Politica nazionale

Solo il bipolarismo ha un futuro. Tertium non datur!

Dario Patruno

Il voto in Sardegna dimostra per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora bisogno, che il terzo polo non ha spalle larghe e perché questo eterno infante del Centro, favoleggiato da Renzi e Calenda, per avere futuro, deve trovare figure di leader di cui stento a intravedere le sembianze al di là delle simpatie e antipatie.

De resto Carlo Calenda: «Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti non è fattibile e non lo faremo più».

Le elezioni europee con il sistema proporzionale può illudere che i piccoli partiti possano avere un futuro ma la tutela delle minoranze è altra cosa. A parte le dodici minoranze linguistiche, esistono minoranze religiose che trovano tutela nella Costituzione anche attraverso le intese che lo Sato negli anni ha stipulato con le loro rappresentanze.

Le minoranze identificano anche coloro che non si riconoscono nei due schieramenti.

La nostalgia per la Democrazia Cristiana deve essere sublimata in un futuro che non contempla nuove formazioni politiche di centro ma che trova rappresentanza all’interno di uno schieramento che si denomina centro-sinistra o centro-destra, tertium non datur.  Riporto per completezza d’informazione quanto riportava nel marzo del 2021 un’intervista a Giulio Andreotti il sito orticalab.it  “Lei richiama un’espressione molto usata e abusata e, in tempi relativamente recenti, rispolverata per legittimare la scelta della confluenza a sinistra. In questa stessa logica si sono realizzate forzature storiche con cinica disinvoltura: mi riferisco innanzitutto all’incommentabile monumento a Moro che, a Maglie, lo raffigura con il giornale comunista L’Unità sotto il braccio.

Veniamo alla celebre frase. Qualche anno fa, quando ferveva il dibattito in vista della nascita del Partito democratico, il supplemento Sette del Corsera raccolse molti contributi e opinioni su senso e origine dell’espressione, senza offrire però molti lumi. Lumi subito dopo mi vennero invece da un colloquio con Andreotti.

Mi rivelò infatti che autore della frase era stato egli stesso in un fondo del Il Popolo del 10 aprile 1945, intitolato “Il discorso di Togliatti”. Il giovanissimo Andreotti scrisse infatti che la DC è “partito di centro che si muove verso sinistra, al fine di soddisfare le sane aspirazioni del popolo”. Si era a pochi giorni da storici eventi: proclamazione della liberazione, uccisione di Mussolini, istituzionalizzazione del Cnl. In quel clima che già preludeva all’epico scontro DC-PCI, Togliatti molto lusingava il popolo italiano, prostrato dalla guerra, con grandi promesse. Scopo dell’articolo, scritto su diretta ispirazione di De Gasperi – proprio in antagonismo alla strategia togliattiana di attirare al suo partito proletariato e ceto medio – era quello di affermare la vocazione popolare e solidaristica della DC.

Per l’eterogenesi dei fini l’espressione è stata poi strumentalizzata in un senso opposto a quello suo originario. A tentare di bloccare questa strumentalizzazione, avviata già negli anni Cinquanta, intervenne Sturzo su Il Giornale d’Italia del 13 giugno 1958, in cui scrisse: “De Gasperi usò l’infelice frase essere la DC un partito di centro che marcia verso sinistra; infelice e contraddittoria, perché se la marcia verso sinistra è compiuta, la DC cesserebbe di essere partito di centro… Nessuno deve attribuire il dono dell’infallibilità nel trovare uno slogan; quello della ‘marcia’ fu uno slogan sbagliato”. Come si vede storia e filologia possono ristabilire verità disinvoltamente distorte».

Concordo con quanti ritengono non assimilabile l’elezione regionale sarda a livello nazionale per esportare questo modello a livello nazionale ma sicuramente le figure carismatiche servono e portano voti.

Così è accaduto per la Meloni, così accade per la Todde, prima presidente donna di Regione dove prima volta viene citato sia per donna che per Movimento 5stelle.

E questo dimostra ancora una volta che quando il PD e il Movimento 5 stelle corrono uniti possono avere buone chances di successo, diventando inutile, in alcuni casi l’aggregazione di altre forze di centro.

Una precisazione doverosa, i sistemi elettorali variano da regione a regione ma difficilmente il centro riesce a competere perché si tratta di elezioni a turno unico con soglie di sbarramento alte.

In Sardegna per esempio il terzo polo avrebbe dovuto raggiungere il 10% per ottenere un seggio.

Le problematiche da risolvere al di là di chi vince rimangono e la Sardegna che da decenni ha avuto ministri appartenenti a partiti diversi e anche un Presidente della Repubblica, ne ha tanti.  Tutti irrisolti. l suolo in Sardegna, come nel resto del paese, presenta situazioni di rilevante criticità legate alle problematiche del rischio idrogeologico, degli incendi, dei fenomeni erosivi e di desertificazione, dell’inquinamento e del degrado generato da discariche di rifiuti e da attività industriali e minerarie.

La neoeletta presidente imprenditrice lo sa perché proviene dalla provincia di Nuoro ed è stata segretaria della COMMISSIONE PARLAMENTARE PER IL CONTRASTO DEGLI SVANTAGGI DERIVANTI DALL’INSULARITA’.

Alessandra Todde ha puntato il dito sulla necessità di ridurre drasticamente la disoccupazione, la dispersione scolastica che in Sardegna conta un preoccupante 18,5% rispetto alla media nazionale del 14,7, e di rendere la Sanità più accessibile a tutti, e in campagna elettorale ha usato molto la parola “inclusività”: “Essere stata a contatto con culture, sistemi economici, imprenditoriali e burocratici così diversi mi hanno fatto capire l’importanza dell’equità sociale, della tutela dei beni comuni, dell’emancipazione femminile, della salvaguardia del lavoro e dei salari, della lotta alla precarietà, dello sviluppo socialmente responsabile ma, soprattutto, della tutela dell’ambiente e della lotta contro il cambiamento climatico”, dice la sua biografia ufficiale.

Ci riuscirà? Non lo so. Tra cinque anni l’ardua sentenza, augurandoci tutti che faccia bene, non dimenticando mai che il presidente di Regione come il Sindaco rappresenta tutti i cittadini e non solo la parte politica che l’ha eletta, quindi il bene di tutti e ciascuno è la priorità assoluta.  Ricordiamolo sempre.

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