No al terzo mandato dei Governatori e Sindaci
Sono fermamente convinto che il parlamento non approverà la deroga al terzo mandato per i presidenti delle Regioni e per i sindaci. Non c’è unanimità su un simile provvedimento tra le forze politiche e senza un largo consenso l’iter non procede. A favore, per esempio, si è schierato Matteo Salvini: «Sono a favore sia per i governatori che per i sindaci, non mi interessano i nomi, sono contro i tagli lineari. Se uno è bravo e ha fatto due mandati si deve potere ricandidare e i cittadini poi sceglieranno».
Sul fronte opposto c’è Giuseppe Conte: «Abbiamo sempre pensato che la politica non debba diventare una professione ma sono le professionalità di ogni cittadino a dover essere al servizio della Repubblica».
Luca Zaia, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca senza terzo mandato (per Zaia sarebbe il quarto poiché con un escamotage è già riuscito a farne un terzo) dovrebbero lasciare la poltrona.
Ma a tutt’ oggi la legge non sembra all’ordine del giorno e se non arriverà al traguardo il Pd dovrà trovare un aspirante successore a De Luca, una scelta non facile, perciò si fa largo il nome di Gaetano Manfredi, attualmente sindaco di Napoli, che ebbe alle comunali una buona performance elettorale e che da bravo equilibrista sta riuscendo a guidare la città tra innumerevoli problemi e in Puglia l’aspirante governatore e Antonio Decaro, presidente Anci nazionale e Sindaco di Bari.
Per quanto riguarda il partito di maggioranza la questione del terzo mandato è assai strategica, quanto spinosa, per gli equilibri interni. La premier e lo stato maggiore di Fratelli d’Italia sanno bene che questa è l’occasione per un «reset»:oggi FdI è il primo partito d’Italia e pesa 8 volte in più delle Europee di 10 anni fa. È palese che le candidature vanno discusse sulla base di questo nuovo equilibrio.
Lega e Forza Italia, numeri alla mano, sono ben consapevoli di questa profonda mutazione del quadro politico. E proprio per questo stanno facendo forte resistenza per non perdere i rispettivi posti di comando ed evitare che i meloniani si prendano tutto o quasi. La questione del terzo mandato è assai cara in particolar modo alla Lega. In gioco non c’è solo la partita per le Regioni, ma anche quella per i candidati in molte città (specie al Nord) dove Salvini & co. hanno ancora un forte radicamento: cambiare mano, qui, non farebbe altro che spalancare le porte a FdI.
E dunque non saranno solo le elezioni europee a mettere in subbuglio i partiti il prossimo anno. Esse si intrecceranno con le grandi manovre per gli assetti regionali, per via del veto al terzo mandato. Non solo. Si apriranno le urne anche per una consistente tornata di elezioni amministrative. Andranno al voto ben 5 Regioni: Piemonte, Umbria, Abruzzo. Basilicata e Sardegna.Oltre a 4mila Comuni e 27 capoluoghi di provincia, tra i principali: Firenze, Bari, Lecce, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Pesaro. Quindi un anno di grande impatto politico. Si tratterà di una verifica, a metà mandato, del grado di consenso del governo ma si verificheranno anche i rapporti di forza all’interno delle coalizioni.
Antonio Peragine