La Pasqua cambia la nostra umanità o Ponzio Pilato abita in noi?
Dario Patruno
In questi giorni laici e credenti si scambiano gli auguri per la più grande festa della cristianità inconsapevolmente sfiorando il significato di un uomo vissuto oltre duemila anni fa che ha cambiato la storia di ognuno di noi anche se molti non lo ammettono, non lo riconoscono. L’ateo pensante riflette, il credente sente di essere nel giusto ma rimane con i pugnetti alle tempie in un esercizio di elucubrazione mentale, commuovendosi ma rimanendo indifferente rispetto ad un mistero, il Mistero della morte.
Se ci facciamo aiutare dalle Sacre scritture l’interrogativo fondamentale diventa: “Che cos’è la verità?” Il Vangelo di San Giovanni riferisce il particolare del processo davanti al prefetto romano Ponzio Pilato che alle parole di Gesù, “Io sono nato per questo e per questo sono venuto nel mondo per testimoniare la verità. Chiunque appartiene alla verità, ascolta la mia voce” (Giovanni, 18, 37), gli dice con tono sarcastico: “che cos’è [la] verità?” (Giovanni, 18, 38).
Ognuno di noi pensa di essere diverso da Ponzio Pilato ma queste parole ci inchiodano: “Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, perché fosse crocifisso.” Volendo soddisfare la folla, blandire la folla, diventa secondo Gustavo Zagebelsky nel “Il Crucifige e la democrazia” edito da Einaudi nel 1995, “un accorgimento prudente di quanti hanno a cuore prima di tutto la salvezza del governo. Pilato non si è sbagliato a rimettersi alla voce della folla radunata davanti al Pretorio. Voleva sapere da che parte in quel momento spirasse il favore popolare, per potercisi conformare… Alla fine, Pilato è più vicino allo spirito popolare di quanto lo sia Gesù il profeta. I profeti che vengono a mettere il fuoco sulla terra (Lc12,40) sono messi a morte dalla folla, a preferenza degli autocrati che si sforzano di blandirla.”
Si dice vox populi, vox Dei ma in questo caso alcuni del Sinedrio si mischiarono alla folla. Il sinedrio, l’organo preposto all’emanazione delle leggi e alla amministrazione della giustizia durante la fase asmoneo-romana del periodo del Secondo Tempio, aveva il potere di comminare la pena di morte. Quindi all’interno della folla c’erano i suoi sobillatori e la folla nella quale c’erano i dissenzienti diventa strumento inerme della maggioranza.
Il Presidente emerito della Corte Costituzionale chiosa “Alla fine di questa ricostruzione, noi vorremmo dire che l’amico della democrazia- della democrazia critica- è piuttosto Gesù, colui che silente sino alla fine, invita al dialogo e al ripensamento.
L’autore usa il condizionale perché non è sicuro che noi risusciteremo e questo potrebbe differenziare il credente dal non credente. Ma entrambi sono accomunati dalla ricerca del dialogo,
negazione di chi ricerca solo il potere. “Della democrazia critica, la mitezza-come atteggiamento dello spirito aperto al discorso comune, che aspira non a vincere ma a convincere ed è disposto a farsi convincere- è certamente la virtù cardinale”.
Con questo spirito di mitezza e certezza per quanto mi riguarda della Resurrezione, Mistero affascinante e mai scontato, sento di gridare: grazie a Dio si celebra la Pasqua ogni anno su questa terra.
“Non si può seppellire la verità in una tomba: questo è il senso della Pasqua”(Clarence W.Hall).
foto bloccostudentesco.org