Interviste & Opinioni

Il Consumismo compulsivo

L’Opinione di Roberto Chiavarini

Consiglio di leggere questo testo fino alla fine.

Mi rifaccio all’art, 21 della costituzione italiana “….tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione”.

Preciso che ciò che vado a narrare, non costituisce affatto la verità assoluta, e ci mancherebbe altro ma, solo e soltanto, il mio libero pensiero che rappresenta la logica conseguenza dell’aver vissuto gli storici “Moti Studenteschi”, sui cui valori, noi della nostra generazione, abbiamo edificato il nostro “credo politico”.

E se pensate che ci siamo sbagliati, noi della nostra generazione, prendete il mio scritto e cestinatelo pure.

IL CONSUMISMO COMPULSIVO
Nel mondo dei consumi sfrenati degli ultimi decenni, non ci siamo accorti che, dimenticando il vero valore che i nostri nonni e i nostri bisnonni davano alle cose semplici e spirituali di tutti i giorni, abbiamo concorso a far ammalare la nostra società.

Ricordo che, da bambino, la mattina del 6 gennaio, giorno dell’Epifania, trovavo il Presepe pieno di frutti e/o di volta in volta, o una scatola di soldatini, o il Fortino, o il trenino e così via dicendo, ovvero giocattoli dal modesto valore economico (del quale non avevo alcuna cognizione), ma la gioia era immensa.

Con i “pupazzetti”, poi, creavamo autentici canovacci di storie inventate che sviluppavano quotidianamente la nostra fantasia (esplosione della nostra creatività), mentre i ragazzi di questa epoca, le storie, le trovano già fatte dai giochi elettronici, subendole (implosione della loro creatività).

Quello, era il momento nel quale si sviluppava la nostra personalità, evidenziando anche una certa genialità mentre, oggi, milioni di bambini sono assoggettati ad una sola storia indotta dal gioco elettronico, che porta i bambini per mano, inesorabilmente, verso un finale che si traduce in un “pensiero unico”, senza parlare poi, dei computer, dei telefonini, di internet, di you tube e così via dicendo).

Oggi, i bambini hanno i giochi elettronici tutto l’anno, tra i più complessi e più costosi, ma dopo dieci minuti, annoiati, li buttano via.

Un tempo, con poco, i bambini creavano il molto.

Ed è così che, tra qualche decennio, avremo azzerato gli uomini Geniali.

Ahhh … quei genitori che, ai loro figli, non sanno più dire di “no”.

Quanta povertà mentale.

La dipendenza drogata dalla necessità compulsiva di avere tutto e subito, ovvero, di chiedere a noi stessi da adulti di correre sempre di più verso “l’accaparramento” degli inutili beni materiali, che ci vengono subdolamente imposti intellettualmente come a noi necessari, ci ha fatto perdere di vista i veri valori etici, morali e spirituali della vita.

Questo, giustifica gli episodi che vedono protagonisti individui che uccidono financo i loro stessi genitori, per pochi euro, magari per comprare un po’ di droga e/o per comprare le scarpe da tennis firmate.

Intanto, il Sociologismo indotto che, in tutti questi anni, ha alimentato la nostra fame di possesso, in cambio, si è preso tutto, perfino il nostro bene più prezioso: la Libertà.

E a proposito di “alimentare”, ricordate quando nei decenni passati, la carne si mangiava una volta alla settimana e, molta gente, perfino una volta al mese o addirittura una volta all’anno?

Poi arrivarono le multinazionali dall’estero con i loro centri di distribuzione, per vender ai nostri giovani panini alti 20 centimetri e imbottiti di vari tipi di carni e di formaggi, da consumare addirittura più volte al giorno.

Ed oggi, quel potere, fa marcia indietro e ci dice che dobbiamo sostituire le carni con quelle prodotte sinteticamente, e poi ancora con vermi ed insetti vari.

Nel frattempo, mentre quel potere sovranazionale, ci ha indotto alla libertà consumistica, successivamente, distraendoci, ci ha posto sotto controllo con un giro di vite quotidiano e ritmato.

Ma per mettere in atto il suo piano, il “Sociologismo indotto”, ha dovuto dividere il nostro Paese, in “Controllori e Controllati”.

L’ERA DELL’INFORMATICA
Consideriamo che, ai Tempi degli storici “Moti Studenteschi” (i miei Tempi), l’informatica non esisteva, e se esisteva, era agli albori di una nuova frontiera tecnologica.

Infatti, proprio le nuove ed attuali frontiere dell’Informatica, hanno permesso alle “menti superiori” che governano il potere tecnico, finanziario e politico globalizzato (che io identifico da sempre con la definizione di “Sociologismo Indotto), di diventare i detentori assoluti della nostra esistenza.

Insomma, mentre tutto si sviluppa tra i detentori del potere e i detenuti prigionieri di un finto progresso, quei detentori, diventano i nostri tutori (in negativo), dalla culla alla tomba.

Ed è così, che non siamo più padroni della nostra intelligenza (quella naturale), del nostro denaro, della nostra vita privata, delle nostre attitudini, delle nostre parole, del nostro Diritto di critica, del nostro Esercizio del Diritto, dei nostri usi e costumi, del nostro comportamento sessuale, della nostra religiosità, della nostra idea di Famiglia, della nostra salute.

Hanno finito per insultare e deridere perfino la nostra stessa integrità morale (con la conseguente criminalizzazione di alcune categorie produttive ed indipendenti del nostro Paese).

Abbiamo perso il senso civico della nostra proprietà privata (mentre qualcuno vorrebbe eliminarla per legge) intesa come rifugio domestico, nel quale far crescere, educare e istruire la prole e la discendenza.

Il “Sociologismo indotto”, ha condizionato l’Opinione Pubblica, sminuendo i Diritti di proprietà e della famiglia, come se fosse sterco del Diavolo e, quindi, associandoli all’avidità e al materialismo dell’individuo.

Hanno eliminato il denaro contante (una autentica tragedia sociale), per dar vita ad un interscambio primordiale, che ci riporta indietro di migliaia di anni, ovvero il baratto, nel nostro caso dei numeri. Ma di questo, ne riparlerò in una mia prossima opinione.

INVERSIONE DI TENDENZA … C’ERA UNA VOLTA LA POLITICA
Qualcuno, recentemente ha pubblicato un libro dal Titolo “Il mondo al contrario”.

Avevo scritto una mia opinione su quel libro, ma poi ho lasciato perdere.

D’altronde, chi legge le mie opinioni degli ultimi cinque anni, sa che ho sempre scritto su questi argomenti. Soprattutto sul capovolgimento del sistema elettorale in Italia, che ha consentito tutto ciò che è accaduto negli ultimi dieci anni nel nostro Paese.

Infatti, il Popolo, da sempre costituzionalmente Sovrano, votava i propri rappresentanti politici, affinché fossero i “portatori sani” delle sue istanze in Parlamento, al fine di scrivere leggi, decreti e provvedimenti, che avessero reso la nostra società più giusta e più a misura dell’uomo moderno.

E, il Popolo, era preso sul serio dalla Politica di allora, perché ogni partito dell’arco Costituzionale, per curare il corpo elettorale simpatizzante, aveva una propria sede gerarchica centrale a Roma, che curava le dinamiche di voto attraverso le sedi periferiche operanti in ogni regione, in ogni città, in ogni provincia e in ogni paese.

Insomma, una struttura verticale che consentiva ai cittadini, dal nord al sud, animati da diverse idee politiche, di avere accesso diretto alla politica di riferimento, presso la quale, potevano trovare la propria corrispondenza e collocazione ideologica, con la conseguente partecipazione attiva alla vita sociale.

I gestori di quei partiti, a partire da quelle sedi centrali a quelle periferiche, dovevano ascoltare le voci del proprio elettorato, per dare continuità al conseguimento del loro consenso elettorale.

Poi, venne Tangentopoli e, il percorso di sopraffazione e di delegittimazione del potere politico, portò alla estinzione dei “Dinosauri” della Politica e di tutti i partiti politici per come li avevamo conosciuti un tempo (furono fatti salvi dalla Storia, solo alcuni partiti di opposta tendenza) e tutto si concluse, dopo quasi trent’anni da quell’evento giudiziario, con il famigerato “taglio dei Parlamentari”, che maturò come la logica conseguenza della storia recente italiana, ma in chiara antitesi con quanto avevano stabilito, nell’immediato dopoguerra, i nostri Padri Costituenti.

In estrema sintesi, la Politica, da oltre trent’anni, di fatto è entrata in crisi tradendo, così, il principio del suo mandato, rinunciando al suo stesso ruolo, seguendo le pressioni dettate dal Potere sovranazionale Tecnico-Finanziario (ed oggi anche dal Potere Sanitario, in quanto tale), tanto da creare meccanismi che si sono capovolti e poi ritorti contro gli stessi cittadini che, a loro volta, si sono trasformati da Popolo Sovrano (Costituzionalmente riconosciuto) in sudditi di un sistema infernale.

Mentre un tempo i Candidati Politici erano scelti e/o condivisi anche con il consenso periferico del popolo, oggi, nella maggior parte dei casi, i Candidati sono “calati” sulla scena politica dai poteri forti nazionali e sovranazionali.

Quindi, con la eliminazione della capillare e verticale gerarchia politica sul territorio, il cittadino ha perso il controllo e il contatto diretto sulla politica stessa (nel suo ruolo di cittadino Sovrano), diventando parte passiva del meccanismo elettorale.

E da quando sono state indette le moderne elezioni, i votanti si devono affidare alla miglior proposta sommaria di ciò che i Partiti centrali promettono all’elettorato, subendola e senza la possibilità di contrattare le varie istanze locali, figlie della necessità quotidiana.

Molti giovani che facevano parte della “Gioventù politica”, avevano più facilità nel tentare la scalata politica nei partiti di appartenenza, determinando, così, un naturale avvicendamento generazionale di uomini e di idee.

E quei giovani, erano tutti preparati sulle dinamiche politiche e amministrative del paese. Perché le sedi di quei Partiti, erano le vere Università della vita.

Qualche buon tempone, recentemente, ha proposto la eliminazione della politica e delle stesse elezioni, pensando al nepotismo gestionale della cosiddetta “cosa pubblica”, per generazioni e generazioni ancora.

Di contro, mi sarei aspettato che uomini politici di buona volontà, non si fossero contrapposti alle idee liberali dei nostri Padri Costituenti, i quali, evidentemente, se decisero la quantità di parlamentari necessaria per avere accesso nelle Camere istituzionali, un motivo di democrazia applicata, ci sarà pur stato.

E non sono valse neppure le voci dei pochi, che si richiamavano alla incostituzionalità di certi provvedimenti amministrativi adottati dalla politica.

IL POTERE COAGULATO
Attenzione, però.
Certi provvedimenti, negli ultimi dieci anni, sono stati proposti da una certa parte politica pur non avendo un mandato popolare di maggioranza e che ha operato su pressione degli altri poteri nazionali e sovranazionali (quella parte del nostro Paese che, la Storia, a torto e/o a ragione, ha risparmiato da Tangentopoli e che ha governato per moltissimi anni con diversi escamotage tecnico-Istituzionali, legali naturalmente, giustificati, però, da chi prese le redini in mano, solo da un senso di alta responsabilità che peraltro nessuno gli aveva chiesto).

I vari poteri, nel frattempo, si sono coagulati in un tutt’uno e, per farla breve, alla fine, ci hanno persuasi che, quel Potere compattato, avesse un diritto illimitato sulle ricchezze dei cittadini e che, l’unica questione, fosse quella di vedere quanta parte di questo suo diritto, il Potere, potesse pretendere”.

Anzi, siamo entrati in una fase patologica del Potere, quando esso stesso pretende di controllare ogni nostro movimento di cittadini liberi, da quello economico a quello fisico.

Ovvero con il ribaltamento delle forze in campo, da una parte tutti i poteri compattati e dall’altro il Popolo, tanto da rendergli impossibile qualsiasi incidenza sulla vita di tutti i giorni.

E allora, chiedo a me stesso: “… come può essere veramente libero l’uomo, se gli si negano i mezzi per esercitare la propria e individuale libertà?”

Ripeto fino al parossismo: una delle Leggi naturali che governa la specie umana, è il diritto dell’uomo al godimento e all’uso della sua proprietà privata.

E, i guadagni dell’uomo moderno, sono sua proprietà prima ancora della sua terra, della casa in cui vive, della sua auto e così via dicendo.

In verità, nell’Era post-industriale, i guadagni sono, probabilmente, la forma prevalente di proprietà privata.

Infatti, la ricchezza dell’uomo, è strettamente correlata alle capacità produttiva di ogni singolo individuo libero.

La Proprietà e la Libertà sono inseparabili: quando il Potere porta via la prima, esso invade anche l’altra”.

SOLIDARIETÀ, GIUSTIZIA ED EQUITÀ E, tutto ciò, è garantito sempre dalla nostra Costituzione.

Mi riporto in estrema sintesi (e nel suo insieme) al disatteso articolo 53 in materia di tassazione (anche se la maggior parte degli italiani ne ignora la presenza e la importanza…) che rappresenta il punto nevralgico della nostra Costituzione, quello che consente alla Costituzione stessa, di funzionare come motore di solidarietà’, di giustizia e di equità tra le genti.

Questi, sono, comunque, i principi ai quali qualsiasi Democrazia avanzata al mondo, dovrebbe guardare con attenzione, la cui eco lontana arriva dall’America degli anni 60, quando anche quel Paese stava per cadere in una tentazione sociale simile, situazione peraltro denunciata pari pari, da un famoso Senatore dell’epoca, che ne intravide e ne previde i pericoli.

Insomma, come può essere libero l’uomo, se i frutti del suo lavoro non siano a sua disposizione perché ne faccia quel che più vuole, ma vengono trattati dal Potere Amministrativo, invece, come parte d’un fondo comune di ricchezza pubblica, dal momento che, oramai, siamo tutti controllati capillarmente grazie all’informatica, in piena violazione della nostra privacy e, soprattutto, in violazione di quanto previsto in materia dalla nostra Costituzione?

Vi sembra normale e democratico che se prendi i Tuoi soldi dal tuo conto corrente, devi dire al cassiere della Banca cosa ne devi fare?

E pensare che un tempo esisteva il cosiddetto “Segreto Bancario”.

Insomma, in linea di principio, qualsiasi governo degli ultimi decenni, si è intromesso in fatti che non lo riguardavano assolutamente e dai quali avrebbe dovuto astenersi del tutto.

D’altronde, i politici venivano mandati in Parlamento per tutelare gli interessi dei cittadini e giammai quelli delle Banche, delle Multinazionali, delle Industrie e così via dicendo.

Ecco dove risiede il fallimento della Politica.

Pensate solo che l’extra profitto delle Multinazionali Farmaceutiche (con l’emergenza vaccini), delle Banche (con l’emergenza della crisi economica e dell’avvento della moneta digitale), dei Produttori di Armi (con l’emergenza delle Guerre) e della Energia Elettrica (con la crisi energetica), hanno prodotto per quelle Aziende, utili mai visti prima.

E quando qualche politico voleva tassarli, è stato preso di mira proprio da chi diceva di voler tutelare il Popolo.

Non appaiano esagerati i miei concetti, poiché non bisogna dimenticare che, la difesa dei principi democratici e liberali, non rappresentano un vizio, mentre la ricerca spasmodica della uguaglianza sociale (molto diversa dalle pari opportunità) non costituisce affatto una virtù.

L’UOMO GIUSTO Ma c’è sempre l’Uomo Giusto, biblicamente riconosciuto, simbolo supremo dell’ideale e dell’equidistanza, che lotta quotidianamente per non farsi sottomettere da chi vorrebbe cancellare la nostra identità nazionale e le nostre tradizioni.

Essere coraggiosi, sosteneva qualcuno, è l’inizio di una grande trasformazione sociale.

Non importa se il coraggio lo si deve cercare o costruire, l’importante è lottare politicamente e trasversalmente per la conquista di un ideale di giustizia, per non lasciarsi intimorire da chi vorrebbe cancellare la nostra identità nazionale e le nostre tradizioni e per non cadere in tentazioni già vissute in passato dal nostro popolo.

DIVIDI ET IMPERA
Bisogna rifuggire, soprattutto, dal “Divide et impera” che spacca il Popolo, rafforzando il loro potere.

Divide et impera, è un motto latino che significa in italiano dividi e conquista, con il quale si intende che, la divisione, la rivalità, la discordia dei popoli assoggettati, giova a chi vuol dominarli, che spacca il Popolo, rafforzando appunto il loro potere.

Di contro, chi gestisce il potere, non si rende conto che facendo aumentare i poveri, non fa altro che aumentare l’esercito dei cittadini in sofferenza e che un giorno, vicino e/o lontano non importa, si compatterà anch’esso e chiederà conto ai responsabili di questo digradare della Società contemporanea.

 

LA SCALATA SOCIALE
Una volta esisteva la cosiddetta scalata “verticale” (meglio conosciuta come la scalata sociale) grazie alla quale, l’ultimo dei cittadini, poteva aspirare a diventare, nel tempo, uno delle prime personalità in qualsiasi settore della vita comunitaria.

Mentre, oggi, nei cantieri messi su da chi vuol edificare un nuovo mondo, è stata posta in essere una netta quanto insuperabile linea “orizzontale”, che divide nettamente il Potere che sta su, dal Popolo che sta giù, quel Popolo che, proprio malgrado, viene indotto alla povertà e alla perdita di qualsiasi Diritto.

E tutto ciò sta accadendo in una sorta di “esperimento di ingegneria sociale” (che riporta alla mente gli esperimenti di sovietica memoria degli inizi del ‘900), ovvero quello che costringe qualsiasi cittadino che non sia “agganciato” al potere, di rimanere schiacciato nel recinto della massificazione sociale, in modo tale da annichilire le personalità e le potenzialità dei singoli individui.

Certo, l’attuale crisi sociale si è acuità ancor di più, anche a causa del decadentismo della Chiesa, che ha permesso che fossero rimessi in discussione i valori Etico-Morali e Spirituali, che sono stati il fondamento assoluto della nostra Civiltà.

Da parte nostra, non dovremo mai dimenticare che, la nostra Storia Nazionale, è stata scritta utilizzando come inchiostro il sangue dei nostri nonni e dei nostri Bisnonni, in memoria dei quali, dobbiamo portare tutti il massimo rispetto.

Ci mancherebbe altro.

Questa è la mia Opinione.

ROBERTO CHIAVARINI Opinionista di Arte e Politica

3 thoughts on “Il Consumismo compulsivo

  1. Oggi si vive in una società fluida, ovvero in una società fatta di storie personali
    e rapporti pubblici distinti da particolari e conformazioni che si vanno degradando e ricostruendo ex-abrupto, in maniera esitante e aleatoria, fluida.
    E’ un universo ove ogni cosa defluisce e niente sembra stratificare, dove le de-
    marcazioni sono evanescenti, dove ciò che è equo e ciò che è iniquo si emulsionano osmoticamente.
    Essere circoscritti in una società globalizzata è testimonianza d’inadeguatezza e
    depauperamento sociale.
    La globalizzazione compromette fondamentalmente la connessione sociale su
    gamma locale, portando alla creazione di un ariston della mobilità in grado di anni-chilare lo spazio.
    Questa condizione rischia di divenire apportatrice di perniciosi esiti, a motivo
    della disarticolazione dei sistemi di presidio.
    Nell’età moderna ogni cosa veniva data come una stabile edificazione.
    Contrariamente, oggi, in epoca postmoderna, qualsiasi prospettiva dell’esistenza
    può essere riplasmata artatamente.
    Allora, niente ha perimetri icastici, decisi irrevocabilmente.
    Ciò non può che condizionare i rapporti umani, diventati a questo punto defetti-
    bili, poiché, come il mitico Orfeo, non ci si vuole avvertire reclusi in una matrix, in una catorbia ontologicamente esistenziale.
    Né per retorica né per compiacenza, ma per intima e tetragona convinzione, con-
    divido i valori enunciati da Roberto Chiavarini.
    E’ una questione generazionale.
    Assunti, seppur non in senso metafisico, largamente universalizzati e condivisi
    a livello generazionale post-bellico.
    Questa è l’era in cui vengono esaltati, tra altre cose:
    infodemia, linciaggio mediatico basato sulla calunnia, psicologia di massa orga-
    nica al potere.

    Infodemia:

    s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate
    con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.
    (https://www.treccani.it/vocabolario/infodemia_(Neologismi)/?search=infodemia)

    L’infodemia può essere considerata una forma di oscurantismo reazionario, pro-
    grammatico.
    Ex-ante la Rivoluzione francese, vigeva l’oscurantismo imposto dall’Ancien
    Régime, con la complicità della Chiesa di Roma.
    Il popolo viveva in un’ignoranza coatta, non perché era inetto, ma perché si
    spaccava la schiena a solis ortu usque ad occasum, dall’alba al tramonto.
    (Carlo V che riprende la Genesi:
    Sul mio impero non tramonta mai il sole).

    La Bibbia non poteva essere venduta né, tantomeno, letta.
    Era in Latino (che il popolo non conosceva) e poteva essere letta, tradotta, inter-
    pretata e diffusa solo dal Clero.
    L’infodemia, in un certo senso, sortisce lo stesso portato.

    Linciaggio mediatico.

    I Romani lo chiamavano Damnatio memoriae.
    L’imperatore Ottaviano Augusto ordinò la Damnatio memoriae del faraone Cleo-
    patra.
    Ordinò la distruzione dei vasi, delle monete, degli oggetti, di qualsiasi manufatto
    che riportava l’effigie di Cleopatra.
    Ordinò di riprodurla con tutt’altre, nefaste sembianze.
    Dal punto di visto storico-letterario, ne fece cesellare un fatale monstrum.
    Il lanzichenecco, prezzolato Quinto Orazio Flacco, celebrò così la morte di Cleo-
    patra:

    Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus.
    Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con il piede libero.

    Cioè, ci si può dare alla pazza gioia.
    Orazio (Odi, I, 37, 1)

    Historia docet, sicché, in tempi moderni, il linciaggio mediatico retorico, scusso
    di fondamento cogente, è diventato un machiavellico stereotipo.

    Psicologia di massa organica al potere

    Vale a dire laboratori sperimentali globali, di massa.
    Paura, lockdown, controllo digitale a tutti i livelli (sanitario, monetario, privacy).
    Il 1° febbraio 2024 è entrato in vigore il DSA ( Digital Service Act), la legge
    europea sul controllo dei contenuti digitali.
    E ancora, lo European Media Freedom Act (Legge sul controllo degli apparecchi
    telefonici e informatici dei giornalisti).
    L’IT Wallet (il portafoglio digitale italiano) che contiene tutti i dati sensibili di
    ogni individuo:
    codice fiscale, tessera sanitaria, tessera elettorale, conti bancari, etc.
    L’EUDI (European Union Digital Identity), che non ha bisogno di glosse.

    Divide et impera?
    Certo, Filippo il Macedone docet.
    Semper Historia docet.
    Contrapporre e spaccare:
    Per i diversi colori della pelle;
    Per le diverse religioni;
    Per le diverse classi sociali;
    Per le diverse etnie;
    Per la diversità del sesso (Uomo, Donna, Gender fluid);
    Per la violenza sulle donne, nel tentativo di convincerle che tutti gli uomini sono
    uguali.
    Altro …

    Ribadisco la mia totale adesione all’estetica esposta da Roberto Chiavarini, nella
    mia totale, ovviamente relativa, libertà di pensiero.
    Non sono nichilista, ma non riesco a esse ottimista, almeno a breve scadenza.
    Purtroppo vedo e leggo troppi tribuni della plebe.
    Sempre solerti nel contestare, nondimeno mai proclivi a prescrivere panacee.
    Flatus vocis.
    All’Umanità non posso che augurare che George Orwell sia stato un romantico
    sognatore.
    Ahimè, cosa di cui dubito.
    Concludo con:
    Sursum corda!

    (lat. «[leviamo] in alto i cuori»).
    Locuzione latina che appartiene alla prefatio nella messa in latino;
    è usata, volgarmente, come aspecifica esortazione a farsi coraggio.

  2. Grazie mille…non posso che essere d’accordo con le Sue riflessioni in merito a tutti questi complessi argomenti ,mentre mi tornano alla mente con un po’ di nostalgia quei tempi (che sono stati anche i miei) in cui i valori non si misuravano dagli oggetti che si possedevano, ma dal calore e dai valori spirituali che la famiglia trasmetteva di cui io sarò eternamente grata ai miei Genitori. Grazie di questa importante condivisione

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