Cause e concause del voto europeo
di Romina G. Bottino
Vice Direttore Stampa Parlamento
Il nuovo scenario che esce fuori da queste elezioni europee potrebbe proiettare inopportunamente la
Von der Leyen al comando di una Europa sull’orlo del baratro di una guerra nucleare. Gli accecati
europeisti, evidentemente senza ben valutare le gravi conseguenze che ne potrebbero derivare,
hanno inteso concedere il consenso al PPE con ben 22 seggi in più rispetto alle precedenti elezioni
per un totale di 189 parlamentari; il partito popolare europeo, al quale sono iscritti molti partiti
nazionali, ha infatti già largamente dimostrato ed attuato una folle politica belligerante, in linea con
i dettami di Washington, ma contraria ai principi di pace fondanti l’Unione europea.
Nei vari Paesi della UE i Verdi escono sconfitti, probabilmente per una mancanza di fiducia
dell’elettorato nelle azioni green da loro portate avanti in questi anni; solo in Italia l’esito è
controcorrente qui, infatti, la coalizione Verdi e Sinistra ha saputo strumentalizzare il caso, poco
edificante, della Salis cavalcando l’emotività dei loro iscritti e simpatizzanti, definibili radical chic,
che ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale, come il comunismo, per moda e
comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza. Un elettorato comunista, con il maglione di
cachemire firmato di colore arcobaleno e con la foto di Charola Rackete sul cuore.
Il dato più importante da analizzare, al di là dei risultati oggettivi, è la scarsa affluenza alle urne dei
cittadini europei, meno del 50%, che evidentemente sentono molto lontano da loro e dalla tutela dei
propri interessi il Parlamento europeo, consapevoli che in realtà chi decide e comanda in Europa è
la Commissione europea non eletta. Per un sistema che si dice democratico registrare l’astensione
dal voto di più della metà degli elettori dovrebbe allarmare e indurre a porsi delle domande critiche
sul perché di questa disaffezione alle politiche europee, avvertite sempre di più come indifferenti se
non addirittura persecutorie verso i cittadini, inconcludenti e incapaci di incidere in politica estera,
ma molto attente agli interessi dei mercati e dei grandi gruppi finanziari.
I due governi dei paesi più importanti dell’Europa, Francia e Germania sono crollati, puniti dai loro
cittadini per l’incosciente e assurda politica della guerra alla Russia, che per la Germania, primo
Paese produttivo europeo, ha significato, in questi due anni e più di sanzioni a Mosca, il tracollo
economico e sociale a causa della perdita del prezioso e competitivo gas russo. Ma la sconfitta più
amara è stata quella del presidente francese che ha visto avanzare, con più del doppio dei voti del
partito di governo, l’estrema destra della Le Pen.
Macron in questi ultimi mesi si era particolarmente speso per sostenere addirittura un intervento
armato francese al fianco dell’ Ucraina: “vogliamo formare una brigata francese in Ucraina” e in
questa promozione della guerra le ostilità contro il presidente da parte dei francesi sono cresciute
ulteriormente anche per la visita dello scorso 8 giugno del presidente americano Biden, il vero
signore ed inventore della guerra per procura.
La narrazione del Presidente francese, fornita alla stampa dopo il pranzo di lavoro con Biden,
secondo la quale nel conflitto ucraino sarebbero in gioco la sicurezza e la stabilità dell’Europa,
unitamente all’allarmismo lanciato dal Presidente statunitense secondo il quale tutta l’Europa
sarebbe minacciata dalla Russia, non hanno per nulla hanno convinto o impressionato i francesi,
che delusi dalla politica interna e da quella estera delineata da Macron, chissà per quale assurda e
celata ragione, hanno optato per la pace; infatti la Le Pen è contraria all’attacco diretto alle basi
militari russe da parte di Kiev perché ciò potrebbe proiettare inesorabilmente l’intera Europa in una
terza Guerra mondiale.
Da tenere nella dovuta considerazione che, probabilmente, devono essere molti gli interessi occulti
che muovono questo spirito umanitario che vuole un impegno forte a difesa dell’Ucraina quando
nello stesso momento ignora volutamente il genocidio in corso nella striscia di Gaza e le guerre
sanguinarie in almeno altri dieci Paesi nel mondo. Tutto lascerebbe pensare che anche per far
guerra ci vuole fortuna!
In Francia le dimissioni di Macron aprono uno scenario impensabile fino a pochi giorni fa: la
possibilità che la Le Pen possa salire all’Eliseo. La débacle del presidente francese e del cancelliere
tedesco, ma anche la situazione austriaca, con la vittoria dell’ultradestra, quella belga dove vince la
destra separatista e l’estrema destra rispettivamente col 25% ed il 22,3% hanno evidenziato che la
politica e le certezze europee del gruppo Von der Leyen sono un castello di sabbia senza
fondamenta e senza affidabilità che può crollare improvvisamente.
I protagonisti del voto europeo sono stati i partiti non pacifisti, ma quelli ragionevolmente contrari
ad una guerra contro la Russia dai probabili risvolti nucleari, guerra da combattere, tutto lascia
pensare, solo per sostenere le beghe degli americani presenti fisicamente da anni, per i loro
interessi, sul territorio ucraino. Queste elezioni hanno dimostrato che la gente in Europa vuole la
pace e lo sviluppo.
L’unico partito di governo tra i fondatori storici della UE che rafforza la sua posizione, anche
rispetto alle scorse elezioni politiche nazionali, è Fratelli d’Italia. I cittadini hanno premiato i buoni
risultati di questi due anni di governo, nonostante i continui attacchi mediatici e le perverse azioni
di screditamento portate avanti dalle opposizioni in modo acritico, facendo leva sull’ormai ridicolo
spauracchio del fascismo, senza adeguate o fattibili proposte.
La Premier Meloni ora deve tener ben presente che giocare bene le sue carte in Europa significa
innanzi tutto porre nella giusta dimensione valoriale il proprio elettorato perché un suo eventuale
sostegno alla Von der Leyen la farebbe crollare inesorabilmente a picco privandola di credibilità e
forza.
Non ci si può alleare con chi in questi anni ha favorito una politica contraria agli interessi italiani,
con chi ha bersagliato la nostra economia, con chi ha messo in discussione la scelta legittima dei
cittadini italiani di un governo di destra sostenendo che aveva gli strumenti per indurre a miti
consigli la nuova Premier italiana ed ha gestito la questione dell’approvvigionamento europeo dei
vaccini in modo poco chiaro e nepotista. Queste votazioni hanno dimostrato che i cittadini sono più
attenti di quanto si pensi alle dinamiche ed ai processi operativi messi in atto dai governi e dai vari
gruppi politici e che esercitano ancora il loro senso critico nonostante una informazione sempre più
pilotata e condizionata dai poteri forti.
In poche parole bisogna riportare alla memoria della Meloni tutto quello che per anni ha detto ed
assicurato a gran voce ai propri elettori, ricordandole che anche la Lega in un batter d’occhio aveva
raggiunto circa il 40% per poi precipitare repentinamente al 6% circa.
In questo gli italiani sono un po’ come i francesi d’altri tempi, impetuosi, con la sola differenza che
la loro spietata ghigliottina sono le urne.
Secondo la distruttiva comunicazione di parte, asservita a chi intende denigrare Matteo Salvini e
Vannacci, la Lega sarebbe uscita malconcia da queste votazioni, ma non è così, infatti , l’obiettiva e
corretta analisi sarebbe che i meriti di crescita di Forza Italia sono inesistenti al cospetto di quelli
della Lega, in quanto il risultato elettorale di Forza Italia deve essere attribuito anche a Noi
Moderati, mentre quello della Lega alla esclusiva strategia politica e alla lungimiranza di Salvini
che ha saputo cogliere la stanchezza di oltre mezzo milione di italiani, assillati e annoiati da questo
strumentale antifascismo.
Il 9,6% di Forza Italia senza la coalizione con Noi moderati sarebbe di gran lunga inferiore a quel
9% della sola Lega.
Ci si augura che il nuovo assetto politico europeo pensi a garantire un futuro di pace e non di una
“guerra per la pace”, promuovendo le relazioni diplomatiche con la Russia, il dialogo e l’accordo
tra Kiev e Mosca, quali unici attori, una più corretta visione storica degli accadimenti ed una
conseguente seria valutazione di un dignitoso ed immediato distacco da eventuali speculatori,
imparando a perseguire gli interessi di pace e di crescita dei propri territori piuttosto che gli
eventuali interessi di altri continenti e di qualsivoglia spietata “filantropia in odore di
multinazionale”.