Il Club per l’UNESCO di Giurdignano attraverso il Premio letterario “Nunzia De Donno” sensibilizza contro la violenza di genere
La poesia assolve a una delle sue principali funzioni quando stimola le coscienze e costringe alla pausa, alla sosta riflessiva, allo scandaglio interiore e smuove sentimenti dormienti, sedati dall’abitudine al vivere, quasi non si trattasse di un privilegio da difendere con i denti.
“Carmela” è il tramite poetico, l’alibi per denunciare il traffico di esseri umani di cui si macchiano organizzazioni criminali dai metodi cruenti e brutali.
“Carmela” è una delle mie poesie, scritta nelle notti in cui nascondere la testa nella sabbia non aiuta, vincitrice della VI edizione del Concorso nazionale letterario “Nunzia De Donno” 2024 a cura del Club per l’UNESCO di Giurdignano (LE.)
“Carmela” è la denuncia al traffico delle donne e in aggravante minori.
“Carmela” è l’orrore quotidiano che dilaga in ogni parte del globo, che siano paesi sottosviluppati o della (in)civiltà occidentale, un dramma, un crimine sottostimato, atavico e mai estirpato, ad opera dei trafficanti di morte colpevoli di violenze brutali e inenarrabili.
CARMELA
La prima volta non chiesero niente
presero crudelmente
aveva dieci anni a settembre
gli occhi col volto a oriente.
Ora ha vent’anni o meno
da dieci la stuprano ancora
almeno una volta all’ora
nessuno le parla mai
ragliano e vanno via.
Un giorno seppe di fiabe
di api di miele, di fiori
sognò che qualcuno chiedesse
almeno che nome avesse.
Un’ora è passata e un’altra
mentre lei sogna ancora
– di api di miele e di fiori –
ma oggi più atroce è la notte
il tanfo vomita in gola
e poi…
che liberazione!
– Carmela, da questa parte!
L’Amore invocò il suo nome
non chiese non prese non volle
nemmeno sfiorò il suo corpo
etereo come il volto.
Non sempre la Morte è peggiore
clemente ti schioda al legno
lenisce la vita d’unguento.
Una tratta vera e propria, un mercato nero è la mercificazione delle donne, sottoposte a forme di sfruttamento, schiavitù e soprattutto prostituzione, termine inappropriato se sta a indicare l’offerta del corpo della donna previo pagamento senza il proprio consenso. Infatti la tratta delle donne è inserita all’interno del traffico di esseri umani per cui le donne, spesso anche minori, le più ambite, vengono rapite o sottratte alle famiglie con false promesse o spesso vengono convinte a partire con l’illusione di lavori dignitosi che possano sollevarle dalle estreme condizioni di povertà e indigenza in cui versano. Le donne adescate con l’inganno o la coercizione una volta portate fuori dal loro Paese d’origine divengono proprietà di vere e proprie organizzazioni criminali, che le vendono di volta in volta anche per sovvenzionare altri traffici illeciti, ne detengono il potere di vita e di morte, costrette a prostituirsi con le violenze più inaudite, trattate con disprezzo e crudeltà o soggette a vessazioni e ricatti con ricadute sui propri familiari.
Esistono veri e propri riti di “iniziazione” a danno delle vittime predestinate per cui la prima volta vengono stuprate dai loro stessi aguzzini-padroni che le avviano alle pratiche sessuali più vili e degradanti, non raramente anche sotto l’effetto di droghe psicotiche per annullare i freni inibitori, la volontà di ribellione e favorire la dislocazione dal contesto reale aberrante. Unitamente alle violenze fisiche sono devastanti le conseguenze psicologiche per chi non si percepisce più neanche come persona, privata della dignità e del diritto alla libertà e a esistere.
Senza più documenti, senza identità queste donne muoiono per le sofferenze o vengono uccise quando tentano di ribellarsi o divengono “inservibili”, scompaiono nel nulla, nessuno le cercherà mai perché nessuno sa della loro esistenza, sono spettri che vivono ai margini della società, ad uso e piacere del cliente e degli stessi carcerieri, a ogni ora del giorno e della notte.
Diffuso è il suicidio agognato come unica via di fuga dall’orrore di una vita di dolore, violenza e scempio.
La morte in questi casi è la liberazione (così come nella chiusa di “Carmela”) giunta più misericordiosa della stessa vita.
Una delle organizzazioni criminali dedite alla tratta delle donne è la sanguinaria Black Axe (Ascia nera) facente capo alla mafia della Nigeria, con ramificazioni in vari Paesi del globo. In Italia si serve anche delle “madame” che gestiscono il traffico delle donne con guadagni a percentuale per cui la richiesta diviene sempre più alta.
Per il fenomeno dilagante e in costante crescita è stata istituita la Giornata europea contro la tratta delle donne, il 18 ottobre, per tenere alta l’attenzione e tentare un’opera preventiva.
La maggior parte delle vittime, successivamente al 2015, proviene dalla Nigeria a cui seguono il Kenia e i Paesi dell’Est Europa. Le donne vengono dislocate e costrette a prostituirsi in molti dei Paesi occidentali ma tante di loro vengono inviate in Arabia Saudita e nelle Nazioni privilegiate dai ricchi pedofili in cui è diffuso il turismo sessuale. I bambini subiscono violenza, abusi e maltrattamenti di cui non è facile parlare, lontano da ogni nostra più orribile immaginazione, solo in Italia una vittima su quattro è un minore. A Causa del fenomeno sommerso, sfuggente a una mappatura è difficile stilare precise statistiche ma le donne avviate alla prostituzione ogni anno, nel nostro Paese si aggirano intorno alle 20.000.
“La Dichiarazione universale dei Diritti umani” approvata il 10 gennaio 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a cui ha aderito anche l’Italia, rimane ancora oggi un corollario in bella mostra con un preambolo di 30 articoli intriso di lacrime e sangue delle fasce più a rischio della popolazione mondiale, cioè le donne e i minori.
Cui prodest?
Per avermi offerto l’opportunità di dar voce a tale ignobile dramma rinnovo il mio sentito ringraziamento al presidente Roberto Muci del Club per l’UNESCO di Giurdignano e al vice presidente Rocco Aldo Corina, agli organizzatori tutti per l’attenzione verso il continuo dilagare della violenza di genere, la volontà di informare e sensibilizzare attraverso la letteratura e l’estrema sensibilità con cui è stata affrontata la tematica; alla commissione di valutazione per l’onore ricevuto e la possibilità di esprimere orrore e sgomento attraverso la poesia. Un grazie speciale all’attore Daniele Panarese e al cantautore Adriatico per la professionalità e la delicatezza con cui hanno interpretato “Carmela”; alla cantautrice Di Ale che ha interpretato “Vuoto di Legge”, omaggio alle Donne, musicato da Adriatico (Luigi D’Alba).
Le opere vincitrici di poesia e narrativa della VI edizione 2024 hanno dato vita al volume antologico Donne: voci silenziate. Storie liberate edito da CRIS Cittadella Universitaria di Poggiardo di Sandro Tramacere che ne ha sostenuto interamente i costi a beneficio del progetto di Beneficenza pro Cuore Amico, quale contributo per la crescita dei giovani artisti e per lo sviluppo del territorio pugliese. L’immagine di copertina è tratta da un’opera dell’artista Milena Serra.
Maria Teresa Infante la Marca