Crisi d’identità per il M5s: la vecchia guardia incontra Grillo, Conte si scusa per il sostegno a Draghi
Nei giorni e settimane che verranno i vertici del M5s avranno da fare i conti con i risultati di una settimana fa, però più punti interrogativi rimangono su quale sarà il suo futuro.
Le europee di una settimana fa non hanno portato grandi sorprese: Fdi ribattezzato primo partito, Pd arrivato secondo, Fi ha superato il Carroccio, però esso stesso non è andato nemmeno tanto male con il divisivo Vannacci, e Avs ha visto un piccolo balzo nei suoi voti. Sembrerebbe un risultato perlomeno positivo per ogni concorrente, infatti lo è, per tutti tranne uno: i Cinque stelle.
Dal picco delle politiche del 2018, momento in cui i pentastellati arrivarono in prima posizione attirando più del 32% delle preferenze, il movimento, poi divenuto partito, ha visto sfasciarsi il suo proprio elettorato a vantaggio di tutti gli altri partiti, soprattutto il Pd. Seppur difficile cercare di misurare i consensi per il partito – che non ha mai vantato una presenza notevole nelle amministrazioni locali e regionali – non si fatica a tracciare il grave calo dal 32% del 2018, passando per il 15% alle politiche del 2022, a meno di 10% nelle elezioni europee della scorsa settimana.
Il movimento Cinque stelle, movimento figlio di Beppe Grillo, nacque come partito politico ufficiale alla fine del 2009, pur avendo già partecipato a liste civiche nelle amministrative di quell’anno come Movimento amici di Beppe Grillo. Sono i primi iscritti di quel periodo, rappresentanti di una vecchia guardia, tra cui l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che sono stati avvistati con il fondatore in questi giorni mentre il partito continua a cercare di dare precisione alla sua identità, e come batterà la strada del futuro.
Al governo nel 2018 arrivò Giuseppe Conte, un tecnico nominato dal M5s per la formazione del governo giallo-verde, amministrazione che sopravvisse poco più di un anno a seguito di crescenti differenze tra i due partiti protagonisti. Conte, però, da allora acceso alla posizione apicale del partito, ha reso il partito sempre più il suo veicolo personale, mettendoci la faccia dopo l’uscita di alcuni come Luigi Di Maio. Altri, invece, pur non abbandonando il partito hanno preso delle posizioni lontane dal leader,
I risultati elettorali dal 2018 in poi, che segnano la discesa dal culmine, dimostrano un graduale svanire dell’interesse per il progetto politico del movimento, diventato partito di presenza in solo alcune regioni meridionali, in particolar modo in Campania e Puglia. Nel 2018, i pentastellati vinsero in gran parte del nord, conquistando la Liguria, l’Umbria e il Piemonte, vetta che ormai non potrebbe essere che un sogno per Conte oggi.
I più fedeli al partito correranno a difendere il risultato delle europee constatando che nei dieci anni ormai di storia del partito, non ha mai avuto grandi successi al di fuori delle elezioni politiche: attraendo solo il 17% dei votanti quando si votò per le europee del 2019. Per questo motivo, sembra che Conte riuscirà a domare possibili domande sulla sua posizione almeno per ora.
Critica spesso rivoltagli però riguarda la fiducia data al governo tecnico di Draghi che è succeduto al governo giallo-rosso del M5s e del Pd. Al riguardo, Conte si è recentemente scusato per il ruolo che lui ebbe nella coalescenza delle varie forze politiche di quel governo tecnico, temendo che questo abbia lasciato molti elettori «delusi».
Ci si chiede, però, quale sarà il futuro per il partito. Bisogna dire che non si sa quanto sia grande l’importanza del fondatore, Grillo, in un movimento che pare partito sempre più personale di Conte. E benché Conte ammetta che ancora i due sono in contatto costante, quel che non possiamo sapere è quanto varrebbe un voto di sfiducia dal fondatore nei confronti di Conte medesimo.
La fine che faccia il M5s, però, non dev’essere causa di timore per l’attuale leader. Un altro partito che, solo pochi mesi fa si dava totalmente per morto, Forza Italia, ha visto il suo voto schizza nelle elezioni europee, arrivando addirittura ad essere il primo partito in Sicilia. La storia non sembra finita per il partito dei grillini, però bisogna aspettare per vedere quel che succederà.
Oliver Hearn