Budapest. Reportage di viaggio del Critico d’arte Melinda Miceli
Camminando per le vie del centro di Budapest disseminate di palazzi ebraici, giunta alla Sinagoga grande ho percepito subito l’idea che l’arte e la cultura ungheresi, sono intrinsecamente legate ai misteri di Vlad, al sapere della kaballah e magia ebraica, sovrapposta e in parte fusa a quella magiara che la accolse. Pertanto non mi limiterò a stendere un ordito che come tanti altri, inneggia ai suoi monumenti, ma a spiegare con una personale chiave di lettura, il loro fascino, penetrandone i misteri occulti e i loro abissi storici.
L’Ungheria è infatti una nazione dalla storia misteriosa ed affascinante, ricca di meraviglie naturali mozzafiato come il fiume Danubio che ha svolto un ruolo significativo nell’identità stessa di Budapest. Lungo il corso del fiume si possono ammirare viste panoramiche e monumenti storici come il Parlamento di Budapest dalla facciata gotica, il Bastione dei Pescatori, e l’Isola Margherita.
Il Palazzo del Parlamento situato a Pest si eleva a 96 metri d’altezza così come la Basilica di Santo Stefano. Possiede una decina di cortili ed una trentina di ingressi. La pianta estremamente elaborata è espressione dell’architettura neobarocca dove l’arte gotica accoglie un’ecclettica sintesi di stili; la sua struttura riprende quella della cupola a base ottagonale della chiesa gotica di Santa Maria del Fiore, Firenze, raddoppiata nei lati e decorata da decine di guglie e archi rampanti.
Il Danubio è stato testimone di molti eventi storici come l’Olocausto, dove il memoriale delle Scarpe sulla riva del Danubio, si erge ancora come il toccante ricordo di una delle tragedia più grandi che la storia ricordi. Il “Danubio blu” è stato anche l’ispirazione di tanti artisti e studiosi grazie al folklore delle sue leggende, racconti, storie e miti che lo rendono un luogo arcano da scoprire. Dalle tribù magiare che si stabilirono nella regione più di mille anni fa alla moderna metropoli di Budapest, l’Ungheria è sempre stata una terra piena di segreti in attesa di essere disvelati.
A partire dalla sua storia troviamo l’enigma dell’origine dei Magiari, il gruppo etnico che si stabilì nella regione nel IX secolo. Si ritiene che i magiari provenissero dai monti Urali in Russia, ma il percorso esatto che seguirono per raggiungere l’Ungheria è ancora ignoto.
Un altro mistero è la leggenda della Sacra Mano Destra di Santo Stefano, il primo re d’Ungheria, che si dice abbia poteri miracolosi. La mano è ancora conservata nella Basilica di Santo Stefano a Budapest, e attira ogni anno la visita di migliaia di pellegrini. Poi la biblioteca perduta del re Mattia Corvino, un mistero che affascina gli storici da secoli. Mattia era un grande mecenate delle arti e delle scienze e si dice che la sua biblioteca contenesse oltre 2.000 volumi, molti dei quali rari e preziosi. Tuttavia, dopo la sua morte la biblioteca andò dispersa e di essa oggi restano solo pochi frammenti.
Anche la cultura ungherese è piena di misteri, come il simbolismo dello stemma ungherese. Lo stemma raffigura un uccello mitico, il Turul, che si dice sia l’antenato del popolo magiaro. L’uccello tiene in mano una spada e un ramo con nove foglie, che rappresentano le nove tribù magiare che si stabilirono nella regione.
Un altro mistero sono le festività del Busó, una ricorrenza tradizionale che si tiene nella città di Mohács per spaventare l’inverno e accogliere la primavera. Durante la festa, le persone si vestono con costumi e maschere spaventose e sfilano per le strade, emettendo forti rumori e picchiando su pentole e padelle. Infine, anche la lingua ungherese è un mistero, poiché è una delle poche lingue antiche e musicali in Europa (agglutinanti) appartenente al ramo delle lingue uraliche, a non essere imparentata con nessun’altra lingua.
L’ungherese ha una grammatica e un vocabolario unici e le sue origini sono ancora dibattute dai linguisti.
Anche le meraviglie naturali come le grotte geologiche ungheresi restano avvolte nel mistero. Il paese ospita oltre 1.000 grotte, molte delle quali con formazioni uniche e laghi sotterranei. Il Parco Nazionale Aggtelek, ad esempio, è un sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO che contiene oltre 200 grotte, tra cui la Grotta Baradla, lunga oltre 25 chilometri. Un altro mistero è il Lago Balaton, il lago più grande dell’Europa centrale, che si dice ospiti un leggendario mostro marino chiamato Mostro Balaton. Il mostro è descritto come una creatura simile a un serpente con un collo lungo e una gobba sulla schiena, e nel corso degli anni ci sono stati numerosi (presunti) avvistamenti.
Il Castello di Buda fu costruito nel XIV secolo e servì come residenza di re e regine ungheresi fino all’invasione dell’Impero Ottomano nel XVI secolo.
Il Labirinto del Castello di Buda è una misteriosa rete sotterranea di tunnel e camere situata sotto il complesso del maniero di Buda (in ungherese: Budavári Labirintus).
L’ intricato labirinto di tunnel e camere originariamente costruiti nel Medioevo si estende per oltre un chilometro di lunghezza, comunicanti tra loro, giungendo anche a 5 livelli e a 16 metri di profondità.
Costruito nel XV secolo grazie alla presenza di fonti di acqua calda, era originariamente utilizzato come deposito per cibo, vino ed altre provviste, divenne durante l’occupazione ottomana prigione e luogo di tortura. Scrigno del tesoro reale nel Medioevo, bunker, ospedale militare e rifugio segreto nel XX secolo.
Il suo tracciato aveva lo scopo di confondere e disorientare gli intrusi, rendendogli difficile la deambulazione e la fuga. La disposizione labirintica può infatti essere disorientante, con angoli che sembrano non condurre da nessuna parte fa smarrire anche la cognizione del tempo. Notevole è l’esperienza dell’esplorazione sensoriale dove l’odore della terra umida e il suono dell’acqua che gocciola, ammantano il percorso di un’atmosfera misterica e inquietante. Grotte sotterranee, passaggi nascosti e camere segrete mostrano reperti come dispositivi di tortura e celle di prigione, ma anche pitture rupestri, statue e fontane, numerosi reperti e frammenti lapidei esposti su piedistalli.
La storia e l’architettura del labirinto hanno un significato iniziatico ed esoterico il cui impatto culturale è notevole sul richiamo turistico in quanto si dice che questo Castello sia quello europeo maggiormente infestato dai fantasmi; non a caso nel 2011 fu inspiegabilmemte chiusa una gran parte delle sale del labirinto e riaperta dopo da un’altra società, con visibilità limitata solo ad alcune aree e ad un percorso di stampo folcloristico.
Varie sale iniziatiche del labirinto sono state chiuse per sempre, di esse citiamo i nomi di alcune per gli appassionati: Sala delle rocce con fontane di vino rosso di Mattia Corvino, il re Alchimista del Rinascimento di Budapest,
l’Asse del mondo con le colonne Spazio -Tempo, Il labirinto preistorico, Il passaggio dello sciamano, Hun-Heights, Le volte arpadiane, Lost Rider.
Nel XV sec. una delle sue celle è memore della reclusione di un personaggio leggendario, il principe Vlad III di Valacchia, conosciuto anche come Vlad Tepes (l’Impalatore) e con il patronimico di “Vlad Dracul”, invero un crudele crociato. Il Conte Vlad con la sua efferatezza, ispirò a Bram Stoker la stesura del celebre romanzo, Il Conte Dracula, il vampiro. Vlad fu tratto prigioniero dal re Mattia Corvino, suo ex alleato, durante la guerra da lui condotta contro il sultano ottomano. Corvino gli negò l’aiuto e lo accusò di alto tradimento, facendolo imprigionare in una cella del labirintus. Qui rimase prigioniero per un periodo imprecisabile, finché non venne liberato per intercessione di Stefan III cel Mare forse nel 1474. Oltre alle vicende storiche che riguardano l’uso della tortura, si tramandano la presenza di leggendari tesori nascosti e tetre storie di fantasmi. Si cita tra questi lo spettro conosciuto come il “Conte Nero”, che secondo la leggenda, era un nobile decaduto, che per far fronte alla sua indigenza strinse alleanza con i criminali locali, ai quali offriva aiuto e riparo nelle grotte, in cambio di una parte dei loro illeciti guadagni. La sua morte è rimasta un enigma ma da allora molti hanno dichiarato di vedere una figura spettrale con un mantello nero, aggirarsi per i corridoi del labirinto, lasciando a noi il dubbio se fosse davvero lui o uno dei tanti fuorilegge che trovavano riparo nel sottosuolo. L’aspetto più rappresentativo della Budapest ipogea, a parte la Chiesa nella Roccia, è proprio il sistema di gallerie scavate sotto il castello, senza tralasciare che anche sotto le case di Buda esistono grotte e gallerie scavate in varie corrispondenze anche monumentali ad esempio sotto la chiesa della Maddalena.
Nel 1980, il labirinto di Buda fu plasmato per usi espositivi e culturali e venne allestita la prima mostra di sculture in cera. Statue di cera del “Ballo in Maschera” rievocanti l’opera lirica di Giuseppe Verdi del 1859.
Notevole la Sala del Trono sotterranea ed il piccolo labirinto pavimentale “unicursale”, eco dei famosi percorsi gerosolimitani presenti nelle cattedrali gotiche.
Il Castello Vajdahunyad, situato nel parco cittadino di Budapest, costruito alla fine del XIX secolo presenta una torre in stile gotico che si dice ispirata al castello di Vlad in Valacchia.
Il conte Vlad associato al personaggio immaginario del conte Dracula grazie al libro di Braham Stock, era un sovrano della Valacchia, che regnò in tre periodi separati dal 1448 al 1476. L’impatto di Vlad sul turismo di Budapest va oltre la sua associazione con il conte Dracula: la città infatti ospita numerosi monumenti ed attrazioni associati al conte Vlad, punti di riferimento per visitatori da tutto il mondo. Le leggende di Vlad creano un formidabile attrattore culturale per l’industria turistica di Budapest, città permeata di misteri unici tuttora inaccessibili.
Dott.ssa Melinda Miceli Critico d’arte