La Georgia al bivio
di Raffaele Gaggioli
Quando si tratta di geografia e confini, non è insolito che un Paese si ritrovi ad occupare territori inclusi tra due diversi continenti. La Turchia e la Russia sono probabilmente i due esempi più famosi, in quanto fisicamente fanno parte sia dell’Europa sia dell’Asia.
A volte uno Stato può ritrovarsi diviso tra due diversi continenti e modi di vivere non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello politico. Gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che la Georgia sta rapidamente diventando un esempio di questo fenomeno.
Il piccolo paese si trova infatti lungo la catena montagnosa del Caucaso, normalmente utilizzata dai geografi come linea di confine tra l’Europa e l’Asia. A causa della sua posizione geografica, la Georgia si trova inoltre politicamente lungo la linea di confine tra l’Occidente (Unione Europea e Nato) e la sfera di influenza Russa.
La relazione tra Mosca e Tbilisi non è mai stata particolarmente cordiale. La Georgia è stata occupata dalla Russia per quasi quattrocento anni e nel 2008 è stata una delle prime vittime della politica espansionista di Vladimir Putin. La guerra russo-georgiana ha determinato la secessione delle regioni georgiane dell’Ossezia del Sud e dell’Abcasia, tuttora occupate dalle truppe del Cremlino.
Per questo motivo, la Georgia sta tentando da anni di entrare a far parte dell’Unione Europea e, possibilmente, della NATO. I tentativi di Tbilisi di schierarsi al fianco dell’Occidente si sono però rivelati per molto tempo infruttuosi poiché sia Bruxelles sia Washington non avevano interesse ad interferire con quella che era considerata la sfera di interesse russa nel Caucaso.
L’invasione russa dell’Ucraina ha però cambiato radicalmente la situazione. Dato che la Russia ha deciso di ignorare tutti gli accordi diplomatici precedenti, ora la NATO e l’UE sono pronte a sostenere l’indipendenza georgiana contro le ambizioni putiniane.
Nel 2021 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accettato di aprire le discussioni riguardanti le regioni georgiane occupate dalla Russia, concludendo che il Cremlino sta commettendo numerose violazioni dei diritti umani nei territori occupati. Inoltre nel 2023 l’UE ha accettato la candidatura della Georgia per la sua futura adesione all’alleanza europea.
Ovviamente il fatto che la candidatura della Georgia sia stata accettata non significa che il piccolo paese caucasico diventerà automaticamente un membro dell’UE. Non solo alcuni Paesi membri temono ancora la reazione russa ad un’espansione dell’UE lungo i suoi confini, ma la Georgia deve anche adeguarsi agli standard politici ed economici stabiliti da Bruxelles prima di poter entrare a far parte della comunità europea.
Le recenti iniziative del governo georgiano hanno però messo in dubbio il futuro della Georgia nell’Unione Europea, indicando peraltro che forse l’influenza russa in Georgia è maggiore di quanto la comunità internazionale avesse precedentemente sospettato.
Pochi giorni fa, il Parlamento georgiano ha approvato una nuova legge che impone a tutti i media georgiani di registrarsi come agenti stranieri qualora più del 20% dei loro finanziamenti provengano dall’estero.
Secondo l’opposizione georgiana e molti osservatori internazionali la nuova legge rappresenta una grave minaccia per la libertà di stampa del Paese. Simili leggi sono infatti state approvate dalla Russia, Bielorussia e dal Kazakistan per imbavagliare giornalisti e altre figure di spicco, ritenute scomode per gli interessi dei dittatori locali.
La decisione è stata presa da Irakli Kobakhidze, Primo Ministro della Georgia dallo scorso otto febbraio. Negli ultimi due anni l’uomo è emerso come una figura controversa nel mondo politico georgiano, adottando diverse e contradditorie posizioni a seconda dell’occasione.
Anche se nel 2022 Kobakhidze aveva inizialmente condannato l’invasione russa dell’Ucraina, il politico georgiano aveva ben presto iniziato ad accusare Kiev e i suoi alleati di voler trascinare anche il suo paese nel conflitto contro Mosca.
La sua nuova ostilità contro l’Unione Europea e il suo sostegno per la controversa proposta di legge non fanno altro che aumentare il sospetto che il Cremlino sia in qualche modo coinvolto nei recenti sviluppi politici in Georgia.
Questo sospetto sembra essere diventato molto popolare anche in Georgia. La Presidente georgiana Salomé Zourabichvili ha già annunciato che si opporrà alla legge e molti abitanti del paese sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni di Kobakhidze. Simili proteste avevano già sconvolto il paese nel 2007 e 2019, ottenendo in entrambi i casi il ritiro delle leggi in questione e le dimissioni dei Primi Ministri allora in carica.
Kobakhidze non ha neppure molto tempo a sua disposizione Le prossime elezioni parlamentari in Georgia sono previste per questo ottobre e i sondaggi non sembrano essere favorevoli per il suo governo.
Raffaele Gaggioli