Politica nazionale

Il popolo sovrano due

di Roberto Chiavarini

Consiglio di leggere fino in fondo.

Mi rifaccio all’art, 21 della costituzione italiana “….tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione”.

Preciso che ciò che vado a narrare, non costituisce affatto la verità assoluta, e ci mancherebbe altro ma, solo e soltanto, il mio libero pensiero che rappresenta la logica conseguenza dell’aver vissuto gli storici “Moti Studenteschi”, sui cui valori, noi della nostra generazione, abbiamo edificato il nostro “credo politico”.

E se pensate che ci siamo sbagliati, noi della nostra generazione, prendete il mio scritto e cestinatelo pure.

LA NOSTRA COSTITUZIONE
Bisogna credere nell’affermazione dei valori riconoscibili nella nostra Costituzione, quelli che restituiscono il senso della dignità umana e della civiltà cercando, ogni giorno, di edificare una società più giusta, dove, ad ogni uomo, venga riconosciuto il valore della sua dignità personale, pienamente integrato in un rapporto di solidarietà e di collaborazione tra Cittadini e Stato.

In attesa che ciò possa realmente concretizzarsi, bisogna ammettere tristemente che, oggi, in questa nostra Nazione, siamo caduti in una grande confusione di popoli e di lingue, di leggi e di valori etico-morali!

LA SOCIETÁ VIOLENTA
La nostra evoluta Civiltà contemporanea, complice l’Informatica e la Tecnologia, ha prodotto una Società violenta, fondata sulla ingiustizia sociale, sulla corruzione, sulla raccomandazione, sulla sopraffazione, sugli eccessi, sugli abusi, sui consumi esagerati di sostanze stupefacenti, sulla mercificazione del corpo e dell’anima, il tutto annaffiato da “diluvi” di alcol.

Le questioni sociali, dunque, non si risolvono più attraverso l’equilibrio tra “Diritti e Doveri”, ovvero in tema di “Torti o Ragioni”, ma si determinano sul “Principio di Forza”, e ciò accade in tutti i settori della vita sociale (alcuno escluso) dove si contrappone, cristallizzata, una netta divisione tra una parte dominante ed un’altra soccombente.

Certo, i tempi cambiano, e come se cambiano.

Tanto più, se prendiamo in considerazione i passi da gigante che sta compiendo la tecnologia.

In maniera innaturale, tutto viene rimesso in discussione.

L’avvento della informatica, poi, è stato usato da ciò che io definisco, da tantissimi anni, con l’appellativo di “Sociologismo indotto”, per “ghigliottinare” il Popolo, per metterlo sotto stretto controllo.

Bene.

TRA DIRITTI E DOVERI Ed allora, parliamone di questo cambiamento, confrontiamoci.

Ma nessuno (e quando dico nessuno, intendo dire proprio nessuno) pretenda di entrare in casa mia, senza il mio permesso e tenti di mettere i suoi piedi sul divano del mio salotto, in nome di una qualsivoglia ideologia e, soprattutto, senza che i soliti “noti”, tentino di condizionare il mio pensiero, richiamandomi al ”dovere dell’accoglienza”. Fosse a farlo, financo il più “noto” Papa in persona.

Ricordino lor Signori che, i “Doveri” di un cittadino, diventano tali, solo quando, al pari, vengano garantiti i suoi “Diritti”.

La Carità, la Solidarietà, l’Altruismo, il Buonismo, l’Assistenzialismo, la Generosità, l’Accoglienza, la Benevolenza, la Sostenibilità, sono tutti sostantivi, che, all’apparenza, appaiono come di stampo Cristiano, mentre, in realtà, sono utilizzati dal “Sociologismo Indotto” e/o dalle cosiddette “Menti Superiori” (mica tanto superiori, poi), per annichilire il Popolo.

Perché, a tutela della libertà individuale, tutto deve essere ricondotto a una scelta volontaria del cittadino (che insieme alle scelte di tutti altri cittadini, esercitata attraverso il voto, formino una maggioranza e/o una minoranza nel Paese, in virtù delle quali, si stabilisca se una “cosa” si possa fare, oppure no) e giammai all’assoggettamento e, quindi, alla sottomessa accettazione incondizionata delle altrui imposizioni venute dall’Alto, mascherate (ed è il caso di dirlo) da cristiani sentimenti.

Altrimenti, è a rischio la stessa Democrazia!

I VALORI DELLA NOSTRA CIVILTÀ. I valori della nostra Civiltà Cristiana, si sono fusi insieme in un tutt’uno, formando le coscienze del nostro “Popolo Sovrano” che si è divincolato, nei secoli, dalla sottomissione millenaria della schiavitù materiale e morale imposta dallo “Straniero” (monito cristallizzato storicamente, con il nazionale Inno “il Piave mormorò”).

Ciò nonostante, ricordate che, recentemente, Mussolini decise scelleratamente di allearsi con Dittatore sanguinario, rimettendoci tutto quanto di buono aveva fatto fino a quel momento (ammesso e non concesso che l’avesse fatto), mandando al macello milioni di giovani italiani che credettero in lui e consegnando la sua Nazione, che pure aveva amato, al peggior straniero che la Storia ricordi.

Oggi, a questa Povere Italia, potrebbe succedere la stessa cosa, ma all’arma bianca e mentre osserviamo il mare all’orizzonte, potremmo non accorgerci che uno Tsunami di proporzioni bibliche, sta per abbattersi sul nostro incolpevole Paese.

O per essere più classici in tema di concetto, per guardare il mare all’orizzonte, il popolo non si è accorto che alle sue spalle si è rinnovato l’idolo del cavallo di Troia, naturalmente sotto altre sembianze.

Perché scrivo? Per stimolare la logica che molte volte alberga silente in ognuno di noi.
Poiché, il senso comune, ha una relazione molto importante con la psicologia. Per senso comune, intendo dire quell’insieme di pensieri che sviluppiamo intuitivamente, che precedono ogni ragionamento e che tutte le persone dotate di logica riescono a comprendere e a condividere.

Scrivere, per una persona come me, fuori dagli schemi ed equidistante da tutto e da tutti, formatosi intellettualmente e politicamente nel periodo del “Moti Studenteschi”, diventa comunicazione attiva di una opinione tesa, per quanto possibile, al risveglio delle coscienze e al recupero della nostra Storia Nazionale, attraverso le parole, le frasi e i concetti necessari per scuotere i cuori e le menti, dal torpore in cui è precipitato l’uomo moderno, che ha perso la propria dignità, la propria identità, la propria indipendenza e, la cosa più grave, la propria libertà.

Quindi, la grande disputa, che apre al futuro prossimo, non sta nel fare o non fare ciò che il Potere impone (per carità, sempre al di là dei torti e della ragioni, della buona fede e/o della mala fede messe in campo da quel Potere), ma, quella di stabilire una volta per tutte se, la Costituzione, che qualcuno recentemente (e alla occorrenza) indicava come “la più bella del mondo”, debba ritenersi sempre attuale e, laddove serva, sempre applicabile oppure no, quantomeno nel sacro principio del “Popolo Sovrano”, ovvero, se ogni evoluzione della nostra Civiltà, debba “passare” ancora dalla autorizzazione del popolo (che la esplicita attraverso il “voto di consenso” ai vari programmi politici pre-elettorali), oppure no.

IL FONDAMENTALE MESSAGGIO DI ALDO MORO
Ed è proprio alla luce di questa mia sana riflessione, che voglio ricordare ai più, fino al parossismo (mi scuso se continuo ad insistere su questi argomenti), lo straordinario messaggio che ci ha tramandato uno dei più autorevoli “Statisti” del nostro Paese, Aldo Moro, per come riportato, nel 1977, dal quotidiano “Il GIORNO”, ovvero, un anno prima che il Grande Statista venisse barbaramente ucciso dalla Brigate Rosse:
“Non è importante che gli uomini pensino le stesse cose, che immaginino e sperino lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che […] tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile, nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro, nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.

Ancora prima, tanto aveva affermato nel 1964 l’On. Aldo Moro, al Congresso Nazionale di Roma della Democrazia Cristiana, attraverso un messaggio “ecumenico” di “Riconoscimento dell’altro”, e dell’altrui diritto a pensare diversamente : “Fra i compiti che noi abbiamo, noi Partiti, noi Partiti Democratici soprattutto, è la difesa della Libertà” … “La Dialettica Cittadino-Stato, è ineliminabile”.

LA DIALETTICA CITTADINO-STATO
E qui, devo fare una ulteriore riflessione.

Dunque, Aldo Moro, così affermava perentoriamente: “La Dialettica Cittadino-Stato, è ineliminabile”.

Secondo il mio parere, proprio questa affermazione ci deve far riflettere, poiché, oggi, come ieri, la criticità politica, amministrativa e sociale, che ha escluso di fatto qualsiasi dialettica tra il Cittadino e lo Stato (al netto dei cambiamenti che la “Politica” subì nel 1992 con Tangentopoli), è individuabile nel fatto che i nostri Padri Costituenti, non previdero, a suo tempo, il “voto” diretto del Popolo tanto del Presidente della Repubblica, quanto del Presidente del Consiglio, come peraltro affermò a quell’epoca, in una circostanza riflessiva, anche l’avv. Pietro Calamandrei, Partigiano e Costituzionalista.
Mi sembra che, recentemente, di questo problema, ne abbiano parlato positivamente anche alcuni leader attuali della nostra classe politica.
Ma, queste due eventualità (il voto diretto da parte dei Cittadini del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio), secondo la mia opinione, di fatto, hanno impedito al Popolo, di essere coinvolto e di incidere attivamente nella vita politica di tutti i giorni e, soprattutto, di essere partecipi ai cambiamenti epocali della nostra Società.

Oggi, quei parlamentari, chiusi nella “Stanza dei bottoni”, discutono, si accordano e scelgono chi potrà essere il prossimo Presidente della Repubblica e il prossimo Presidente del Consiglio, mentre il Popolo resta lontano da un evento così estremamente importante per il futuro della Nazione.

Invece, tristemente, il Popolo Sovrano, è divenuto solo e soltanto, passivo testimone di ciò che, la moderna politica, ha valutato e scelto per noi, i cui rappresentanti, sono compattamente (da sinistra a destra) blindati nelle loro decisioni comuni, all’interno dei Palazzi del Potere.

E, con ciò, al momento, è finita pure qualsiasi opposizione politica attiva (eccezioni a parte, naturalmente).

Questa triste realtà, si è potuta determinare negli ultimi due anni, per via della Epidemia che ha portato in sé e con sé, il panico e la morte, che ha ridotto “l’uomo qualunque” in uno stato di sottomissione provocato da un nemico invisibile, condannato al patimento e alla dipendenza, in molti casi anche all’inganno e al conformismo, condizione, quest’ultima, che ha condotto il cittadino, annichilendolo, dritto dritto, verso il cosiddetto “Pensiero unico”.

Di contro, la Epidemia, ha dato vita ad un modernissimo quanto inaspettato “Collettivismo politico”, tenuto insieme chissà con quale collante (naturalmente, sempre finalizzato all’interesse sociale, ci mancherebbe altro!), che ha visto negli ultimi mesi, tutte le forze politiche dell’arco costituzionale, andare unite e direttamente al voto di fiducia, per approvare una quantità enorme di iniziative, senza passare più dal sano dibattito Parlamentare, fino ad approvare i cambiamenti sociali ed epocali che stiamo vivendo, senza il “voto di consenso” da parte del popolo Sovrano.

L’ELEZIONE DIRETTA DELLE PIÙ ALTE CARICHE ISTITUZIONALI
Chiedo a voi tutti che mi leggete con passione: “se, l’elezione del Presidente della Repubblica, e, successivamente, quella del Presidente del Consiglio, dipendessero direttamente dalla volontà del Popolo, oggi potremmo mai vivere ciò che, diversamente, stiamo vivendo da alcuni anni? “.

Così scriveva Niccolò Macchiavelli in tempi lontani dal nostro (Firenze 1469-1527): “Chi viene eletto “Principe” col favore popolare, deve conservare il Popolo come amico”.

A voi la conseguente risposta.

Molti cittadini alzano le braccia di fronte alla enunciazione di questi principi e mi rispondono: non saprei, io non ho nozioni di Politica, né tanto meno di materie Giuridiche e/o Costituzionali e non ho neppure un titolo di studio adeguato.

Per carità, non fatevi prendere dai complessi inesistenti e non cadete nella trappola delle “etichette discriminatorie” ma, diversamente, tirate fuori la vostra autostima di Cittadini Sovrani.

La Politica, è partecipazione attiva del Popolo Sovrano.

I Valori di Libertà e di indipendenza, non sono solo scritti nei libri di qualsiasi Facoltà Universitaria, ma sono “Scolpiti” nei nostri Cuori e nella nostra Mente, impartiti da Dio sin dal momento della nostra venuta al mondo.

Perché, noi nasciamo come uomini liberi.

Nessuno può dirvi “tu stai zitto perché sei ignorante, in quanto “ignori”, come fa in Televisione, coi propri interlocutori, qualche “Sapientone tuttologo”, ospite dei Talk oggi tanto di moda, magari laureato (sempre che lo sia per davvero) in discipline lontanissime dall’argomento che trattano in quel momento in TV.

Nessun Laureato, può discriminare il Popolo e delegittimarlo dall’esercitare i propri imprescindibili Diritti e/o dall’esprimere le proprie e diverse opinioni, giuste e/o sbagliate che siano.

Scriveva Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, che è stato un Filosofo, Drammaturgo, Storico, Scrittore, Poeta, Aforista, Enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e saggista francese: ”Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”.

Di contro, nessun “Tuttologo” può sentirsi custode della Superiorità Morale, Culturale e Intellettuale della nostra Società, proprio nel Paese (l’Italia) che ha visto i Natali di un “Genio” universalmente riconosciuto, come Leonardo Da Vinci, uomo senza Studi e senza Cultura, che descriveva se stesso come: “Omo senza lettere”.

IL GRANDE ESEMPIO DI LEONARDO DA VINCI
Leonardo da Vinci, aveva anche un giudizio negativo di “certi” Sapientoni del suo tempo (una “costante” nei secoli, quella dei “Sapientoni” che tentano di non dare la parola agli “altri”), poiché, a suo dire, sfruttavano l’arte e la creatività altrui e così si esprimeva:
“So bene che, per non essere io letterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere … Gente stolta! Non sanno questi tali ch’io potrei, sì come Mario rispose contro a’ patrizi romani, io sì rispondere, dicendo che … quelli che dall’altrui fatiche se medesimi fanno ornati, le mie a me medesimo non vogliono concedere … or non sanno questi che le mie cose son più da esser tratte dalla sperienza, che d’altrui parola, la quale fu maestra di chi bene scrisse, e così per maestra la piglio e quella in tutti i casi allegherò”.

Infatti, secondo la filosofia di Leonardo da Vinci, la “parola” non conta nulla senza “l’esperienza”, e farsi vanto della conoscenza letteraria, significava “vantarsi” di cose non proprie, ma create da altri.

I DINOSAURI ESTINTI DELLA GRANDE POLITICA
A questo proposito, ricordo anche Antonio Gramsci, che è stato un Politico, Filosofo, Politologo, Giornalista, Linguista e Critico Letterario, il quale, a proposito di “certi laureati”, così si espresse attraverso un suo affermato pensiero:
“Lo studentucolo che sa un po’di latino e di storia, l’avvocatuzzo che è riuscito a strappare uno straccetto di laurea alla sorveglianza e al lasciar passare dei professori, crederanno di essere diversi e superiori anche al miglior operaio”.

Ed infine, penso sempre al Grande Giuseppe Di Vittorio, (Cerignola, 11 agosto 1982 – Lecco, 3 novembre 1957), orgoglio della nostra Terra di Puglia, fra gli esponenti più autorevoli del Sindacato italiano del secondo dopoguerra, non aveva origini operaie ma contadine, essendo nato in una famiglia di Braccianti, ovvero, di chi sapeva interpretare il linguaggio forbito della natura.

Giuseppe Di Vittorio, in possesso della sola Terza Elementare e di professione Contadino, fu Partigiano, Sindacalista, Politico e Attivista fondamentale e determinante per la conquista dei Diritti dei Lavoratori, tanto che nel 1946 venne eletto Deputato dell’Assemblea Costituente e Segretario Generale della CGIL.
Uomo di punta della sua Epoca, la cui fama ebbe largo seguito tra la classe Operaia ed il Movimento Sindacale di tutto il mondo, fu eletto nel 1953, Presidente della “Federazione Sindacale Mondiale”

ROBERTO CHIAVARINI Opinionista di Arte e Politica

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