Cultura

Le Chiese in Italia, nel Maggio 2021 si sono messe in cammino, avviando un percorso sinodale

Le Chiese che sono in Italia, nel Maggio 2021 si sono messe in cammino, avviando un percorso sinodale: un itinerario di vero rinnovamento in obbedienza allo Spirito, un processo finalizzato al cambiamento delle prassi ecclesiali ancora troppo rigide, un cammino spirituale di ascolto reciproco verso un orizzonte di vera rinascita, di comunione e di piena partecipazione.

Il camminare insieme, il vivere la sinodalità si pone per tutti, in questo tempo di rinascita dopo la pandemia come la vera e unica grande sfida all’autoreferenzialità di cui spesso sono invischiati i nostri cammini e le nostre relazioni. Papa Francesco dice: “stiamo vivendo un cambiamento d’epoca che richiede il coraggio e l’audacia di cambiare rotta, di cambiare paradigma”; si tratta come dice il nostro Arcivescovo Mons. Giuseppe Satriano di ricomprenderci dinanzi ai mutamenti in atto, recuperando l’essenzialità dell’identità cristiana, convertendo e dando una chiave di lettura missionaria alle prassi attuali e cercando nuove intuizioni operative che ci pongano accanto alle sfide di oggi, nel desiderio che ogni uomo e ogni donna possa percepire il profumo di Cristo.

Con i giovani ristretti presso il carcere minorile di Bari abbiamo voluto osare mettendoci in gioco, aprendo il cuore alla fiducia, restituendo loro un guizzo di luce e di speranza, condividendo fatiche e sogni, nonostante le lentezze e i ritardi di molti. Di concerto e in piena collaborazione e sintonia con il Dott. Nicola Petruzzelli direttore dell’Istituto Penale per Minori N. Fornelli di Bari, la Comandante di reparto Dirigente Aggiunto dott.ssa Antonietta Mavellia e la Dott.ssa Angela Lafortezza coordinatrice dell’area educativa, quest’anno da un ascolto condiviso è nata l’idea di voler realizzare in carcere con i ragazzi un laboratorio eucaristico dal titolo: EUCARESTIA, IL PANE DEL PERDONO. I ragazzi si sono cimentati in prima linea a realizzare manualmente le ostie per la Pasqua che distribuiremo il Giovedì Santo al termine della Messa Crismale a tutti i parroci: un piccolo segno del nostro voler essere in comunione con tutti perché tutti siamo parte dell’unico corpo che è la Chiesa: una Chiesa reclusa ma non esclusa. Ostie fatte a mano, poco precise, non perfettamente sferiche, sagomate male ma come esprime un ragazzo: “sono il simbolo della nostra vita preziosa che spesso non è precisa e perfetta ma che a Dio piace lo stesso perché per lui non siamo persi ma unici e irripetibili”.

Con i ragazzi abbiamo riflettuto sul perdono; Il perdono è una vera rivoluzione, cambia il modo di vedere la vita”. Perdonare è testimoniare il Vangelo che è annuncio di liberazione, di misericordia e di resurrezione in un mondo che continua a cambiare. Perdonare è rimettere in circolo vite spezzate. Questo progetto delle ostie in carcere è una provocazione per risvegliare le coscienze di quanti pensano che dagli “avanzi di galera” non potrà mai uscire nulla di buono! Dare fiducia e speranza a chi sbaglia, è accordare spazi di umanità dove l’amore salva, ricrea, perché solo quando ci si sente amati è possibile cambiare. Che questo piccolo segno sia per tutti la voce della speranza rivolta alle comunità ecclesiali e civili per non dimenticare che anche nelle carceri c’è una umanità viva da valorizzare e recuperare. Viviamo un tempo storico molto difficile, carico di ombre e di lacrime, ma è il nostro tempo. Vogliamo viverlo nella pienezza per provare a trasformarlo in un tempo di fraternità ritrovata e umanità condivisa.

E’ bello essere cristiani che consolano, che incoraggiano e che portano i pesi degli altri: annunciatori di vita in tempo di morte. Il carcere, indubbia periferia esistenziale, da molti ritenuto discarica sociale, terra di maledetti e luogo emarginante, è diventato per me in questi anni di servizio, spazio umano fecondo e generativo dove le ferite inferte e ricevute, si lasciano attraversare dalla luce della speranza; laboratorio di umanità, cantiere di vita, palestra di sinodalità, dove attivare processi di cambiamento e far ripartire vite bloccate ai nastri di partenza.

Ho toccato con mano che le storie più oscure contengono germogli di resurrezione, semi di vita e di rinascita. Stando con loro, mettendomi in ascolto delle loro vite graffiate, ho compreso che noi Chiesa abbiamo una missione profetica che non possiamo tradire: diventare prossimi senza giudizio e condanna. Le ferite non vanno inasprite ma curate; dalle ferite nasce e rinasce la speranza. Nessuno è perfetto, tutti possiamo sbagliare e non esistono ragazzi buoni o cattivi, ma solo persone che nella loro vita non hanno mai incontrato la possibilità di conoscere il bene.

E’ la mia piccola testimonianza di uomo e di prete che cammina, accompagna e sostiene il faticoso cammino della rinascita e della liberazione interiore di tanti fratelli ristretti in un carcere.

Don Evan Ninivaggi

Cappellano presso l’Istituto Penale per Minori N. Fornelli Bari

 

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