Quale senso, ha oggi, la filosofia?
Strana materia la filosofia: non possiamo fare a meno di filosofeggiare eppure da quando è nata ci si chiede a cosa essa possa servire sul lato pratico, quello che alla fin fine interessa a tutti.
Oggi poi, con la comunicazione globale, pare che la filosofia c’entri ancor meno con gli affari normali della vita quotidiana, così incapace, tanto è disinteressata ai temi pratici ed immediati, di realizzare qualcosa di concreto ed utile all’uomo. Quante volte, disquisendo sull’argomento abbiamo sentito udire che esauriti i classici greci, fondatori della filosofia occidentale, nulla di nuovo ha più imparato l’uomo circa se stesso, se non la scoperta di nuove entità da adorare? Il secolo scorso poi pare abbia decretato la morte della filosofia, complice un ricco contributo letterario sul tema da parte dei più pensatori abituati a vivere come i pesci fuori dalla realtà o con la testa ficcata nella sabbia.
C’è peraltro da sorridere se invece pensiamo che ad un certo punto del ‘900, con le stranezze ipercomplesse di Marx e Nietzsche, sembrava che il compito della filosofia fosse quello di salvare il mondo. Oggi, però, giustamente ci chiediamo (e sono in molti a chiederselo): ha ancora un senso parlare di filosofia, il filosofare?. Cosa fanno i filosofi? Gli internazionali ed i più famosi amano riunirsi a gruppi di pensiero, sostenendo qua e la qualche causa che possa almeno fruttare in termini economici. Peter Singer, considerato il filosofo contemporaneo più influente nel campo della bioetica, è il padre fondatore dei diritti animali, fervido sostenitore dell’eutanasia umana;il pensatore più influente nel campo dell’etica, cioè quella branca della filosofia che segue carattere e comportamento umani, sostiene che un ratto vale quanto un bambino e che se quest’ultimo dovesse nascere con qualche grave malformazione, sarebbe eticamente corretto sopprimerlo anche quando è biologicamente in vita. Viene spontaneo chiedersi se Singer sia considerato famoso ed importante per quello che dice o più per le sue provocazioni perfettamente in linea con il metodo di comunicazione contemporaneo.
Che ruolo può infatti avere oggi la filosofia con le sue grandi disquisizioni argomentative, i saggi tecnicamente iperbolici e le terminologie ai più sconosciuti se la comunicazione è rapida, incisiva e fotografica? Quale possibilità ha di comunicare una verità se non sciocca, attira che incuriosisca il lettore spassionato? Con l’avvento della comunicazione social web qualsiasi interlocutore può, e vuole, intervenire, e lo fa quando è intrattenuto con un’immagine ed un aforisma, tuttalpiù leggendo solo il titolo di un articolo, piuttosto che attraverso una lettura complessa, quand’anche di ragionevole interessante vera verità. Una tesi è sostenuta se da la possibilità al lettore di essere un qualcuno, non importa come, di sentirsi coinvolto in un dialogo/confronto nel corso del quale abbia la possibilità di esprimere il suo pensiero ed arricchire le sue esperienze.
Ci si indigna, e si dice la propria, salvo cambiare opinione poco dopo qualora il vento della discussione soffi a favore dell’ego personale. Non ci stupisce affatto quindi se Peter Singer ha una parte di seguaci che si riconoscono nelle sue tesi provocatorie. Questo è l’apparire dell’uomo moderno che sembra ormai incapace di affrontare un argomento, previe dovute conoscenze, con una critica alla ragione. Questa è l’epoca del pensiero debole e della crisi, più che della critica, della ragione. La filosofia oggi ha quindi il compito di riportare il pensiero umano alla ragionevolezza in cui si racchiude il seme della verità, e lo deve fare in una maniera molto semplice: dicendo la verità! Sciocca più una svelata realtà, ormai sconosciuta ai più, rispetto ad una provocazione inesistente.
Non sappiamo dove si dirigerà la filosofia ufficiale dei noiosi riferimenti ai pensatori di millenni fa in cui i tempi erano completamente diversi ma sappiamo benissimo dove ci dirigeremo noi. Per noi la filosofia, più che la conoscenza del tutto, deve insegnare una visione del tutto, infondere cioè quella capacità di avere una ragionevole conoscenza e giudizio tendenti alla verità, pur non conoscendo tutto, ovvero: tolleranza e predisposizione al dubbio ed alla critica. Per avere un senso però, anche pratico, deve provenire dall’esperienza. Non è possibile filosofeggiare senza un minimo di esperienza vissuta…prima si intuisce, poi si fa filosofia.
L’osservazione della natura e dei suoi più intimi comportamenti è ancora un valido terreno cui affondare le radici della verità e solo l’uomo che ne fa parte integrante può svelare risposte a domande che gli ambienti artificiali creati dall’uomo stesso ed entro i quali è nato ed è vissuto, non potranno mai offrire.
Giacomo Marcario
Editorialista del Corriere Nazionale
Autore del saggio: Citazioni. Storia del pensiero filosofico (Di Marsico Libri)
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