Il milite ignoto
L’Opinione di Roberto Chiavarini
Il 19 gennaio 2019, ho seguito su Focus TV, la puntata di “Freedom” condotta dal Prof. Roberto Giacobbo, dal titolo: “Il Milite Ignoto”.
Bellissima, istruttiva.
C’era una evidentissima tensione in scena, procurata probabilmente dal tema trattato tanto che, il conduttore, si esprimeva con un evidente affanno emozionale.
Questa mattina, ho pensato ancora alle migliaia di giovani che, nel corso delle due Guerre Mondiali, hanno donato la propria vita, sacrificandola sull’altare della Libertà e degli ideali ad essa riconducibili.
Senza i Valori, la vita non ha alcun senso.
Infatti, l’uomo che ha in sé il senso della Patria e che sente forte la fierezza di indossare una divisa militare, si offre liberamente alla Caserma;
il Giovane che sente in sé la Vocazione religiosa, frequenta il Convento con la gioia di donarsi all’adorazione di Dio; il Maestro che ha in sé il dono dell’insegnamento, frequenta con passione la Scuola ed educa i propri allievi al senso del bello in tutte le sue sfaccettature; le Donne e gli Uomini che si amano spiritualmente, fioriscono nella meraviglia trascendentale della loro unione.
Quindi, il concetto di libertà, non si identifica assolutamente nei circoscritti limiti di una scelta condizionata, ovvero di “mode di massa” imposte dal Sociologismo indotto al singolo individuo, finalizzate alla sua depersonalizzazione.
Diversamente, le libere e soggettive scelte di una Donna e di un Uomo, devono fondare sulla passione e sulla vocazione.
Senza condizionamenti.
Purtroppo, dobbiamo prendere atto che, oggi, il Sociologismo indotto, inietta nella mente dei cittadini e soprattutto dei giovani, messaggi ossessivi, anche attraverso gli “Spot” pubblicitari artatamente confezionati, evidentemente contrari ai principi culturalmente consolidati della nostra Civiltà millenaria.
Tanto che, la Caserma, il Convento, la Scuola e la Famiglia diventano luoghi che appaiono, oramai ai più, autentiche prigioni dalle quali evadere, e i pilastri della Società su cui fondavano (e fondano ancora?) i principi di Libertà, di Indipendenza e di libero arbitrio, sono stati sacrificati sull’altare del pensiero unico.
Un tempo, quando la morale imperava nella società civile ed il timore di Dio era presente nell’alveo di ogni nucleo familiare, chi sbagliava, veniva censurato dalla Giustizia ed emarginato dalla Società (errori giudiziari e “vox populi” artefatte, a parte).
Quindi, le Istituzioni, erano concettualmente in perfetta assonanza con la società civile.
Anzi, le Istituzioni, rappresentavano la incarnazione morale della volontà del Popolo.
Così da tenere isolati i cattivi esempi.
Oggi, invece, è venuta meno la morale ed anche il senso del pudore, con la conseguente esondazione degli argini istituzionali che fungevano da freno inibitore, sopraffatti dal dilagare degli stili di vita sociale, imposti da un regime intellettualmente materialista.
Ci accorgiamo d’un tratto che, sbagliare, compiere reati, drogarsi, spacciare sostanze stupefacenti, vivere sulle righe, mercificare il sesso, ubriacarsi, bestemmiare, fare violenza sui più deboli, sono divenuti tutti “un insieme” di atteggiamenti moralmente sdoganati, in favore di una “moda degenerata” ed indotta, somministrata dai moderni “Untori” alle giovani generazioni, al fine di diffondere tra loro il virus di una contagiosa emulazione, preconizzatrice del Caos più assoluto.
Che non fa neanche più notizia e, molte volte, è snobbato dai Media.
Qualsiasi sia il prezzo individuale e collettivo da pagare, non importa.
Ed è così che i pochi, hanno finito per condizionare i tanti.
Certo, non senza le sponde politiche degli ultimi decenni.
E il Milite Ignoto?
Beh, lasciamolo riposare in pace, tanto è un giovane senza un nome, e in quanto tale, morto in nome di “tutti”.
Di quei “tutti” che, poi, hanno finito per tradire il suo sacrificio.
Se solo ci penso, mi vengono i brividi.
… E tutto questo io lo scrivevo e lo pubblicavo nel 2019, quando il Generale Roberto Vannacci era ancora un illustre sconosciuto nel panorama dell’Editoria (e giammai ignoto) e non aveva ancora pubblicato il suo libro dal titolo emblematico “Il mondo al contrario”…
Buona vita a tutti… sempre se di vita buona si possa ancora parlare…
ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica