Notaro Iacopo e Riccardo da Lentini alla Corte di Federico II
Spirito tollerante e colto Federico II fece della sua corte di Palermo un ritrovo di scienziati europei ed arabi. In quel tempo in Sicilia si parlavano tre lingue, portatrici delle tre civiltà che l’avevano dominata: Greca, Araba, Latina, tanto che Palermo fu definita “Urbs felix, populi dotata trilingui” (Pietro da Eboli); oltre queste lingue si vide spuntare il primo germe del “volgare eloquio”e la città’ divenne la culla della lingua italiana. Gli stessi Dante e Petrarca testimoniano esplicitamente che alla corte di Federico nacque la letteratura italiana che trovò i sui presupposti nella “Scuola poetica siciliana”. La corte di Federico II, nei ristretti termini cronologici in cui essa si colloca, rappresentò il modello letterario che più si staccava da quelli sino ad allora erano rappresentati nel resto dell’Italia per l’apporto letterario fu dato dai Suoi amministratori. La Scuola Siciliana si sviluppò tra il 1230 ed il 1250 per volontà del Sovrano di creare una nuova poesia laica, da contrapporsi al predominio culturale che la Chiesa aveva nel periodo, altresì non Municipale, da opporsi alla produzione poetica comunale e aristocratica, che ruotasse, cioè, intorno alla sua figura. È proprio questa novità, che vede nascere figure come Jacopo da Lentini, Rinaldo D’aquino, ed altri ancora, nonché lo stesso Federico ed i figli. L’attività letteraria della Corte rappresenterà il primo standard culturale italiano costituito da un’èlite di poeti e dignitari appartenenti all’alta borghesia, funzionari di corte o burocrati di cultura universitaria e laica. Essi scrivevano poesie solo per diletto attraverso il Siciliano Illustre, una lingua nobilitata dal continuo raffronto con il latino ed il provenzale, le lingue auliche del tempo.
Iacopo da Lentini, visse tra il 1210 ed il 1260, esercitando la professione di notaio imperiale di Catania (Dante stesso lo cita nella Divina Commedia come “l notaro per antonomasia” ), fu anche il poeta siciliano più antico e caposcuola del cenacolo della corte di Federico II. A lui si ascrive l’invenzione metrica del sonetto, diventato poi uno degli schemi tipici della letteratura italiana fino a tutto l’800 ed oltre. Sempre Dante lo definì nel canto XXIV del Purgatorio per Bocca di Bonagiunta Orbicciani il precursore del Dolce Stilnovo, di cui egli stesso sarebbe divenuto il più illustre rappresentante.
Tra i poeti del primo movimento di poesia italiana, detto “scuola Siciliana”, Giacomo da Lentini fu quello che ebbe più larga fama e la cui originale produzione poetica ci è arrivata in maggior copia: a lui sono attribuiti una quarantina tra sonetti e canzoni. I suoi componimenti avevano come temi i motivi provenzali e cortigiani dell’amore e della devozione cavalleresca alla donna, di sensualità depurata ed affinati, composti quasi come mero esercizio letterario e colto. Versi che a volte ricadono in vuote espressioni formali e in esercitazioni di stile, ma che riescono anche ad offrire liriche d’amore spontanee e vivaci come nel celebre sonetto “Io m’agio posto in core a Dio servire”, dove afferma che senza la sua donna “c’a blonda testa e claro viso” in paradiso non voleva entrare “che senza lei non porzeria gaudere”. Teorico autorevole nelle questioni sulla natura dell’amore, il Notaro intervenne nella tenzone svoltasi tra Iacopo Mostacci e Pier delle Vigne scrivendo il suo più famoso sonetto “Amore è un desio che vien dal core” nel quale teorizza che l’amore si trasmette attraverso gli occhi che percepiscono l’oggetto del desiderio, ossia la figura della donna, e la trasmettono al cuore il quale la idealizza e trova la sua gioia in tal desiderare. Fu proprio la concezione dell’amore come passione e non come virtù o introspezione che trattenne il Notaro al di qua del Dolce Stilnovo, anche se fu il primo a dare avvio a quell’evoluzione letteraria della dottrina dell’amore in cui si dibatterono a lungo i poeti del Duecento e che trovò in Dante e Cavalcanti la sua espressione ideale.
Riccardo da Lentini fu non solo l’amico di Jacopo da Lentini (secondo alcune tesi storiche sarebbero cugini) e il funzionario fedele solerte e preparato, ma addirittura il vero Ministro dei Lavori Pubblici di quel mondo, praefectus novorum aedificiorum (addetto alle nuove costruzioni, architetto di corte). Durante il regno di Federico II di Svevia, infatti, l’autorità, il prestigio e la stabilità dello Stato si reggevano, principalmente, attraverso una politica militare che, alla fine, si concretizzava nell’arte della costruzione di fortezze robuste, sicure, imprendibili. La formidabile rete difensiva di cui Federico II dotò la Sicilia, edificando i castelli Ursino di Catania, Maniace di Siracusa, di Caltagirone, di Augusta, di Milazzo, la torre ottagona di Enna, la grande basilica del Murgo, nei pressi di Agnone Bagni fu l’unico esempio di monumento sacro che tuttora rimane in piedi e può considerarsi, fra l’altro,una rarità, una vera e propria mosca bianca. Molti storici sostengono autore anche del celebre ed ottagonale castel del Monte di Andria.
Riccardo da Lentini fu anche erede della romanità, architetto idraulico, utilizzando le acque di S. Gusmano formò un vivaio (vicino ad Augusta). Grazie al suo genio militare sublime ed artistico rimase l’eterno profeta dell’architettura federiciana e pietra miliare dei tanti personaggi illustri lentinesi.
Personaggi illustri lentinesi: S. ALFIO FILADELFO e CIRINO – martiri patroni di Lentini, SS. TECLA & GIUSTINA – vergini Lentinesi, S. EPIFANA – martire Lentinese (12 Maggio), S. NEOFITO – primo vescovo di Lentini (17 Aprile), AGATONE – poeta tragico, GORGIA – filosofo, PITTAGORA – scultore, NOTARO JACOPO DA LENTINI – poeta e inventore del sonetto, notaio imperiale di Federico II, RICCARDO DA LENTINI – architetto imperiale di Federico II, Erodico Medico, Arrigo Testa, Chiaramonte Girolamo,
SEBASTIANO PISANO BAUDO – storico Lentinese, Ortensio Scammacca, poeta tragico, GIUSEPPE LUIGI BENEVENTANO – barone, Alaimo di Lentini, Gran Giustiziere, uno dei principali organizzatori del Vespro siciliano, Paolo Meli, Agatino Castiglioni, Filadelfo Mugnos, Salvatore Ciancio archeologo,
Alfio Sgalambro, CICCIO CARRA’ TRINGALI, Sebastiano Addamo, poeta preside del Liceo Classico Gorgia. Una lunga lista incompleta per motivi di spazio.
Notaro Iacopo, così lontano dai nostri giorni, rappresenta nelle cultura un personaggio “il primo poeta”, ed uno dei fregi d’onore di cui Lentini può fregiarsi di aver prestato alla Storia della letteratura italiana.
Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte