Amore e Libertà
Testo di Roberto Chiavarini
Viviamo in una società malata e parte della malattia consiste nell’inconsapevolezza di essere malati. La nostra società ha troppi beni materiali da preservare, e i valori come la libertà sono alla fine dell’elenco. — Jim Morrison
Molti Artisti, che finalizzano il loro lavoro al materialismo e all’impossibile lucro, si assoggettano ai sedicenti critici, ai ciarlatani, ai falsi profeti, ai Filosofi dell’Arte il più delle volte improvvisati, ai venditori di fumo, agli incantatori di serpenti, che con i Premi privi di alcun valore (molti dei quali taroccati) accompagnati dai grandi paroloni, cercano di rendere ignoranti i loro interlocutori, assoggettandoli, dietro la promessa del raggiungimento di una “Mecca”, che rimarrà sempre e solo un Miraggio.
Ma la cosa più spaventosa, è quella che ogni Artista che cada in “tentazione”, ne rimarrà “dipendente” per sempre, rinunciando, così, alla sua Libertà, al suo compromesso “Amore” per l’Arte, offrendo, sull’altare del sacrificio, la sua Creatività corrotta dal “peccato” della adulazione, inquinata del facile quanto impossibile successo di denaro.
Attenzione, però. Definire la Libertà come indipendenza, più in generale, può nascondere un pericoloso equivoco.
Non esiste per l’uomo, l’indipendenza assoluta (un individuo completo ed immerso nella sua dimensione, che non dipenda da nulla, sarebbe come un essere separato da tutto, eliminato cioè dall’esistenza stessa).
Diversamente, esistono invece due tipi di dipendenze, ovvero esiste una dipendenza “morta” che opprime l’individuo, e una dipendenza che schiude alla vita”.
Mi spiego meglio. La prima di queste due dipendenze, è la schiavitù, la seconda, è la libertà. Faccio un esempio sui due tipi di dipendenze contrapposte, rifacendomi ai concetti di un famoso scrittore francese: Un detenuto, dipende dalle sue catene (rappresenta la Schiavitù), un Coltivatore, dipende dalla sua terra e dai frutti che egli raccoglie dal suo lavoro (rappresenta la Libertà).
Spostiamoci sui paragoni biologici, che sono sempre i più illuminanti ed efficaci. Sosteneva l’Avv. Pietro Calamandrei, uno dei padri fondatori Costituenti che, la libertà, è come l’aria, ci accorgiamo di essa, solo quando ci viene a mancare (in questo momento di Coronavirus, l’esempio, è molto calzante).
Allarghiamoci da questo concetto e vediamo in che consiste il “respirare liberamente”. Forse nell’accertare che due polmoni siano realmente efficienti, solo quando lavorano a pieno regime e “indipendenti” dal resto del corpo? Assolutamente no: i polmoni respirano tanto più liberamente, quanto più in sintonia siano con gli altri organi del corpo. Se questo legame si allenta, la respirazione diventa sempre meno libera e, al limite, si arresta.
Dunque, la libertà del respiro, è determinata dalla funzione vitale degli organi. Ma nel mondo spirituale, questa solidarietà vitale, porta un altro nome: si chiama Amore.
Infatti, a seconda della nostra dimensione affettiva, i legami possono essere accettati come vincoli vitali, o respinti come catene.
Riflettete, il solo vivere all’interno di un edificio, può rappresentare psicologicamente, la durezza oppressiva della prigione o l’intimo piacere del conforto spirituale. Il “bimbo” studioso corre entusiasta alla scuola, il “soldato” si offre patriotticamente alla disciplina, gli “sposi” che si amano e si appartengono, cercano di mostrare il lato migliore del coniuge, al di là delle sue debolezze e dei suoi errori.
Diversamente, la scuola, la caserma e la famiglia, sono orribili prigioni se sono privi del necessario Amore vocazionale.
Dunque, l’uomo non è libero nella misura in cui non dipenda da nulla o da nessuno: è libero nell’esatta misura in cui dipenda da ciò che ama, ed è prigioniero nell’esatta misura in cui dipenda da ciò che non può amare.
È un fatto di consapevolezza, quanto di dignità personale.
Tornando all’Arte, a qualsiasi livello la si sviluppi, essa non ha prezzo.
L’Arte, è indipendenza, è libertà, è amore, è intellettualità, è cultura, è analisi, è deduzione, è soluzione, è creatività, è, soprattutto, confronto con gli altri artisti e giammai competizione.
Chi dovesse classificare un Artista con un “Premio” di dubbia qualità, come il migliore dei migliori, compirebbe un danno irreversibile nella sua mente, rendendolo disarticolato da tutto ciò che rappresenta il mondo dell’Arte.
La Libertà di Espressione, è fondamentale per un Artista.
E non ha bisogno di false certificazioni di organizzazioni prive di ogni requisito o di sedicenti Filosofi delle Arti Visive che inducono alla sottomessa schiavitù dell’Artista dai loro pareri.
Una Targhetta di provenienza cinese, pagata peraltro a caro prezzo, non può mutare la dimensione, il percorso e la vita di un Artista, ma offenderne la dignità, si.
Perbacco! Come no!
Roberto Chiavarini
Opinionista di Arte e Politica