Quando gli algoritmi distruggono la capacita’ di pensare
Dario Patruno
Non appartengo alla classe degli informatici, sono una persona che ha studiato diritto e amante delle regole da rispettare secondo l’antico brocardo ubi societas ibi ius.
Un algoritmo è una procedura di calcolo, uno schema con il quale l’uomo codifica le modalità di elaborazioni dei dati. Gli algoritmi rappresentano o dovrebbero rappresentare l’anima razionale dell’intelligenza artificiale. Le reti neurali sono sistemi di apprendimento che trasferiscono sulle macchine la struttura dei neuroni presenti nell’uomo.
Uno dei maestri italiani del processo civile il prof. Giorgio Costantino, già ordinario di diritto processuale civile all’Università di Roma Tre e avvocato barese ab immemore, ha tracciato in maniera pioneristica la grammatica dell’intelligenza artificiale scrivendo nell’ottobre del 2018, un saggio su “Giustizia predittiva Prevedibilità della giurisprudenza Certezza del diritto”. Afferma tra l’altro: “Per «predire» l’esito di una controversia, occorre anche considerare la normativa che regola il processo: occorre individuare il giudice fornito di giurisdizione e di competenza, le parti legittimate ad agire e a contraddire, le forme ed i termini mediante i quali il diritto affermato possa essere fatto valere, le prove che possono essere chieste e prevedere come queste ultime possono essere valutate. Né appare prudente prescindere dall’esame dei rimedi utilizzabili contro la decisione del primo giudice. Anche la elaborazione della strategia processuale presuppone operazioni complesse. L’analisi di tutti questi elementi costituisce l’oggetto della tradizionale analisi giuridica, della ars combinatoria ovvero dell’algoritmo, che ogni giurista è tenuto a compiere, in funzione della «predizione» del risultato. Recentemente, l’espressione «giustizia predittiva» è utilizzata in relazione alla possibilità della utilizzazione di modelli matematici nella analisi giuridica; in particolare, nella possibilità di servirsi di software e «predire» così l’esito della controversia ovvero per deciderla.”
Al tempo stesso mette in guardia il lettore “L’attenzione dedicata al fenomeno, pertanto, sottende l’interesse alla commercializzazione di un prodotto, attualmente ancora di nicchia, ma suscettibile di sviluppi allo stato ancora difficilmente immaginabili e comunque altamente remunerativi.”
Basti pensare, mutatis mutandis alle applicazioni nella Medicina ove la casistica clinica è utile ma deve essere vagliata attentamente dal clinico medico prima di emettere “sentenze sulla durata di vita dei pazienti. Quindi il vile denaro.
La veridicità di queste affermazioni a distanza di cinque anni diventa patrimonio delle persone di buon senso ma non di quelle che corrono dietro al senso comune di memoria manzoniana. Un esempio?
In questi giorni l’attribuzione delle supplenze da GPS prima e seconda fascia secondo l’Ordinanza Ministeriale n.112/2022 emanata dal precedente Ministro Bianchi secondo l’algoritmo, corretto e migliorato “a suo dire” dal Ministro Valditara, sta creando disparità notevoli che ictu oculi, intervengono a piedi uniti sulla gerarchia delle preferenze.
Le “Procedure di aggiornamento delle graduatorie provinciali e di istituto” di cui all’articolo 4, commi 6-bis e 6-ter, della legge 3 maggio 1999, n. 124 e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo” valgono per gli anni scolastici 2022/23 e 2023/2024.
Se si creano ingiustizie e questo sta generando molti ricorsi al giudice del lavoro, si dimentica ai sensi della Legge 241/1990 i dirigenti e funzionari degli ex Provveditorati, oggi Uffici scolastici provinciali, sono responsabili per gli atti compiuti nell’esercizio delle funzioni da loro esercitate. Abbiano il coraggio di utilizzare l’inciso “altre supplenze correlate ai posti dell’articolo 2 a orario non intero, assegnate dagli uffici scolastici territorialmente competenti anche al di fuori della procedura informatizzata”, contenuto nell’articolo 12 comma 12 della stessa Ordinanza. Hanno il potere infatti e il dovere morale oltre che giuridico, di correggere. Fare appello alla morale serve a non creare disperazione.. I moltissimi ricorsi che stanno pervenendo ai vari Uffici scolastici provinciali dimostrano che la temperatura delle tensioni si è elevata tanto da spingere molti precari storici, esasperati a salire sui tetti degli Uffici scolastici. E’ una bomba sociale da disinnescare al pari di quella dei migranti ma forse di più semplice soluzione. E’partita una petizione per l’abrogazione dell’algoritmo che contenuta in una Ordinanza Ministeriale come atto regolamentare ha valore inferiore rispetto agli atti aventi forza di legge.
E’ non è peregrina la definizione di “algotruffa” parafrasando la parola algoritmo. Il Ministro abbia il coraggio di abrogarlo. Ci vuole coraggio. Ma questo Governo non si deve caratterizzare per le Novità in tutti i settori?
Quindi il giurista, il medico, l’ingegnere e tutte le altre professioni del sapere umano, prevalgano comunque e dovunque con la loro deontologia e professionalità che si addice all’evoluzione del sapere umano e non ci si affidi alle macchine che sono oggetti, opera dell’ingegno ma non essere pensanti, dotati di intelligenza “artificiale” e senza cuore e passione che quando si parla di scuola diventa fondamentale, non fornisce solo conoscenze ma forma coscienze.
foto franzrusso.it