Kamala Harris: “L’assistenza medica deve essere un diritto, non un privilegio”
In un’intervista rilasciata al noto programma televisivo Jimmy Kimmel Live, il conduttore ha chiesto a Kamala: “Pensi che i votanti siano consapevoli che l’assistenza medica gli possa essere facilmente portata via?”. La risposta dell’aspirante alla Casa Bianca è stata: “Abbiamo bisogno di continuare a parlare di questo problema. Avremo un’elezione fra 150 giorni. Il presidente precedente che si sta nuovamente ricandidando, durante il suo periodo in carica, ha svolto almeno sessanta tentativi di smantellare l’assistenza medica sostenibile” ha detto riferendosi a Donald Trump “Quando gli americani hanno avuto la possibilità di votare per la libertà, hanno votato per la libertà. Allo stesso modo, le persone sanno che l’assistenza medica deve essere un diritto e non un privilegio riservato solo a coloro che possono permettersela”
Harris e i piani sulla sanità per il 2025
Tra i nuovi progetti nel settore sanitario, secondo Kamala, vi saranno la riduzione dei costi delle cure sanitarie e una maggiore equità nei trattamenti ospedalieri.
Sin dall’inizio della sua vice presidenza alla Casa Bianca, Kamala ha proposto disegni di legge volti all’abbassamento dei costi farmaceutici, tra cui soprattutto l’insulina, limitata a 35 dollari al mese e un tetto massimo di 2 mila dollari per tutti gli over 65. Verranno inoltre tagliati i costi per l’assistenza all’infanzia a tutte le famiglie con basso reddito, aiutando più di 100 mila famiglie.
Trump e le iniziative intraprese sulla sanità tra il 2017 e il 2021
Per quanto il governo dell’ex presidente non abbia brillato per la riduzione dei costi farmaceutici, il 20 novembre 2020 è stata adottata la clausola della nazione favorita, legando i prezzi dei farmaci negli Stati Uniti a quelli dei paesi con costi inferiori. Sono stati inoltre creati piani di assicurazione a breve termine, permettendo alle persone di acquistare piani meno costosi ma con una copertura più limitata.
Kamala e le cure post-parto e assistenza per disabili
Durante un comitato elettorale, Kamala ha focalizzato l’attenzione sull’alta percentuale di mortalità post-parto presente negli Stati Uniti e sulle cure, troppo ridotte, ad esso correlate. “In tutti gli Stati Uniti” ha detto “sono solo tre gli Stati a garantire una cura di 12 mesi successiva al periodo post-parto.” In quasi tutto il paese, Il Medicaid (programma sanitario federale), prevede infatti per le neo-mamme un periodo tradizionale di soli due mesi. Il programma ideato da Harris, prevede di monitorare le condizioni mediche delle madri ed eventuali problemi di salute successivi alla nascita per un arco di tempo prolungato fino a 12 mesi. Al momento, tale amministrazione è stata approvata da 46 paesi stati su 50. Già nel 2023, Joe Biden e l’allora vice presidente Harris, avevano annunciato un partenariato tra il dipartimento della salute degli USA e servizi umani (HHS) e l’organizzazione baby2baby per distribuire più di 3 mila kit post-parto a famiglie di Arkansas, Louisiana e New Mexico. Nel corso del 2024, il governo ne distribuirà altri 10 mila. Un’altra tematica di eguale importanza, riguarda un’espansione dell’assistenza sanitaria per i disabili, mirando a fornire maggiori risorse alle famiglie con a carico una o più persone con handicap. Sarà obbligatorio seguire con stretto rigore le leggi sui diritti civili dei disabili (ADA), mirando a una maggiore inclusione lavorativa.
Trump, sanità per disabili e neo-mamme
L’unico piano di rilievo mosso dall’ex presidente durante il suo mandato, è stato l’Autism care Act (legge sull’assistenza sull’autismo), finanziamento di 1,8 miliardi di dollari iniziato nel 2019 e con obiettivo primario programmi di ricerca, sorveglianza e formazione sull’autismo fino al 2024. Tale legge si concentra anche sulla fornitura di servizi forniti alle famiglie con a carico componenti autistici e una maggiore integrazione di quest’ultimi nel contesto lavorativo. Tuttavia, i suoi continui tentativi di abolire l’assistenza sanitaria sostenibile hanno contribuito a ridurre l’accesso ai piani sanitari per persone con disabilità.
Nell’ambito di cure post-parto, non sono mai state stabilite leggi mirate, salvo congedi parentali pagati per i dipendenti federali nel periodo successivo alla nascita del figlio.
Osservando il quadro generale, sembra dunque chiaro che i piani di Kamala verso una sanità abbordabile, priva di pregiudizi e in cui le donne ricoprono un ruolo protagonista, varchino una strada nettamente più progressista e considerevole delle classi sociali più povere ignorate per fin troppo tempo durante il governo precedente.
Viviana Maya Bellavista