I A – Intelligenza Artificiale? Dipende…
I A è la sigla dell’ Intelligenza Artificiale, che ha cambiato il tragitto della Storia nel corso del XX sec.
In effetti, già dai primi del XVII sec. si iniziò a costruire congegni per calcolare operazioni con pochi numeri, e da Pascal in poi si riuscì a creare macchine dette analitiche, antenate del calcolatore elettronico.
Ma fu solo nel ’36 che l’inglese Alan Turing mise a punto un modello che dette una svolta, e nel ’56 a un famoso convegno negli USA fu usata l’espressione Intelligenza Artificiale.
Da allora, sono stati fatti molti passi avanti fino ad arrivare all’ AI Act, una proposta di legge dell’ UE che definisce 3 livelli di rischio nell’uso delle intelligenze artificiali. Nel frattempo è nata l’ algoretica, quando all’inizio di quest’anno i rappresentanti delle tre religioni monoteiste si sono visti in Vaticano per richiedere un approccio etico all’uso dell’algoritmo e quindi dell’Intelligenza Artificiale: tale etica si basa sui principi di trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy.
Le religioni d’oriente stanno riflettendo in Giappone sugli stessi temi.
Gli interrogativi sono molteplici: una quantità di domande rimangono ancora senza risposta. Per esempio, che accadrà nel mondo del lavoro? La disoccupazione aumenterà ancora? Una cosa è certa: l’Intelligenza Artificiale non dovrebbe sostituire l’essere umano, ma solo affiancarlo e sostenerlo, aiutandolo nello svolgimento dei compiti. Ma come s’intende procedere? Chi detiene i mezzi di produzione esercita un’egemonia che sfugge al controllo dei più, e ha più interesse alla sostituzione del lavoratore che all’affiancamento, al sostegno o all’aiuto – per evidenti motivi di riduzione di spese, quindi di maggiori profitti -.
Possiamo davvero pensare che ciò sia eticamente sostenibile…?
Come si vede, si tratta di una problematica molto complessa, che coinvolge una quantità di aspetti fondamentali e in particolare quella parte della filosofia che si chiama appunto etica: ovvero, ciò che più conta alla fine, per progettare un futuro degno di essere vissuto dalla maggior parte degli abitanti del pianeta.
In sostanza, stiamo dunque parlando di Filosofia della Scienza che prendendo le mosse dall’antica Grecia per proseguire con Cartesio, Galileo e quant’altri ha segnato fasi importantissime della Storia dell’umanità, lavorando molto sul problema del metodo per esempio, e sulle implicazioni e conseguenze dello sviluppo scientifico. Oggi quella sfida è più che mai attuale, e coinvolge come e più che in passato tutti gli aspetti della vita e della società: non c’è un minuto da perdere, poiché sarà dalla riflessione su tutto questo e dall’elaborazione di linee da seguire secondo modelli di comportamento accettabili che dipende la qualità del nostro futuro e quello delle nuove generazioni.
Sandra Fallaci©
I posti di lavoro diminuiranno vertiginosamente, già si sa… avremo molto tempo e zero soldi… non avrai niente e sarai felice! 🙁
È proprio vero che siamo immersi in pieno in una nuova Età dell’Ansia, che fa seguito a quella del secolo scorso, segnalata dal poemetto del poeta W.H. Auden (The Age of Anxiety, pubblicato nel 1947, e solo la data la dice lunga). Questa definizione si adatta un po’ a tutto il ‘900, tranne probabilmente quella “belle époque” degli anni ’50/60 nella quale noi boomers abbiamo avuto la fortuna di vivere infanzia e adolescenza. Ecco perché parlo di una nuova età dell’ansia, questa presente, dove siamo circondati da minacciose nuvole nere che dal fondo dell’orizzonte paiono avvicinarsi, epidemie, guerre, il cambiamento climatico, l’Occidente che sembra sempre di più un fortino assediato e, ultime ma non ultime, scienza e tecnologia che sembrano abbastanza fuori controllo. E l’IA ne è forse la manifestazione più emblematica. Nata come l’ennesimo sogno delle solite magnifiche sorti e progressive, minaccia di diventare l’ennesimo incubo, se non sapremo tenerla sotto controllo.
Bell’articolo che però pecca di ottimismo. Non è vero che non c’è un minuto da perdere, ormai il tempo è finito e il processo di adozione dell’IA in vasta scala e in funzione sostitutiva (non certo affiancatrice) dell’uomo è certo e irreversibile. Sarà solo questione di tempo vederlo attuato quasi ovunque. Il processo marcia velocemente ma, fortunatamente, non ce la farà a prendermi… io avrò lasciato questo mondo prima che lui arrivi!
Tre soli saranno i futuro i gruppi sociali : chi detiene la tecnologia ( compreso chi la finanzia) , i creativi e gli schiavi.
Finché l uomo pensa ad un profitto personale a scapito degli altri esseri non potrà esserci una soluzione “umana”. È cambiando i principi interiori e avendo comprensione dell’ altro che si potrebbe vivere tutti un po’ di più come fratelli