“L’attacco a Israele: cosa succede”
di Antonio Simondi
Nella notte tra il 13 e il 14 aprile, il mondo è rimasto col fiato sospeso, in seguito al lancio di droni, da parte dell’Iran contro lo stato di Israele, ore drammatiche in cui tutto il Medioriente ha rischiato una grande escalation. Ma per quale motivo si è arrivati a quest’attacco?
Il primo attacco dell’Iran nella storia contro Israele e per la prima volta ha visto gli Stati Uniti e il Regno Unito intervenire militarmente, distruggendo i droni e cosa accadrà? Le recenti tensioni tra l’Iran e Israele si collocano nel contesto della guerra contro il gruppo terroristico di Hamas, ma il punto di rottura è arrivato in seguito ai raid da parte dell’esercito Israeliano, contro il Consolato dell’Iran a Damasco avvenuto il 1 aprile e dove hanno perso la vita alti gerarchi dell’esercito iraniano, il governo iraniano promise che la vendetta sarebbe arrivata contro Israele, vendetta arrivata nella notte appena trascorsa con il lancio di ben 400 droni di cui il 99,9 percento come dichiarato dall’esercito Israeliano distrutti, il bilancio vede purtroppo una bambina ferita gravemente.
Ecco che si può fare un’analisi di quanto accaduto, la risposta dell’Iran è stata calibrata e circoscritta per non evitare un’ulteriore escalation, avvertendo ore prima direttamente gli Stati Uniti. Dunque contenti l’Iran che ha voluto rilanciare il ruolo di stato guida nel mondo arabo e contenti Israele che ha dimostrato di sapersi difendere anche con l’aiuto degli Stati Uniti e del Regno Unito, ma l’azione dell’Iran assolutamente da condannare è stato un avvertimento di cosa possono fare, ai paesi alleati degli Stati Uniti e il particolare alla Giordania.
Ora le preoccupazioni sono di un ulteriore attacco dell’Iran o di una risposta da parte di Netanhyau e sarebbe un gravissimo errore che aprirebbe scenari apocalittici. In conclusione il presidente degli Stati Uniti, Biden deve avere la forza di costringere il governo Israeliano a usare la diplomazia come unica alternativa, ma il mondo non è mai stato così vicino a un ulteriore escalation, un tempo c’era la Merkel in Germania, Berlusconi e Prodi in Italia e in Europa che tenevano uniti tutti i paesi usando la diplomazia e le parole. Parole e diplomazie che non si ascoltano di più.
di Antonio Simondi