A Città del Capo nelle prossime ore potrebbe nascere la valuta del BRICS
Si stringono i tempi per il “varo” della nuova valuta di riserva planetaria, sollecitata più volte da Putin.
La nuova divisa, sostituirà il dollaro statunitense. I paesi fondatori del BRICS, (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con i paesi prossimi membri, Arabia Saudita, Iran, Turchia, Egitto e Argentina, hanno in Agenda nel prossimo incontro in Sud Africa, la nascita della nuova valuta di riserva globale, promossa da Putin per rafforzare il BRICS. Non è più un sogno la nuova valuta, sta per essere portata all’attenzione dei ministri degli esteri membri del BRICS nella riunione del 1 e 2 giugno a Città del Capo. Il dollaro statunitense, una sorta di schema di Ponzi Fiat che ha governato il mondo per troppo tempo, è alla fine del capolinea.
Pochi lo rimpiangeranno, è stato la causa del dissesto finanziario e di molti colpi di stato che hanno visto destabilizzare i governi regolarmente eletti. La nuova divisa, sarà una un’alternativa affidabile per le transazioni internazionali.
È dal 2022, che i Paesi membri del BRICS, stanno lavorando alla creazione di una nuova rete di pagamento comune per eliminare i sistemi finanziari occidentali come lo SWIFT.
I Paesi del BRICS nel frattempo hanno rafforzato l’uso delle valute locali negli scambi tra paesi membri.
Con l’ingresso della nuova divisa, verrà varato un nuovo accordo di libero scambio da abbinare alla nuova valuta.
Il nuovo accordo servirà a potenziare gli scambi commerciali.
Attualmente, il commercio tra i cinque Paesi BRICS ammonta ad appena il 6% del loro volume commerciale complessivo, sebbene essi contribuiscano collettivamente a circa un quinto del commercio globale.
Con la nuova valuta le divise dei singoli paesi, real, rublo, rupia, yuan, e rand sosterranno la valuta del BRICS.
Si velocizzano i tempi per aprire catene commerciali e la commercializzazione di auto indiane in Russia.
Vanno avanti speditamente gli accordi tra Cina e Russia per aprire impianti tecnologici e hardware cinese in Russia.
Anche le esportazioni di petrolio russo verso Cina e India hanno registrato una impennata da quando è in corso la guerra in Ucraina. Cinesi e Indiani stanno beneficiando dei prezzi vantaggiosi del petrolio russo che, prima delle sanzioni era diretto in Europa.
Le sfide, viste le incertezze dell’economia mondiale, per i paesi del BRICS saranno un test da affrontare lavorando insieme compatti.
Ormai i paesi membri del BRICS non intendono tornare indietro sulla loro valuta, sono pronti sullo scenario mondiale a rompere il dominio del dollaro e a costruire una propria sfera di influenza. Se i ministri degli esteri del BRICS saranno tutti uniti, il progetto della nuova valuta vedrà presto la luce. Lo scoglio più grande, sarà superare la diffidenza di trasferire le preziose riserve di valuta estera nel BRICS.
Bisogna guardare se nel medio periodo si avrà l’assalto delle banche finanziarie per impedire al BRICS di dotarsi di una sua valuta.
Se, usiamo il condizionale, dovesse accadere, i paesi occidentali faranno di tutto per espandere la guerra oltre i confini dell’Ucraina.
L’inflazione non è un problema insuperabile per alcuni dei maggiori Paesi BRICS, tra cui la Cina, dove nonostante l’indice dei prezzi al consumo è aumentato solo del 1,1%, il governo stima che si attesterà al 3% nel 2023.
La produzione complessiva di grano cinese è superiore a quella dell’anno scorso e un buon raccolto è quasi garantita. “L’ampia disponibilità di grano della Cina è fondamentale per stabilizzare i prezzi al consumo” come ha dichiarato il premier Li Keqiang. La Cina ha un ampio margine di manovra sulla politica monetaria in caso di cambiamento. Il pericolo che intercetto per il mondo, è quello che gli Stati Uniti non permetteranno ai Paesi membri del BRICS di dotarsi di una propria valuta e perdere il proprio dominio. Per impedirlo saranno disposti a tutto anche a scatenare la III° Guerra Mondiale.
Non voglio essere catastrofista, ma testa pensante si.
Maurizio Compagnone
Analista Geopolitico