Verso le urne sperando che torni la fiducia degli elettori verso i politici e la politica
Editoriale
E’ necessario una nuova etica politica per stimolare il risveglio partecipativo della società civile e delle forze sane del Paese
Il voto del 25 settembre chiama a un «risveglio» delle forze sane del Paese, spesso «soffocate» dalla politica affaristica e fin troppo personalistica. La situazione venutasi a creare con le dimissioni del governo Draghi e l’avvio della campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre pone non poche preoccupazioni e ci spinge a delle riflessioni abbastanza preoccupate.
In linea con i richiami del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, il Paese auspica un forte senso di responsabilità da parte delle forze politiche in campo, affinché nei prossimi mesi non vi sia alcuna interruzione nell’affrontare con concretezza e determinazione le emergenze sociali, ambientali, economiche e internazionali che il nostro Paese sta vivendo. Il paradigma dell’ecologia integrale proposto dal Magistero della Chiesa offre criteri di analisi e di discernimento per leggere anche questo momento della nostra vita politica e agire in modo coerente per la costruzione e la cura del bene comune.
A Taranto qualche giorno fa nel corso della Settimana Sociale si sono riuniti a convegno centinaia di rappresentanti delle Diocesi italiane, di movimenti, gruppi e organizzazioni disegnando intorno alle parole ‘ambiente, lavoro, futuro’ l’agenda per il ‘pianeta con la speranza che , nella consapevolezza che ‘#tuttoèconnesso’, sappia affrontare le sfide del cambiamento climatico, della diseguaglianza, dello sviluppo, della legalità; per farlo occorre un approccio globale e integrato. Alleanze intergenerazionali di giovani, adulti, donne e uomini animano nei territori l’impegno per le buone pratiche di economia civile; parrocchie, cooperative e gruppi locali sono al lavoro per formare comunità energetiche; imprese, consumatori e terzo settore concorrono insieme a diffondere nuovi stili di consumo e di risparmio responsabile. Anche la politica è chiamata a fare la sua parte, disegnando regole giuste e certe, offrendo i supporti necessari e guidando il Paese sulla strada della transizione ecologica e della giustizia sociale.
La crisi politica giunge in un’estate torrida come mai prima, devastata da incendi, siccità, perdite di raccolto e disastri ambientali, segni tangibili di un cambiamento climatico che ha effetti diretti sulla vita delle persone, delle famiglie e delle imprese e impone scelte e azioni che non possono più essere rinviate. Nel frattempo il rialzo dei tassi d’interesse, correttamente disposto dalla Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione, aumenta il costo di finanziamento dei debiti pubblici e privati.
Per l’Italia, gravata da un debito pubblico pari al 160% del Pil, l’aumento dei tassi d’interesse può avere effetti destabilizzanti se non sarà accompagnato da uno sforzo credibile e coerente di controllo delle spese e delle entrate pubbliche. Una competizione elettorale che non si allontani dai cittadini Nel mezzo di queste sfide si avverte il rischio che i partiti politici si allontanino ancora di più dalla concretezza della vita e dei problemi delle persone, delle comunità e del Paese. Una perdita di contatto che rischierebbe di far deragliare la comunicazione politica, strumentalizzando quegli stessi problemi per semplici fini di propaganda e di polemica elettorale, presentando visioni e soluzioni semplificate di problemi necessariamente complessi.
Nutrire la campagna elettorale con promesse tanto altisonanti quanto impossibili da mantenere significherebbe alimentare la delusione degli elettori e, dunque, provocare una ulteriore disaffezione di molti cittadini dalla partecipazione alla vita pubblica e alla cura del bene comune. La forte instabilità politica che da molti anni va avanti nel nostro Paese, la continua disgregazione e riaggregazione delle forze politiche, il rapido consumarsi delle leadership e delle alleanze hanno creato disorientamento nei cittadini e indebolito la capacità delle nostre istituzioni politiche di attuare riforme necessarie e giuste; riforme complesse ma non più procrastinabili, nel campo del lavoro, della giustizia, della amministrazione pubblica, del fisco, della concorrenza; riforme la cui mancata attuazione grava come un macigno sulle opportunità di crescita inclusiva del Paese. Molte famiglie italiane soffrono di una crescente povertà che è frutto di un declino economico che dura da quasi vent’anni, di un deterioramento nelle condizioni di lavoro e di diseguaglianze sempre più ampie nella distribuzione del reddito, della ricchezza e delle opportunità: le diseguaglianze vecchie e nuove che sono state aggravate dalla pandemia e dalla crisi economica danno luogo ad ampi fenomeni di povertà educativa, sanitaria ed energetica che finisce per concentrarsi nelle stesse fasce di famiglie e di popolazione.
Esse chiedono, adesso e nei prossimi anni, uno sforzo di solidarietà e di innovazione, a partire dai territori più svantaggiati e nei quali il peso delle mafie e della illegalità si fa sentire, subdolamente, più forte. Gli equilibri internazionali ulteriormente alterati dalla guerra di aggressione contro l’Ucraina richiedono maturità, credibilità e condivisione di intenti delle democrazie europee, per costruire un clima di relazioni internazionali improntato alla pace, alla cooperazione, al rispetto dei diritti fondamentali dei popoli e alla lotta contro il cambiamento climatico. Per questo, occorre dire con chiarezza che la dimensione europea – pur da migliorare e avvicinare ai cittadini – rappresenta oggi l’unica prospettiva possibile di libertà, prosperità e autonomia per il nostro Paese in un contesto globale divenuto oggi più complesso e conflittuale.
C’è da augurarsi che, nonostante la campagna elettorale, il governo ancora in carica possa avere il pronto, fattivo e leale sostegno delle forze politiche e dei parlamentari, per portare avanti quegli impegni e affrontare quelle emergenze che i tempi richiedono, con particolare riguardo alle misure necessarie per la transizione energetica (ancora bisognosa di importanti decreti attuativi), per l’attuazione del Pnrr, per il sostegno alle famiglie (anche con l’approvazione delle norme attuative del Family act), alle imprese e ai ceti sociali più fragili.
E’ necessaria e non più rinviabile una stagione di impegno per la formazione di una nuova classe politica e la partecipazione della società civile Guardando al di là del momento elettorale, che ci auguriamo possa portare in tempi rapidi alla formazione di un governo dotato di una ampia e stabile maggioranza e capace di rafforzare i meccanismi di una forma democratica mai scontata, riteniamo che sia fondamentale, per il nostro Paese, un impegno educativo, culturale e formativo profondo e costante che punti a rigenerare il rapporto dei cittadini con la politica, restituendo a tutti e, in particolare, alle giovani generazioni il senso, il gusto e la passione per la costruzione e la cura del bene comune.
Serve un colpo d’ala, un risveglio collettivo di quelle forze sane del Paese che, in questi anni, alla politica hanno preferito l’impegno civile e sociale, ma che rischiano di rimanere soffocate o abbandonate da una politica che non le riconosce e che, spesso, le strumentalizza. Ci sono tante persone (soprattutto giovani) e gruppi che, pur nella fatica, cercano di agire e pensare bene, trovare soluzioni adatte al nostro tempo, immaginare il mondo che non c’è. Persone capaci di far emergere il bello e il buono che c’è e che potrebbe essere costruito.
È importante che escano allo scoperto, che prendano la parola, per indicare strade, proporre uno stile diverso, non aggressivo, collaborativo, e soprattutto per tornare a valorizzare le competenze, le esperienze, la capacità di ascolto dei territori e delle comunità. Per questo, auspichiamo che ci sia una partecipazione ampia e responsabile di tutti i cittadini al voto, una partecipazione che sia fondata sull’attenta valutazione della qualità e affidabilità delle persone e dei programmi. C’è bisogno oggi, come non mai, di una rifondazione etica della politica. Essa deve essere vissuta e praticata come la forma più alta di carità e di servizio al bene comune e non come strumento di conquista ed esercizio di posizioni di potere e di benessere personali. Una politica alimentata da un costante ascolto delle istanze emergenti dalla vita delle comunità, dei corpi intermedi e della società civile; intessuta in un clima di dialogo e rispetto reciproco fra i diversi schieramenti, che niente toglie a una sana e vivace dialettica politica; animata da un sincero desiderio di ricercare le soluzioni più idonee per il Paese e di portarle avanti nel tempo con lealtà e coraggio, indipendentemente dalle convenienze del momento.
Una politica autenticamente popolare, e quindi non populista, come ha più volte indicato Papa Francesco. Una politica tesa a unire l’ascolto attento delle istanze – esplicite e non esplicite – delle persone e delle comunità con le necessarie abilità e competenze, tenendo insieme capacità di mediazione fra interessi diversi e determinazione nel perseguire il bene a lungo termine del Paese, cultura dell’alternanza (che impedisce il cristallizzarsi di posizioni di potere) e cultura della stabilità (che consente di portare a termine progetti e processi che richiedono tempo e di valutarne i frutti). Una politica capace di progettare e attuare, passo dopo passo, il futuro del Paese.
Le elezioni che ci aspettano il 25 settembre potranno essere un’opportunità di crescita civile, economica e sociale nella misura in cui consentiranno l’emergere di una classe politica rinnovata che abbia come insegna e guida i doveri e le responsabilità verso il bene comune e la ferma determinazione a rispondere, con coraggio e onestà, alle sfide del Paese e del pianeta. La qualità della vita e dell’ambiente nei prossimi anni e per le prossime generazioni si giocano già adesso. Non lasciamoci trovare distratti e impreparati a questo appuntamento, ma scegliamo con responsabilità e discernimento quanto più serve al bene comune del Paese e dell’umanità.
Marcario Giacomo