Negli Stati Uniti dopo decenni di immobilismo torna a farsi sentire il sindacato
Era solito ripetere come un mantra lo storico sindacalista della UAW, potente sindacato dei lavoratori del settore automobilistico: “…..vogliamo progredire insieme alla comunità e non a spese della comunità – ….. il sindacato non si batte per una fetta più grande della torta nazionale ma per una torta più grande”.
Parole del sindacalista Walter Reuther, che hanno lasciato un solco profondo nella storia del sindacalismo americano. Il sindacalista Reuther leader della UAW, l’United Automobile Workers molto attivo nel decennio degli anni ’30, fu il principale sostenitore del ‘New Deal’, la politica keynesiana nell’economica voluta dal presidente Frank Delano Roosevelt, a partire dal 1933, per superare la grande depressione susseguente alla crisi del 1929. Nelle parole di Reuther, è racchiuso un intero programma politico.
Era solito ripetere come un mantra lo storico sindacalista della UAW, potente sindacato dei lavoratori del settore automobilistico: “…..vogliamo progredire insieme alla comunità e non a spese della comunità – ….. il sindacato non si batte per una fetta più grande della torta nazionale ma per una torta più grande”. Parole del sindacalista Walter Reuther, che hanno lasciato un solco profondo nella storia del sindacalismo americano.
Il sindacalista Reuther leader della UAW, l’United Automobile Workers molto attivo nel decennio degli anni ’30, fu il principale sostenitore del ‘New Deal’, la politica keynesiana nell’economica voluta dal presidente Frank Delano Roosevelt, a partire dal 1933, per superare la grande depressione susseguente alla crisi del 1929.
Nelle parole di Reuther, è racchiuso un intero programma politico. Il programma economico ‘New Deal’ promosso dal presidente Roosevelt e sposato in toto dal sindacalista Reuther, consentì agli Stati Uniti una elevata crescita economica, una forte riduzione delle disuguaglianze sociali e soprattutto la tenuta della democrazia. Fu una scelta storica per indicare la strada per una convergenza verso un ‘Capitalismo Democratico’.
Con la presidenza dei democratici (Clinton, Obama e Biden) le disuguaglianze sono riemerse, fatto salvo la breve parentesi della presidenza repubblicana con il presidente Trump che, ha tentato di attuare un ‘New Deal’ per riparare ai danni lasciati da politiche belligeranti dei presidenti democratici che lo hanno preceduto, (Clinton – Balcani; Obama – Libia, Siria e Ucraina). La stessa politica proseguita dal Nerone Biden, responsabile delle tensioni esplose nel mondo. Milioni di persone sono sotto la soglia di povertà, interi quartieri delle grandi città sono invasi da senza tetto, i marciapiedi pullulano di tende di persone che hanno perso tutto. Ma nonostante il disagio, la presidenza Biden finge di non vedere, i fondi più che riversarlo nel welfare per aiutare questa massa in continua crescita, lo dirotta all’acquisto di armi per sostenere il presidente ucraino Zelensky.
La mancanza di volontà del governo nell’assumersi la responsabilità della profonda crisi economica, che sta erodendo la ricchezza del paese, ha ridato smalto al sindacato dei lavoratori del settore metalmeccanico UAW. Il settore metalmeccanico è quello più penalizzato dalla politica scellerata del presidente Biden, che pur di sostenere la politica belligerante provocata dagli Stati Uniti, sta uccidendo le aziende metalmeccaniche per assenza di domanda.
Dopo aver assistito a 45 giorni di sciopero continuativo con blocco della produzionevnegli stabilimenti dei costruttori di automobili americani che hanno dato lustro agli Stati Uniti, Ford,
General Motors e Stellantis (ex Chrysler).
I colossi sono venuti agli accordi con i sindacati. Ultimo a vedere la GM
Richieste forti del sindacato, con uno scopo, spingere il governo americano a sostenere il proprio popolo e non a sperperare denaro in guerre da loro stessi provocate.
I metalmeccanici statunitensi sull’onda dei principali gruppi automobilistici, stanno scioperando non solo per il rinnovo del loro contratto collettivo di lavoro, ma per la rinegoziazione globale e al rialzo delle condizioni contrattuali.
Infatti, oltre a chiedere principalmente sostanziali aumenti di stipendio (del 40% nell’arco di 5 anni), fondamentali per recuperare un potere di acquisto indebolito da un’inflazione fuori controllo, procurata dalle politiche estere scellerate della presidenza Biden che ha bloccato i contratti di lavoro. Il sindacato chiede anche una riduzione, a parità di salario, dell’orario di lavoro.
Le industrie facendosi carico senza incentivi del governo, impegnato a scialacquare il denaro dei cittadini in aiuti incondizionati a Kiev e Gerusalemme, sono disposti ad aumentare gli stipendi del 20%, nonostante il calo di domanda a scapito del profitto.
Il 2024, l’ultimo anno probabile della presidenza Biden, sarà ricordato come l’anno dei conflitti sociali.
Il malessere sta dilagando in tutte le categorie del paese.
Un’altro settore in seria difficoltà è il mondo dorato della celluloide, il mondo dello spettacolo privo di fondi incrocia le braccia, e i produttori sono poco propensi ad investire il proprio capitale nella mecca del cinema Hollywood.
Presto gli scioperi potrebbero esplodere nella Sanità, nella scuola, nelle università, nelle forze dell’ordine. In alcuni stati, gli stipendi vengono pagati con sofferenza.
Anche in Europa il problema inizia ad emergere prorompente, gli agricoltori nel silenzio della stampa hanno occupato le capitali europee. Con l’arrivo in massa dei trattori davanti la sede del parlamento europeo, la Stampa, fino ad allora silente, non poteva continuare a mantenere la “cecità di servizio’, ha iniziato a parlarne in linguaggio vaporoso.
Per mesi aveva nascosto all’opinione pubblica, quanto accadeva in Olanda, Germania, Francia, Belgio e Spagna.
Le proteste stanno dilagando in Europa, gli organi di stampa hanno compreso che non potevano più
attenersi agli obblighi imposti da Bruxelles, ormai sulla via del tramonto. Sono crollate le favole del COVID che hanno costretto milioni di persone al carcere domiciliare, pur in assenza di reato. Arresti domiciliari serviti ai signori della UE, solo per andare avanti impunemente con i loro decreti, pur di limitare la sovranità dei popoli.
Si sono inventati il contentino dello smart working per tenere i lavoratori impegnati nelle loro case, dando al lavoratore l’illusione di riappropriarsi del proprio tempo.
La storia è memore di se stessa, nell’800 nelle filande delle Fiandre, i lavoratori lavoravano senza protezione sulle orecchie nonostante il frastuono, un obbligo del datore di lavoro per impedire che il frastuono permettesse di comunicare tra loro.
Anche le pause erano contingentare, non più di due per volta, i datori di lavoro temevano che gli operai confrontandosi tra loro avrebbero rivendicato maggiori salari, pause più lunghe, migliori condizione di lavoro, che avrebbe inciso sul profitto.
In molti stabilimenti occidentali sta tornando questa politica di sfruttamento del lavoratore, anche per assenza dei sindacati, ormai collusi con la politica. Inoltre, l’avvento sulla scena globale nei decenni scorsi dei produttori delle economie emergenti, Cina e Sud Est asiatico su tutti, ha spinto le economie occidentali per recuperare produttività a cinesizzare il lavoro, adeguandosi a logiche che si credevano superate: diminuzione delle tutele contrattuali, aumento della flessibilità, delocalizzazioni prima delle produzioni cosiddette a basso valore aggiunto e poi di interi comparti industriali,
Ora negli Stati Uniti, al di là delle strumentalizzazioni politiche inevitabili visto che gli scioperanti sono tirati per la giacchetta nell’anno elettorale sia dal presidente democratico Joe Biden, sia dallo sfidante repubblicano Donald Trump.
I lavoratori metalmeccanici, stanno tentando di fare quel salto qualitativo delle condizioni di lavoro che mancava da tempo. E la settimana lavorativa di quattro giorni sarebbe il primo vero cambiamento. Ma c’è di più. I sindacati rivendicano il ripristino del COLA che non è la famosa bibita con le bollicine, ma l’acronimo di Cost of Living Allowance che non è altro che una sorta di (+) scala mobile italiana, un meccanismo di indicizzazione dei salari al costo della vita.
Ulteriore istanza e non meno importante, la richiesta di estendere la copertura sanitaria e quella di fondi pensioni.
Sono temi che toccano anche i lavoratori europei, anche se affrontati con sensibilità diversa per la politicizzazione dei sindacati. Soprattutto in Italia il sindacato è diventato il braccio armato dei partiti. Hanno dimenticato il loro compito per cui sono stati fondati, tutelare i lavoratori. Negli ultimi decenni soprattutto con la sinistra al governo, si sono trasformati in sezioni politiche sostituendosi a quelli che erano gli uffici di collocamento oggi Centri per l’Impiego.
Prevedo un anticipo torrido dell’estate già a partire del secondo trimestre, assisteremo a piazze incandescenti da parte degli operai metalmeccanici che vedono svanire il posto di lavoro.
Maurizio Compagnone
Analista Geopolitico
Tristissimo ma vero, e in Latino America cosa succedera? Triste anche quando si nasce o si abita dalla parte sbagliata del mondo. Sanità, cultura, lavoro= 0. Solo homofobia, fame e ingiustizie eclatanti. E il pianeta continua a gridare, vedi in Amazônia!