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Politica nazionale

Draghi: la solitudine dei numeri Uno!

Dario Patruno

Quando un leader mondiale della finanza, un banchiere molto stimato accetta l’incarico di formare un nuovo governo e ci riesce mettendo insieme persone provenienti da partiti diversi e tra loro antitetici, diventa difficile non solo durare ma dare concretezza a programmi e provvedimenti.

Ma esaminiamo i fatti: quanti provvedimenti ha prodotto il governo Draghi?

Secondo i dati estratti da https://www.openpolis.it, nel periodo compreso tra il 13 febbraio 2021 (data di insediamento del governo Draghi) e il 15 luglio 2022, le leggi approvate in via definitiva sono state 125. La maggior parte di queste sono ratifiche di trattati internazionali (44). Norme che in verità, salvo rarissimi casi, non hanno un grande peso politico. Tanto che quasi sempre vengono approvate con larghissimo consenso e senza grandi dibattiti. Un valore più significativo è quello delle conversioni di decreti legge (43). Seguono, molto distanziate, le leggi ordinarie (21) e le leggi delega (10).Durante il governo Draghi sono state approvate 125 leggi con una proporzione di 7,4 leggi al mese.

La produttività del parlamento, in termini di leggi approvate, può quindi cambiare in maniera anche significativa all’interno di una stessa legislatura. Questo, almeno in parte, dipende anche dalla formazione di maggioranze diverse e composite all’interno delle camere. Una prassi a cui ormai ci siamo abituati ma che è sintomatica della crisi dell’attuale sistema partitico. Il peso politico del governo incide sull’attività normativa del parlamento.

Questa crisi peraltro ha anche determinato una sorta di ribaltamento dei ruoli. Infatti è sempre di più l’esecutivo a determinare l’agenda delle camere anziché il contrario. Da questo punto di vista, la formazione di maggioranze eterogenee per quanto ampie certamente non aiuta. Infatti, senza una chiara volontà politica, risulta sempre più difficile trovare l’accordo per approvare norme che non ricadano strettamente nell’ambito dell’attuazione del programma di governo. La diretta conseguenza di questo processo è che, in linea generale, sono sostanzialmente le proposte di legge che interessano all’esecutivo quelle che arrivano più facilmente a concludere l’iter parlamentare. Un caso di specie, ad esempio, è quello del Ddl Zan. In questo caso infatti la mancata presa di posizione dell’esecutivo sul tema ha certamente contribuito all’affossamento della proposta di legge.

Un dato che ci può aiutare a comprendere meglio questa dinamica è quello legato all’iniziativa delle proposte di legge approvate dal parlamento. Nel periodo compreso tra il 13 febbraio 2021 e il 15 luglio 2022 possiamo osservare che circa l’80% delle leggi approvate sono di iniziativa governativa. Un dato molto alto anche se in precedenza si sono registrati valori addirittura superiori. Quello più alto fa riferimento al governo Conte II (85,3%), seguito dal governo Letta (83,3%).

Durante l’esecutivo Draghi 8 leggi su 10 sono state di iniziativa governativa. Ci si chiede la capacità di incidenza sulle tasche dei cittadini. Il bonus dei 200 euro una tantum compensato dagli aumenti del costo della vita incide molto poco.

Il lavoro in questi giorni del Consiglio dei Ministri va apprezzato e dovrà essere condiviso dal Parlamento per quanto possibile, utile a dimostrare alle autorità europee che il sistema paese regge.

Quando in questa legislatura ci sono stati Presidenti del Consiglio non eletti, riesce difficile avere il consenso del Parlamento e quindi del popolo.

Il Paese non va spaventato ma aiutato ad uscire da una transizione che non è solo ecologica ma potrebbe essere epocale.

La diminuzione dei parlamentari, seicento, dovrebbe, si spera, evitare la frammentazione con le camere “dimagrite”. La funzionalità sarà garantita? A Senato ci vuole gente esperta e questo richiederà un nuovo regolamento. Un esempio: Copasir, Vigilanza Rai, Antimafia dovranno evitare di riunirsi in concomitanza delle commissioni permanenti, pena il rischio di far mancare il numero legale.

Tutti si augurano il meglio e la campagna elettorale sia sobria con i programmi elettorali seri, comprensibili e realizzabili in tempi ragionevoli.

Non accada mai quanto descritto nel romanzo di Josè Saramago “Saggio sulla lucidità” edito da Feltrinelli, del 2004 in cui il premio Nobel narra della forte astensione al voto determinata da una rivolta. C’è un legame fra questa “rivolta bianca” e l’epidemia di cecità che, solo quattro anni prima, si era diffusa come la peste? Ritornano i protagonisti di   Cecità , per condurci in un viaggio alla scoperta delle radici oscure del potere. Un viaggio che ci fa gettare uno sguardo nuovo e spietato sui meccanismi del mondo nel quale esercitiamo (o crediamo di esercitare) ogni giorno la nostra libertà.

Forse leggere qualcosa di importante, abbandonando alcune ore i social, ci aiuterà a riflettere e votare meglio, da persone libere e quindi più forti. Sono fiducioso a patto che l’obiettivo sia il bene comune!

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