendo alle donne di accedere a tutte le professioni, ridefinendo il loro ruolo nella società, conquistando il diritto di scegliere il proprio futuro, superando secoli di discriminazioni.

 

Dall’Italia – Quante volte abbiamo sentito parlare di parità di genere credendo che la battaglia per l’uguaglianza fosse stata vinta? Tante quante le notizie di violenza e discriminazione che purtroppo, quotidianamente, ci ricordano che la strada è ancora fin troppo lunga e tortuosa.

La legge 66/1993, in linea con i principi di stabilità dall’articolo 3 della Costituzione italiana, che promuove l’uguaglianza tra i cittadini senza discriminazioni di sesso, uno dei tasselli di fondamentale rilevanza nel mosaico dell’emancipazione femminile, rappresenta un punto di svolta nella storia dei diritti delle donne. Conosciuta come Ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle professioni, ha segnato la fine di numerose discriminazioni di genere che limitavano l’accesso delle donne al mondo del lavoro e alle carriere pubbliche.

Il 9 febbraio 1963 fù l’alba di un nuovo giorno per milioni di donne italiane. Quel giorno, le catene che le legavano al destino di sole mogli e madri, si spezzarono e la legge, appunto la 66, aprì le porte di un mondo fino ad allora impedito, il mondo del lavoro, delle professioni e delle carriere.

Fino a tale momento era come se un muro invisibile levato da secoli di pregiudizi e tradizioni, fosse finalmente crollato e da lì, le donne, finalmente, potevano aspirare a tutto ciò che desideravano. Finalmente ogni professione, ogni ruolo era alla loro portata grazie a questa legge, un’affermazione potente: le donne erano uguali agli uomini, con gli stessi diritti e le stesse opportunità, un messaggio chiaro e forte che risuonò infondendo coraggio e determinazione.

Di certo, la strada verso l’uguaglianza non era semplice, anzi, quello fù il primo passo, quello che aprì la strada a tutte le altre conquiste: il diritto di voto, la parità salariale, la lotta contro le violenze di genere.

 

 

 

Chi ha vissuto quegli anni non ne ricorda soltanto l’entusiasmo e la speranza, ma anche la paura e l’incertezza che aleggiava nell’aria. Donne abituate a ruoli sottomessi vennero improvvisamente catapultate e messe di fronte a sfide nel dover conciliare vita professionale e familiare.

Ma la voglia di affermarsi e dimostrare il proprio valore era più forte di tutto. E così, una dopo l’altra, conquistarono un posto in nuove pagine di storia.

Oggi, a distanza di tanti anni, quella legge continua ad essere un faro che illumina il cammino, che ricorda quanto sia importante lottare per i propri diritti, per i traguardi raggiunti frutto di lunghe e difficili battaglie e quanto il progresso, sia possibile.

La legge 9 febbraio 1963 è un invito a non fermarci mai, a lottare per un futuro in cui ogni essere umano, indipendentemente dal genere, possa realizzare i propri sogni. Affinchè ogni giorno possiamo celebrare le conquiste del passato guardando avanti con determinazione.

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