Cronaca & Politica

Al Senato conferenza “la parola a Friedman, ricordando Martino”: loro idee intramontabili

Si è tenuta, su iniziativa della Senatrice Michaela Biancofiore, la conferenza dal titolo: “La parola a Friedman, ricordando Martino”, presso il Senato della Repubblica.

Il Promotore dell’evento è stato l’Istituto Milton Friedman Institute, che ha avuto l’onore di avere come Presidente Onorario proprio Antonio Martino.

Oltre alla Sen. Michaela Biancofiore è intervenuto il Ministro della Cultura Prof. Gennaro Sangiuliano.

Nel corso della conferenza è stato presentato il libro “La parola a Friedman”, curato dall’Avv. Gabriele Giovannetti e edito da Mimesis. Sono intervenuti inoltre il Prof. Dario Peirone, economista e Direttore generale dell’Istituto, il Gen. Francesco Lombardi, Presidente del Comitato scientifico e il Sen. Giuseppe Moles, già Sottosegretario di Stato e storico amico nonché allievo del prof. Martino. La moderazione dell’incontro è stata affidata ad Alessandro Bertoldi, Direttore esecutivo dell’Istituto.

A poche settimane dall’anniversario della morte di Antonio Martino, si è ricordata la sua figura di politico, economista, intellettuale e principalmente di liberale, storico allievo del Premio Nobel dell’Economia, Milton Friedman. Si è parlato di quanto l’Italia abbia ancora bisogno delle idee e teorie delle due grandi personalità, specie in questo momento storico.

Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha ricordato in questo modo la figura di Antonio Martino: “Quando mi recavo alla Camera come giornalista, mentre lui ricopriva la carica di parlamentare o aveva incarichi di Governo, discutevamo spesso della figura di Milton Friedman e di tutto un filone di pensiero che è riassumibile nella cosiddetta scuola di Chicago. In seguito ho scritto la biografia di Ronald Reagan. Un capitolo del libro è dedicato alle sue teorie politiche ed economiche, di cui Milton Friedman è stato l’ispiratore. Mi fa molto piacere ricordare qui oggi queste due grandi figure”. Il titolare del dicastero alla Cultura ha poi aggiunto: “Il grande merito storico di Antonio Martino è stato quello di essere l’unico interprete del pensiero di Milton Friedman quando nessuno in Italia sapeva chi fosse. Quotidianamente faccio una piccola rubrica su twitter mettendo una foto dei libri che posseggo e proprio l’altro ieri ho pubblicato quella di ‘Liberi di scegliere’ di Friedman.

Che per me è stato un volume guida di pensiero e prassi intellettuale, culturale e politica. Friedman fa parte di quella categoria di economisti che iniziarono una rielaborazione del pensiero economico in chiave antimarxista riponendo l’individuo al centro della riflessione economica”. Sangiuliano ha infine affermato che, “alcune delle lezioni di Friedman, che poi sono state anche di Martino, sono di grande attualità. Sulla spesa culturale, ad esempio, Martino diceva che si possono fare due cose: o tassare i cittadini e con i proventi delle tasse organizzare degli spettacoli culturali che il cittadino sarà costretto a seguire, oppure lasciare i soldi nelle tasche del cittadino che autonomamente sceglierà quale spettacolo andare a vedere tra i teatri in concorrenza tra loro. La prima è una scelta un po’ socialista, l’altra è una scelta di libertà. Queste nozioni oggi possono sembrare scontate, ma dobbiamo ricordarci cosa fosse l’Occidente negli anni Settanta del secolo scorso: ipersindacalizzato con una macchina produttiva anchilosata e obsoleta. E fu la rivoluzione di Margaret Thatcher e Ronald Reagan ispirata da Milton Friedman a rimettere in moto l’economia e a modernizzare la società”.

“Il mio ricordo di Antonio è molto personale, di un sincero amico. E’ stato un punto di riferimento per la mia generazione, per noi ragazzi cresciuti con la rivoluzione liberale dell’inizio di Forza Italia nel cuore. Siamo onorati oggi della presenza della Signora Carol, moglie del prof. Martino. Il Prof. insieme a Franco Frattini, Giuliano Urbani, Enrico La Loggia, personalità quasi sacre, ha rappresentato la miglior classe dirigente liberale del nostro Paese, di un livello culturale difficile da trovare in epoca odierna” – Con queste dichiarazioni la Senatrice Michaela Biancofiore ha esordito durante il proprio intervento. In seguito si è soffermata nel merito delle teorie economiche dell’economista americano: “Quello di Milton Friedman è un pensiero molto attuale, basti pensare alla sua frase secondo cui se si pagano le persone per non lavorare e si tassano coloro che lavorano si produce disoccupazione. Le teorie dell’economista americano, e quelle di Antonio Martino che è stato il suo primo studente, si adattano benissimo al periodo che purtroppo abbiamo vissuto negli ultimi anni, con un assistenzialismo sfrenato: basti pensare al reddito di cittadinanza, che era come gettare il fumo negli occhi per Martino, e lo sarebbe stato anche per Friedman.

Entrambi sostenevano che nei fatti l’assistenzialismo e il socialismo creassero la povertà, come dimostrato tra l’altro dall’aumento esponenziale dei poveri registrato durante il governo delle sinistre, e che invece lo sviluppo venisse portato avanti dall’impresa, la cui etica è quella del profitto”. In conclusione la senatrice ha dichiarato: “Antonio Martino, che è stato un punto di riferimento fondamentale nella mia formazione politica, amava dire che essere conservatore significa conservare le proprie libertà che, guardando a quello che succede nel mondo, non bisogna mai dare per scontato. Il pensiero di uomini e maestri del liberalismo come Martino e Milton Friedman dovrebbe e spero sia sempre al centro della visione del governo dell’Italia. Ecco perché sono orgogliosa del presidente del Consiglio, capo dei conservatori in Europa, che punta a fare casa comune con tutti i conservatori anche in Italia. Se nel cammino del nuovo governo, finalmente voluto dagli elettori, metteremo al centro l’individuo-persona, le sue idee e la possibilità – come sosteneva il professor Martino – di scegliere saremo già un passo avanti. Con questo governo dobbiamo provare in ogni modo a realizzare la rivoluzione liberale che purtroppo con i precedenti governi di centrodestra è rimasta incompiuta. Al riguardo io mi sento ottimista vista l’attualità del pensiero di Antonio Martino e Milton Friedman”.

“Sono esattamente trentanove gli anni passati con Antonio Martino. Ricordo che all’inizio del suo mandato da Ministro discutemmo su che tipo di atteggiamento avremmo dovuto avere nel momento in cui si andava nei cosiddetti teatri operativi di guerra. E lui fu d’accordo ad aprire, dopo tanto tempo, alla presenza dei giornalisti, dicendomi che questa fosse la nostra cultura, il valore della libertà d’informazione e della libertà di stampa. Questo dimostra quanto anche le piccole decisioni possano contribuire concretamente alla costruzione di un Paese liberale” – Così il Prof. Giuseppe Moles, già Sottosegretario all’editoria, ha voluto rievocare Antonio Martino. Moles ha poi aggiunto: “Questo tipo di iniziative rimarcano, se mai ce ne fosse bisogno, la grandezza del pensiero di colui che considero il mio maestro, cioè Antonio Martino. Non solo come politico e uomo delle istituzioni ma soprattutto come economista e anche precursore dei tempi, perché è grazie a lui che noi abbiamo avuto nel nostro bagaglio culturale una serie di temi e concetti che prima erano minoritari e che ora invece sono parte integrante della nostra cultura”.

“E’ stato un giorno importante, in una sala del Senato, intitolata ai caduti dell’attentato a Nassirya, che ha un valore simbolico, soprattutto per il nostro compianto presidente onorario Antonio Martino. Perché l’intitolazione è avvenuta a seguito dell’attentato, quando Martino era ministro della Difesa. Il fatto lo colpì molto, contribuendo a farci conoscere il suo lato più umano”. Così Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman, ha voluto commemorare la figura di Antonio Martino. A proposito dell’economista statunitense ha invece dichiarato: “Ci sono pochissimi economisti che hanno un pensiero attuale come quello di Friedman, adattabile a tutte le circostanze e i luoghi nel mondo. Non si poteva non parlare di Friedman senza parlare di Martino. Perché è stato lui a rendere noto l’economista americano in Italia, ad essere tra l’altro il suo unico allievo italiano”. Bertoldi ha concluso: “Siamo stati davvero orgogliosi di aver avuto Antonio Martino come presidente onorario del nostro istituto fino alla sua morte e vediamo come anche oggi, nonostante ci siano liberali in Parlamento, nelle realtà accademiche e nel Governo, c’è sempre bisogno di ricordare i nostri valori che mettono al centro la libertà dell’uomo di scegliere, proprio riprendendo Friedman. Lavoriamo per poter essere sempre più liberi di scegliere”.

L’Avv. Gabriele Giovannetti, curatore del testo presentato nel corso della conferenza, “La parola a Friedman”, si è soffermato sulla personalità dell’economista statunitense: “In Italia, purtroppo, quando si parla di Friedman, l’ho riscontrato in giro per l’Italia in occasione della presentazione del libro, molte persone si aspettavano che mi riferissi ad Alan Friedman e non a Milton Friedman, che sebbene sia un esimio e autorevole giornalista, sia di statura diversa rispetto all’economista americano. Il motivo per cui è necessario che anche nel nostro Paese le idee e la personalità di Friedman possano avere la giusta diffusione, deriva proprio dal carattere, dalla statura e dalla levatura del personaggio. Friedman era molte cose.

Era sicuramente un’economista, per cui ha ottenuto il premio Nobel nel 1976. Ma era un sociologo per certi versi, perché guardava sempre all’applicazione concreta delle sue teorie. Era non solo un teorico ma una personalità che cercava di fornire una visione della realtà. Era anche un grande umanista, non perché fosse studioso di discipline classiche, ma perché metteva l’uomo al centro della propria riflessione teorica, esaltandone la propria libertà, nel senso di assunzione delle responsabilità verso se stessi e nei confronti degli altri. Per alcuni è stato anche un personaggio controverso, in riferimento ai suggerimenti che forniva a Pinochet. Anche in riferimento a questa faccenda però riusciva a dare delle risposte acute, sostenendo che fosse un’economista, quindi come un medico, incaricato di curare l’economia cilena”.

Il Prof. Dario Peirone, economista e Direttore generale dell’Istituto Milton Friedman ha rivelato: “Io non ho avuto la possibilità di conoscere Martino perché, quando volevo fare la tesi di laurea presso l’università di Torino, i miei relatori, nel momento in cui chiesi di realizzare un’intervista al prof. Martino, mi diedero del pazzo negandomi questa possibilità. Sono per cui contento dell’evento di oggi, che testimonia il fatto che non era affatto isolato. Mi presi una rivincita in seguito, quando fui invitato dalla stessa università di Torino per un seminario dedicato ai dottori di ricerca, dove si parlava di Euro e al quale erano presenti anche Mario Monti e Antonio Martino. Ricordo molto bene l’intervento di quest’ultimo, dove manifestava il proprio scetticismo nei confronti della moneta unica, sostenendo che il piano per introdurla non prevedesse un piano B ed era quindi senza una valida alternativa.

Ricordo il gelo nell’aula a seguito di queste affermazioni. E sebbene si fosse in un periodo in cui si cavalcava l’onda dell’entusiasmo si era consapevoli che c’era questo problema. E quindi tutti sapevamo che alla fine era un rischio, e Antonio Martino l’aveva visto prima degli altri. Sicuramente, il fatto che lui parlasse in modo così chiaro derivava dalla sua vicinanza con Friedman e dalla sua formazione di economista avvenuta negli Stati Uniti”.

Il generale Francesco Lombardi, in occasione del suo intervento, si è soffermato sul tema dei diritti e dei doveri: “Quando ho scritto il capitolo conclusivo del testo che si presenta oggi, ho voluto dissertare sul tema delle libertà. Che si sposa col tema dei diritti. Spesso nel linguaggio comune i due termini vengono utilizzati quasi come sinonimi. Per le libertà e i diritti si sono combattute guerre, si sono avviate rivoluzioni, si sono patite sofferenze e si sono spese vite. Molti non sono a conoscenza di tutto ciò. Noi, cittadini di nazioni libere e democratiche viviamo immersi nei diritti e nelle libertà. Ma un po’ come avviene con l’aria che respiriamo meccanicamente, senza considerarne l’importanza, godiamo dei diritti e delle libertà senza la piena coscienza del loro valore, vale sopratutto le giovani generazioni. I diritti e i doveri esistono in quanto la nostra è una vita di relazioni, rappresentano la trama e l’ordito del vivere sociale”. Ha concluso Lombardi.

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