Ripresa nazionale
Le apprensioni ci sono ancora tutte. Lavorare, ora, significa anche tentare di sopravvivere. Per la nostra Costituzione sarebbe anche un diritto. Il lavoro è un “servizio” a fronte di una remunerazione. E, su quest’assioma, vedremo come risponderà il mercato nazionale. Senza dimenticare la necessità di rispettare certi comportamenti sociali dettati anche dal buon senso. Ora si cerca anche un’occupazione per necessità, più che per scelta. Ciò che non si rifiutava prima, oggi è ambito. Intanto, l’indice dei senza lavori è in “salita”.
Oltre le utopie della politica, resta fondamentale il concetto d’equità nella distribuzione delle risorse. Questa, a ben osservare resta la parte più difficile che i futuri decreti ministeriali non potranno disciplinare. Anche per il 2024, resterà difficile ritrovare l’impegno; perché mancano sempre i mezzi per poterlo concretare. Certo è che le scelte che si fanno oggi condizioneranno quelle di domani. La nostra è sempre stata un’economia fragile. Oggi, in UE, abbiamo più necessità di tutti gli altri Paesi membri. Come, e quando, si concreterà la ripresa economica nazionale? Una domanda che non può avere, al momento, una risposta univoca. Certo è che la politica potrebbe assumere una”differente” funzione.
Tuttavia, saranno sempre i ceti più “deboli” a pagare il prezzo più alto della recessione. Ora non resta che capire chi, e come, sarà in grado di garantire un minimo vitale per tutti e senza “contropartita”. Dalle colonne di questa testata saremo sempre disponibili ad avviare un dialogo con chi ritiene d’avere “argomentazioni” da esporre per dare valenza alla ripresa nazionale oggi solo meramente formale.
Giorgio Brignola