Interviste & Opinioni

Alcide De Gasperi: ricostruttore d’Italia e padre d’Europa

Markus Krienke

Alcide De Gasperi, morto esattamente 70 anni fa, come primo capo di governo italiano nel dopoguerra per otto legislature consecutive (1945-1953), è stato decisivo per il radicamento della cultura democratica in Italia, l’ancoramento del Paese nella comunità delle nazioni libere, la ricostruzione economica e l’avvio dell’unione politica europea che sarebbe diventata poi l’Unione Europea. Nato nel 1881 a Pieve Tesino, egli fece le sue prime esperienze politiche nel Parlamento austroungarico a Vienna come deputato della minoranza italiana del Trentino e poi come uno dei primi membri nonché, nel 1924, segretario del Partito popolare con il quale Don Luigi Sturzo si rivolse sin dal 1919 “ai liberi e forti” cittadini italiani. Esperienze alle quali Mussolini pose una brusca fine, e nel 1929 – dopo più di un anno di carcere per antifascismo – De Gasperi scelse di trovare protezione come bibliotecario apostolico nel Vaticano dove aveva modo di approfondire anche intellettualmente quelle che erano diventate le sue convinzioni politiche: difendere, come cittadino cattolico, i diritti liberali e la democrazia, rafforzare la base morale della società e impegnarsi per gli equilibri sociali.

Importante fu il suo lavoro, dopo la seconda guerra mondiale, per il riconoscimento dell’Italia nel mondo occidentale: il suo discorso alla conferenza di pace di Parigi nel 1946 e l’inserimento dell’Italia nel Patto atlantico rappresentarono dei momenti epocali per realizzare passo a passo tale traguardo esistenziale per l’Italia che, su tale base, poteva diventare uno dei tre protagonisti del primo passo verso un’unificazione europea, unificazione  proclamata nel 1950 con il “Piano Schuman” e realizzata due anni dopo con la “Comunità europea del carbone e dell’acciaio” (CECA). La rilevanza di tale progetto risiedeva nell’idea di realizzare una nuova Europa solidale che riuniva vincitori e vinti della guerra in una comune progettualità. Mettendo il suo veto contro patti che escludevano la Germania e, pertanto, perpetuavano la vecchia logica dell’“amico-nemico”, procurando al cancelliere tedesco Konrad Adenauer il primo ricevimento “tra uguali” all’estero e aderendo immediatamente alla proposta del ministro degli esteri francese Robert Schuman, De Gasperi è diventato a tutti gli effetti un “padre dell’Europa”.

La lungimiranza del suo operato si dimostra, tra l’altro, nel suo impegno per un’altra istituzione europea, ossia la “Comunità europea di difesa” (CED) che non era poi diventata realtà e fu rimpiazzata dalla NATO. Quello che gli stava a cuore, prima per il Patto atlantico e in seguito per la CECA e la CED, fu la dimensione politica e morale della collaborazione internazionale, per garantire «lo spirito democratico delle istituzioni libere, l’aspirazione a realizzare una migliore giustizia sociale» e «la volontà politica unitaria» nei Paesi membri, come De Gasperi specificò nel 1952. E in un altro discorso dello stesso anno ribadiva che le «istituzioni soprannazionali sarebbero insufficienti e rischierebbero di diventare una palestra di competizioni di interessi particolari, se gli uomini ad esse preposti non si sentissero mandatari di interessi superiori ed europei». Con il suo monito che l’Europa non deve ridursi ad una competizione di idee o a una mera costruzione giuridica, ma prende forma politica solo attraverso la consapevolezza dei politici e dei cittadini, egli ha dato alle generazioni future una responsabilità civile e morale senza la quale il futuro stesso dell’Europa non sarebbe pensabile. Certamente è stata la sua convinzione cristiana a vedere meglio che «l’Europa è già unita, è tutt’uno. Esiste una storia europea come esiste una civiltà europea», ma ha formulato queste convinzioni in modo ampio e laico, in modo da coinvolgere tutti attraverso l’idea del «diritto» e dell’«azione sociale».

Per affrontare le grandi questioni del futuro, tra la crisi climatica e le guerre, la sfida delle tecnologie digitali e la situazione geopolitica sempre più complessa, non avremmo forse bisogno di una tale radicata convinzione dell’Europa? Questa 70ma ricorrenza della morte di De Gasperi non è soltanto di importanza italiana, ma è, a maggior ragione, una “giornata d’Europa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci