La Russia minaccia, l’Ucraina fa propaganda, l’Occidente narra ma sempre bufale sono
Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici
Voi state credendo alle notizie sulla guerra ucraina? Quanto ci credete? A chi credete? Alla tv? Ai giornali? Ai social? Italiani? O inglesi? O ucraini? O russi? Se ci credete, in genere, fate male. L’inganno è parte delle strategie militari e tutti sanno che la prima vittima della guerra è la verità. Traduco: i giornalisti che dovrebbero raccontarvela potrebbero essere a loro volta vittime della battaglia sul racconto della verità oppure essere consapevoli complici di chi vuole travisare l’informazione in tempo di guerra perché giornalisti di regime, al servizio di una delle tante parti in conflitto.
La mia interpretazione sullo stato di salute dell’informazione in questi tantissimi mesi di guerra in Ucraina è la seguente.
La Russia mette in campo due tecniche comunicative che sono altrettanti assassini della verità: una è destinata al pubblico interno e la seconda al resto del mondo.
L’Ucraina invece usa una propaganda più tradizionale, uguale per l’interno e l’estero. Un complesso di tecniche utilizzato per indurre in chi ascolta considerazioni su ciò che sta succedendo favorevoli alle necessità di Kiev. Non importa siano vere o false. E’ sempre successo in tutte le guerre. E’ la classica propaganda.
Infine, c’è la narrativa occidentale. L’Occidente, Italia compresa, sta mettendo in campo il grado di mistificazione più sofisticato, dove le notizie sui fatti, in genere, sono disponibili per i cittadini, ma vengono confezionate in modo che la stragrande maggioranza del pubblico le percepisca in modo favorevole alla politica scelta dal governo. Narrativa, non censura o addirittura minaccia, ma sempre controllo e manipolazione dell’opinione pubblica.
Allora e concludo occorre mettersi d’ accordo sulla differenza tra informazione comunicazione e propaganda anche se tutte hanno come materia prima le notizie.
Il problema dell’informazione è che nessuno sa davvero cos’è vero e cos’è falso, ma l’intenzione di informare dovrebbe essere schietta. Nell’informare non dovrebbe esserci la volontà di ingannare. Per questo ad informare devono esserci esperti in buona fede.Sulla guerra dovrebbero esserlo dei giornalisti, degli studiosi di tattiche militari, che seguono procedure di verifica dei fatti e hanno la cultura e la libertà necessaria per distinguere se il racconto degli accadimenti è plausibile o improbabile.
La comunicazione, invece, ha solo il problema di essere efficace o meno. Per comunicare bene non è necessario trasmettere informazioni vere. All’interno della comunicazione c’è la pubblicità che sicuramente non ha l’obbiettivo di spiegare se il biscotto è buono e sano, ma solo di venderlo.
Accanto alla pubblicità, c’è la propaganda che non vuole spiegare chi ha ragione nella guerra o chi ha davvero compiuto quel determinato atto, ma solo convincere che il nemico ha torto.
E’ altrettanto comprensibile che dentro di noi scatti quel riflesso che ci fa parteggiare verso l’aggredito e verso chi è vicino ai nostri interessi nazionali. Però… Nella I Guerra Mondiale gli austriaci erano descritti sui nostri giornali come dei mostri che puzzavano, oggi, mi pare che tocchi ai russi la parte del mostro. Sempre e comunque. Anche quando probabilmente non se lo meritano. Il dovere dei giornalisti sarebbe quello di separare l’adesione istintiva e patriottica all’interesse nazionale dal dovere di informare con correttezza.
Ma è lapalissiano che sia un fatto che non sempre ci si riesce .