Interviste & Opinioni

Che cos’è una politica “di altri tempi”?

Markus Krienke

Leggendo oggi l’affascinante descrizione del carattere di Aldo Moro e del suo stile di fare politica, che ci viene presentata da Marco Follini nel suo recente «Via Savoia. Il labirinto di Aldo Moro» (La nave di Teseo, 2022), la prima impressione che inevitabilmente si insinua nel lettore è: “ma questa è una storia di altri tempi”. Dov’è finita la «sacralità della politica e delle sue istituzioni», che si esplicitava perlopiù attraverso «un codice largamente impersonale» e rendeva la politica «una scienza esatta o quasi»? Le dinamiche della politica di oggi ospiterebbero ancora una personalità come Moro contraddistinta dalle virtù della pazienza, della prudenza e della misura?

La politica di oggi, certamente, è espressione del nostro tempo e della nostra società: è più marketing, immediata, personalizzata, populista. Nella misura in cui ascolta di meno, soffre la mancanza di fiducia da parte della società, perdendo così ciò che per Moro era il valore centrale della democrazia ossia di essere comunicazione razionale, basata sul valore delle parole. Eppure lui stesso vide già con preoccupazione lo spezzarsi del «nesso tra la razionalità della politica e l’emotività più confusa e rabbiosa di quanti la prendevano di mira», per cui di conseguenza tra «passioni forti» e «strutture fragili» diventa difficile governare un Paese. Un Aldo Moro oggi, verrebbe da chiedersi, sceglierebbe ancora la strada della politica?

D’altronde, il rispetto per le istituzioni non significava mai, per Moro, servire il potere, dentro e fuori dal proprio partito, nemmeno quando governava rispettivamente la DC o l’Italia: anzi, ascoltando i giovani e osservando criticamente le dinamiche in atto, si convinse che per affrontare il futuro bisogna rompere con certi schemi dogmatici. Lavorando per il “compromesso storico”, egli volle realizzare una riforma necessaria delle regole della politica italiana, facendosi molti nemici proprio all’interno del suo partito. Mai però sarebbe stato disposto a sacrificarne l’unità, e proprio per questo portò avanti le sue idee «eretiche» con una tenacia «quasi teutonica». Un carattere e stile politico che ricorda forse Papa Francesco e unisce quelle tre caratteristiche che già per Max Weber caratterizzano la «politica come professione»: la passione razionale, il senso di responsabilità, e la lungimiranza. Per Moro, certamente, oltre che di professione si tratta di vocazione alla politica, e proprio per questo la lettura del libro di Follini può essere di ispirazione per i giovani di oggi che non si rassegnano alle derive postdemocratiche del nostro tempo.

Di “altri tempi”, infatti, la politica di oggi dovrebbe ricordarsi, non nel senso di epoche passate, ma nel senso del tempo come misura e ritmo nel realizzare la politica: del tempo e dell’attenzione da dedicare alle persone, alle parole, ai gesti. Proprio per ricostruire un vero e proprio dialogo. Moro, secondo il racconto di Follini, è stato «il signore della misura» come «stile di vita e forma più alta della sapienza politica». Grazie alla lezione di Aldo Moro possiamo riscoprire che la politica non è tanto evento quanto processo, «un arabesco, non una freccia», quindi fatta di una complessità che richiede, ancora oggi, virtù, proprio quella “di altri tempi”.

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