Quesiti facili al concorso docenti? Falso!
Dario Patruno
In Puglia come in altre regioni si sono svolte le prove scritte del concorso docenti. Se qualche autorevole collega giornalista ritiene degni di quiz televisivi le domande somministrate ai candidati, ritengo sia oggi venuta l’ora di ritenere lo strumento concorsuale obsoleto, superato. Vedere docenti che insegnano da oltre un quinquennio sottoposti a quiz per valutare la loro capacità di insegnare, è un metodo sbagliato.
Ancora più sbagliato è prendersela con i precari da anni, che hanno dimostrato sul campo di avere capacità professionali, solo perché le domande erano a dire di qualche solone, facili. E’ un attacco ingiustificato verso una classe di lavoratori che da anni viene penalizzata e merita sicuramente più rispetto.
Se le percentuali dei promossi alla prova scritta è alta, vuol dire che sono docenti che hanno studiato.
Fomentare alla vigilia delle prove orali il Ministero, gli Uffici Scolastici Regionali e le Commissioni in fase ancora di costituzione, è fuorviante e non rende un servizio alla classe docente in una opera demolitoria che non rende tranquilla e trasparente la prosecuzione del concorso, alla vigilia delle prove orali. Le commissioni devono avere la tranquillità di decidere con onestà intellettuale e competenza il punteggio da attribuire ai candidati.
Il Ministro Valditara ha chiarito: “Certo se si va a prendere uno dei quesiti più semplici si fa della banale polemica” considerando che i quesiti erano ben cinquanta.
Quindi le organizzazioni sindacali mettano in campo tutti gli strumenti di difesa dei docenti precari, stoppando qualche giornalista che può indurre i lettori e i commissari, a sbagliare le valutazioni, non valorizzando le professionalità già dimostrate sul campo in anni di duro lavoro. Pensiamo per un attimo ai docenti che svolgono la loro opera nei corsi serali o nelle carceri e in situazioni a rischio nelle periferie delle grandi città dove le scuole diventano presidio di legalità e gli insegnanti rischiano l’incolumità.
Il rispetto coinvolge anche i costi che questi docenti sostengono sia nella tassa di iscrizione, negli spostamenti anche di centinaia di chilometri, da Sud a Nord dello stivale, dal luogo di residenza per sostenere la prova scritta e poi ulteriori viaggi della speranza per le prove orali. Diventa un’Odissea dove gli Ulisse sono eroi da rispettare e non dileggiare.
Inviterei i miei colleghi a sostenere le battaglie contro il precariato con soluzioni che prevedano alla fine delle prove, la pubblicazione delle graduatorie, con assunzione degli idonei fino ad esaurimento delle stesse.
Utile allo scopo, appare la proposta del “doppio canale” come alcuni parlamentari stanno valutando di portare ad approvazione. Cosi proveremo a dare credibilità alla reale volontà di ridurre il precariato che dai settantamila di tre anni fa ha raggiunto oltre duecentomila unità.
Bandire ogni anno concorsi straordinari od ordinari non aiuta e anzi diventa un’operazione dannosa per il capitale umano dei docenti e per il bilancio dello Stato. Aumenta solo il mercato dei corsi di preparazione a pagamento e non è utile alla riduzione dei precari.
La più volte invocata continuità didattica viene così ignorata e calpestata.
Questi i compiti a casa da svolgere in fretta per tutti gli attori di questa vicenda che non ha comparse ma solo vittime, per assicurare ai nostri ragazzi scuole dove la formazione e la crescita umana siano al centro delle preoccupazioni.
Remare nella stessa direzione e comunicare in maniera corretta e non fuorviante, è compito deontologico del giornalista che effettua i corsi di deontologia obbligatori ma che spesso dimentica cosa sia la deontologia praticata nel quotidiano.L’opinione deve essere finalizzata al miglioramento delle condizioni della persona.