Acciaio – Taranto – Arduino Vecchione, critica la svolta green di Urso
Gli elettrofiltri ad Afo1? Macché “sono costosi, necessitano di controllo e manutenzione continua e se dovessero bloccarsi le polveri si diffonderebbero subito”
Arduino Vecchioe, austero e vecchio imprenditore tarantino non la manda a dire. La sua proposta al ministro delle Imprese e del Mady in Italy è chiara e semplice.
Già nel 2016 in un articolo uscito su Taranto Buona Sera parlava dell’assenza di una cultura in industriale a Taranto, ora rincara la dose.
Lo incontro nella sua casa di Leporano, posta ai margini del paese, in quella parte ibrida dove non c’è più paese ma non ancora campagna.
Si capisce subito, dalle carte sistemate sul tavolo, che c’è tanta storia: 70 anni di acciaieria.
“Il mio rapporto con l’Italsider ha riguardato i trasporti eccezionali con le loro complicate autorizzazioni. Quando io e mio fratello siamo venuti a Taranto nel 1960 abbiamo trovato il mondo del trasporto, soprattutto per quanto riguarda gli autisti in un vero limbo.
Gli autisti andavano a Minturno a prendersi la patente militare, poi facevano la pratica per trasformarla in patente civile, purtroppo erano totalmente analfabeti, non sapevano leggere i segnali, né la direzione dove dovevano andare e noi purtroppo abbiamo dovuto gestire questa situazione per tantissimi anni”.
Quindi un legame particolare con la grande industria siderurgica?
“Dagli anni 60 io sono stato tra quelli che hanno collaborato alla costruzione del siderurgico, meglio di noi l’Italsider, non la conosce nessuno. Ma non dovevano farla li, troppo vicino alla città. In Francia a Marsiglia c’è uno stabilimento uguale a questo, ci sono stato, vi ho portato materiale fin dall’avvio di questa fabbrica.
Le prime abitazioni si trovano si trovano a 30 km di distanza quindi anche se c’è un inquinamento è minore l’impatto rispetto allo stabilimento di Taranto. In Austria io ci sono stato nel 1959 a caricare rotoli che portavo a Napoli.
L’ambiente lì era pulitissimo perché il sistema di recupero dei contaminanti era già operativo allora, figurati che cosa è oggi”.
Quale consiglio vuole dare al ministro Urso?
Il problema delle gigantesche coperture delle polveri di carbone è stato un palliativo, l’inquinamento esce dai 50 camini dello stabilimento: sono le polveri sottili.
Il ministro parla di elettrofiltri – in particolare oggi c’è il discorso dell’altoforno 1 -, dove stanno mettendo dei filtri ma il sistema dei filtri va bene ma richiede una manutenzione e un’attenzione costante, sono dei sistemi che vanno controllati continuamente perché da un momento all’altro possono non funzionare e quando non funzionano la polvere ritorna fuori. Perché ci facciamo del male con cose complicate?
La soluzione sarebbe quella che hanno fatto negli impianti che ho visto girando l’Europa.
Questi camini andrebbero dotati di questo sistema di recupero di polvere in modo semplice: potrebbero anche essere dimezzati come altezza, andrebbero applicate delle tubazioni di ritorno senza filtro e senza niente, senza nessun impedimento in delle vasche di decantazione, inertizzano e inglobando il rifiuto dannoso in mattoni.
Questo è un sistema realizzato a Cerano dall’Enel dopo che nel 1983 era stato sequestrato l’impianto di produzione di energia dal carbone.”
Arduino ostenta la sua convinzione agitando il grosso volume “Manuale del trasportatore” che per lui è come una Bibbia, un compendio di autorizzazioni e regole per i bisonti della strada.
Lui è la storia del trasporto industriale e non solo, anche di laterizi e mattoni per le imprese edili; ha conosciuto tutti i palazzinari di Taranto. Il suo racconto si perde nei mille rivoli della memoria, di blocchi stradali, permessi, violazioni.
“Per l’Italsider abbiamo anche trasportato la loppa, ora la situazione di quello stabilimento è degradata, è diventata la mangiatoia dove s’accodano tutti.
Per questo Arduino esce dal coro e si rivolge direttamente al ministro, copi le buone prassi, lo dice un imprenditore che ha girato l’Europa dell’acciaio, lo dice per questo stabilimento, croce e delizia dei Tarantini.
Solo è che le croci sono aumentate a dismisura e le delizie hanno un sapore amaro.