Italia capitale europea dei microchip..?
di Vincenzo Caccioppoli
Silicon Box, società produttrice di chip con sede a Singapore, avrebbe scelto Novara come sede del suo nuovo maxi-impianto produttivo, il primo nel suo genere in Europa.
Almeno stando a quello che sostiene il giornale torinese La Stampa, citando l’agenzia giornalistica Reuters. L’investimento, aveva spiegato l’azienda ufficializzando qualche mese fa la volontà di investire in Italia, dovrebbe aggirarsi sui 3,2 miliardi di euro, in parte sostenuto da contributi pubblici, e dovrebbe dare lavoro a circa 1.600 persone. L’ufficialità dovrebbe arrivare la prossima settimana, il 28 giugno, quando Silicon Box e ministero delle Imprese e del Made in Italy terranno una conferenza stampa per confermare l’ubicazione dell’impianto. La start up di Singapore, nata nel 2020 su iniziativa dei fondatori del produttore di chip statunitense Marwell Technology, a Novara realizzerà i cosiddetti «chiplet», piccoli componenti semiconduttori prodotti indipendentemente che possono essere assemblati come fossero dei “Lego” per funzionare come un chip tradizionale.
Una tecnologia che può essere utilizzata in svariati ambiti, a partire da quello automotive dove Silicon Box è particolarmente attiva. “I recenti sconvolgimenti globali sottolineano la necessità di costruire una catena di approvvigionamento più resiliente per i semiconduttori in Europa. Il governo mette i chip e la microelettronica al centro delle priorità strategiche” – aveva dichiarato il ministro Urso a marzo quando era stato annunciato l’investimento della società di microchip di Singapore “Questa iniziativa testimonia ancora una volta che siamo in grado di attrarre gli interessi dei player tecnologici globali e che l’Italia è in corsa per ricoprire una posizione di leadership nel settore. Siamo convinti che questa nuova struttura fungerà da catalizzatore per ulteriori investimenti e innovazioni in Italia”.
“L’Italia è stata la prima scelta per la nostra espansione globale” – ha affermato il Dr. Byung Joon (BJ) Han, co-fondatore e CEO di Silicon Box. “Crediamo che l’innovazione dei nostri Paesi sia guidata da valori culturali simili, che abbracciano curiosità, passione e un instancabile impegno verso l’eccellenza”. Questa operazione di Silicon Box in Italia si inserisce nell’ambito dell’obiettivo dell’Unione Europea di recupero del 20% della capacità produttiva globale di semiconduttori entro il 2030 volto a sostenere una visione di una catena di fornitura globale di chip che sia resiliente e geograficamente equilibrata. Si tratta di un altro importante passo verso l’obiettivo di fare del nostro paese un polo importante per i microchip.
Il ministro Adolfo Urso ha fin dall’inizio del suo mandato, ha deciso di perseguire questo obiettivo che ponga il nostro paese tra i primi in Europa ad investire nel quadro del chips Act europeo.sul settore dei microchip, il cui maggior produttore mondiale Nvidia ha di recente superato Apple diventando la società più capitalizzata a Wall Street. L’arrivo in Piemonte del colosso di Singapore sarà il principale progetto attirato finora dal governo nell’ambito del piano nazionale sulla microelettronica che grazie ad una dotazione complessiva di 3,3 miliardi di euro punta ad allargare l’impronta produttiva dell’Italia in questo settore strategico. L’obiettivo di questa strategia, aveva spiegato il ministro Adolfo Urso, è costruire una catena di approvvigionamento per i semiconduttori in Europa.
Un modo per ridurre la dipendenza dai Paesi asiatici ma anche per accreditare il Paese come un luogo ideale dove far atterrare investimenti miliardari da parte di colossi tecnologici globali. ma come detto non si tratta del primo investimento in Italia sul settore. È del 31 maggio, infatti, l’annuncio del via libera dato a un sostegno da 2 miliardi di euro alla società italo-francese STMicroelectronics, concesso dal nostro Paese per realizzare a Catania un polo integrato di produzione dei chip. Con un investimento complessivo di 5 miliardi di euro, Stm vuole ampliare la sua presenza alle pendici dell’Etna per creare un polo integrato di settore, il Sic Campus, dove comprendere tutta la filiera produttiva di questa tecnologia, da realizzare in carburo di silicio per migliorare le prestazioni dei chip, in termini di migliore conducibilità termica, maggiore velocità di commutazione, bassa dissipazione.Cumulando gli investimenti di Stm e Silicon si arriva a 8,2 miliardi di euro impegnati su questo settore nel nostro Paese, ma il ministro del Made in Italy Urso ha recentemente chiarito che l’obiettivo è arrivare ad almeno 10 miliardi di euro.
«L’Italia si sta avviando a diventare uno dei principali produttori di chip e semiconduttori. Il 2024 si sta configurando come l’anno della microelettronica. Entro fine anno pensiamo di superare la soglia dei 10 miliardi investiti nel settore in Italia. Siamo sulla strada giusta» aveva detto Urso qualche settimana fa presentando un investimento, sempre in Piemonte, con protagonista un’altra azienda di semiconduttori, la tedesca Aixtron.
Anche il governatore, fresco di rielezione, Alberto Cirio, si era dimostrato ottimista sulla possibilità di successo dell’arrivo di Silicon Box, tecnicamente una start up ma sostenuta da personaggi di peso come Byung Moon Han, ex dirigente di Jcet (colosso cinese specializzato nel testing e packaging di semiconduttori) e dai coniugi miliardari Sehat Sutardja e Weili Dai, fondatori dell’azienda americana specializzata in prodotti per l’archiviazione e semiconduttori Marvell Technology, circa sei miliardi di dollari di fatturato e quartier generale nel Delaware.
Da Catania a Novara
L’arrivo di Silicon Box in Italia rappresenta una seconda importante medaglia per il governo dopo l’annuncio alla fine di maggio da parte di STMicroelectronics, colosso italo-francese del campo dei semiconduttori, della costruzione di un nuovo impianto a Catania per la produzione in grandi volumi di carburo di silicio (SiC) da 200 mm per dispositivi e moduli di potenza, nonché per attività di test e packaging.
Gli obiettivi per il nuovo impianto sono l’avvio della produzione nel 2026 e il raggiungimento della piena capacità entro il 2033, con una produzione a regime fino a 15.000 wafer a settimana. L’investimento di STMicroelectronics in Sicilia dovrebbe aggirarsi intorno ai cinque miliardi di euro, con un sostegno finanziario di circa due miliardi di euro da parte dello Stato italiano nel quadro del Chips Act dell’Unione Europea.