In Italia la politica ha ammalato la cultura o viceversa?
Italo Calvino diceva: “Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi.
Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere”.
Se falsificando la cultura fai credere che a questo mondo esistiamo solo per gentile concessione della scuola che ci istruisce, della politica che ci nutre e cura, della giustizia che ci tutela e delle banche che ci finanziano; smettiamo di credere che invece è il Padreterno a crearci capaci di sviluppare intelligenza interagendo con la Natura per trarre da essa tutte le risorse necessarie a vivere una vita sana e dignitosa. Proprio come tutti i popoli del mondo negli ultimi 10 mila anni arrivando sani e salvi fino a un secolo fa.
Questo è il motivo per cui la politica ha allontanato i popoli occidentali dalla religione. Se avessero continuato a credere in Dio e nel potere istruttivo, nutritivo, curativo e salvifico della Natura, avrebbero capito che cultura politica e finanza sono tre pessimi surrogati, vitali per gli addetti ai lavori e mortali per gli altri.
Ciò che all’Umanità serve davvero lo dobbiamo a Dio, che ci ha reso capaci di vivere dignitosamente la povertà, senza l’armata brancaleone della politica, che fingendo di sconfiggerla, nell’ultimo mezzo secolo ci ha lasciato in mutande.
Ciò che elargiscono i potenti ci costa un occhio e non di rado anche la vita se decidono di farsi la guerra.
Per dare a Cesare quel che è di Cesare, bisogna distribuire meriti e colpe fra cultura, politica e finanza, con imparzialità.
Se un sistema sociale come l’Italia è ricco di imprese ma povero di salari dignitosi e di produttività, sul banco degli imputati va messa la cultura e gli addetti ai lavori.
Se invece produce, grazie alla cultura, ma la politica non è in grado di tassarlo quanto basta per garantire funzionalità allo Stato, o lo tartassa fino a costringere le imprese a licenziare e chiudere o fallire, è la politica che va rimandata a casa e condannata a risarcire poveri, disoccupati, e falliti.
Se invece le imprese hanno difficoltà a nascere, assumere o crescere per carenza o costo proibitivo del credito, sono i banchieri che vanno processati e tassati per risarcire imprese e lavoratori.
Tutto il resto è “nebbia”: è disinformazione prodotta dal mondo della “in-cultura” al servizio di politici e/o banchieri per impedire ai cittadini di arrivare alle VERE cause e incriminare i VERI responsabili.
Da un sistema sociale incasinato dalla politica si può uscire vivi. Ma se gli irresponsabili si annidano a monte, fra le teste d’uovo de l’istruzione, informazione, burocrazia e professioni asservite alla finanza e al mercato, per salvarsi temo che serva un miracolo.
Il mondo della cultura dovrebbe fornire ad ogni singolo cittadino la capacità di avere una visione ed elaborare la giusta strategia per perseguirla.
Ma se senti filosofi e matematici imputare mancanza di visione e strategia ai loro colleghi prestati alla politica, capisci che siamo così malridotti perché il mondo della cultura è “lucidissimo” quanto un ubriaco all’uscita dall’osteria a mezzanotte.
Che sia stato il locomotore culturale a trainare l’umanità sulla via del progresso democratico è lapalissiano. Ma trainando trainando, siamo passati dai quattro “cavalli” all’origine, agli attuali quattro milioni di “socrati e pitagori” solo in Italia. E che un tale spreco di “im-potenza intellettuale” potrebbe deragliarci dalla civiltà alla barbarie o a l’autodistruzione, è più che pertinente ipotizzarlo.
Franco Luceri