Interviste & Opinioni

La Schlein è il nuovo disastro del Pd

Il Partito democratico ha istituzionalizzato la sua ambiguità per non affrontare i propri conflitti interni, ma così rischia anche di non poter gestire i conflitti del Paese costringendo sé stesso a una politica di sussistenza.

L’ elezione della Schlein è uno dei risultati più drammatici per il centrosinistra italiano, che come coalizione non risulta pervenuto. Anzi, il Pd, è a mio avviso il primo perdente: Perdente addirittura in partenza, perché è stata assente la sua capacità politica di costruire alleanze che possono vincere. Ma si può costituire un’alleanza, una coalizione, senza una precisa ed evidente linea politica da parte del partito che dovrebbe esserne il promotore? E il Pd è in grado, così come è strutturato, di esprimere una definita linea politica?

Ma è possibile riformare un partito senza modificarne la sua organizzazione interna? I suoi aspetti organizzativi e organigrammi che influiscono sulla sua politica?

Il partito è organizzazione. Organizzazione di interessi ed elaborazione di politiche. Ma è anche organizzazione tout court. Organizzazione di persone, di pratiche e risorse. Come si decide? Chi decide cosa? Chi agisce? La mia tesi di fondo è che una riforma o rifondazione del Partito democratico e della sua piattaforma valoriale e politica non è possibile se non si pensa prima in maniera profonda e sistemica a una riorganizzazione del Pd. I contenuti sono e saranno influenzati e limitati dalla sua forma organizzativa.

La Schlein è il nuovo disastro del Pd. È la prima donna nella storia della sinistra a ricoprire questa carica. E qui finiscono le note positive. Lo è diventata senza praticamente nemmeno essere del Pd ma con l’appoggio di tutto il vecchio apparato .Il suo programma è piuttosto radicale: antifascismo militante, ambientalismo ideologico, immigrazionismo, agenda arcobaleno e femminismo, assistenzialismo e odio sociale .Il tutto con la benedizione del filo-cinese Romano Prodi e del profeta woke George Soros

Come fa Schlein a essere una vera proposta di cambiamento se politicamente è nata con Prodi e alle primarie ha ricevuto il sostegno di due dei precedenti segretari (Bersani e Zingaretti), di Franceschini, di Orlando, di Provenzano e di chi ha guidato il partito e il paese ininterrottamente per anni e in ogni possibile combinazione di potere?

La conseguenza diretta della sua elezione è la fine del Pd a vocazione maggioritaria e la trasformazione del partito in una specie di “Arci diritti” destinato a rappresentare la parte più elitaria delle ztl cittadine, oltre che il Pigneto, Nolo e la brigata dei cuoricini sui social. La cosa più preoccupante è che in breve tempo potrebbe portare il Pd a essere fagocitato definitivamente da Rocco Casalino e da Giuseppe Conte.

Ma il guaio non è solo per il Pd: l’elezione di Schlein non è una buona notizia nemmeno per l’Italia, perché il paese perde il pilastro costituzionale e repubblicano su cui si è appoggiato in questi anni, perde l’unico partito dotato ancora di qualche adulto nella stanza capace di governare situazioni complesse come quelle che stiamo vivendo.

L’elezione della Schlein, nuovo Segretario sel Pd, e’ una notizia troppo rilevante per la politica italiana.

Nel ricevere e pubblicare l’articolo del nostro editorialista e amico Antonino Giannone, https://www.stampaparlamento.it/2023/02/27/nuovo-pd-con-la-schlein-verso-radicalismo-anticristiano/ dopo aver letto le sue acute e condivisibili considerazioni, mi sento in dovere di aggiungerne alcune mie personali riguardo alle prospettive politiche.
A mio avviso questo nuovo radicalismo a sinistra del Partito Democratico, lo sposterà ulteriormente a sinistra con i 5″stelle” di Giuseppe Conte e del comico Beppe Grillo che ha ripreso le sue recite in teatro.

Penso che saranno in molti della tradizione culturale democristiana che alloggiano da anni nel PD che usciranno per spostarsi verso il terzo polo di Renzi e Calenda o venerdì formazioni simili di Centro in fase di aggregazione.

Penso che questi movimenti non sposteranno i milioni di voti di cattolici che attualmente sono stati attratti da Giorgia Meloni ma che non sono funzionali al partito Fratelli d’Italia e Giorgia lo sa benissimo. I Cattolici nella maggioranza rimarranno nel Centro Destra, rafforzando il Centro perché garantisce la coerenza nei programmi con i principi della Dottrina Sociale della Chiesa rispetto a chi invece la edulcora ed edulcorerebbe a beneficio del “grande tema”, ritenuto prioritario dell’accoglienza. Una grande mistificazione per come è stata fatta sinora: in quest’ultimo decennio: la declinazione di un mero razzismo e di uno sfruttamento opportunistico.

Il Pd continuerà la narrazione dell’antifascismo senza spiegare ai giovani quali sono le soluzioni compatibili per il miglioramento del bene comune. Non assisteremo alla formazione delle classi dirigenti della politica in materia di Etica e Valori etici come onesta’, lealtà, trasparenza, coraggio, umiltà che i nostri Nonni c’insegnarono con il loro esempio nella ricostruzione dell’Italia dopo la II^ Guerra Mondiale.

Antonio Peragine

direttore@stampaparlamento.it

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