I tagli alla sanità fanno arrabbiare Papa Francesco: sono un oltraggio all’umanità
Papa Francesco suggerisce ai dirigenti della Confederazione “Federsanità” di promuovere percorsi di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale attraverso :la prossimità, l’integralità e il bene comune
Anche questa volta non le ha mandate a dire ma con la schiettezza, la sensibilità, l’umiltà e l’onesta intellettuale che caratterizzano sin dall’inizio il suo pontificato Papa Francesco questa volta è intervenuto su un tema che gli sta a cuore: la salute e il sacrosanto diritto a potersi curare senza i limiti e i condizionamenti soprattutto economici da parte dello Stato. Scorgere nei malati dei fratelli da prendere in carico e non un peso o un costo, ma persone con la loro dignità.
Papa Francesco rimarca questo suo concetto, più volte espresso nel corso del suo magistero, nell’udienza alla Confederazione “Federsanità” che riunisce le Aziende Sanitarie Locali, Ospedaliere, e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, insieme ai rappresentanti dell’Associazione dei Comuni Italiani. Guarda poi all’attualità, denunciando le carenze del sistema sanitario: La pandemia ci ha insegnato che il “si salvi chi può” si traduce rapidamente nel “tutti contro tutti”, allargando la forbice delle disuguaglianze e aumentando la conflittualità.
Occorre invece lavorare perché tutti abbiano accesso alle cure, perché il sistema sanitario sia sostenuto e promosso, e perché continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità. Nel suo discorso, Francesco indica alcune strade per promuovere percorsi di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale. La prima è la prossimità, “antidoto all’autoreferenzialità”. “Vedere nel paziente un altro me stesso – afferma – spezza le catene dell’egoismo, fa cadere il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute”.
Fratelli da accudire, prendere in carico, accompagnare come fece Gesù con i discepoli di Emmaus. Farsi prossimi significa anche abbattere le distanze, fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza socio-sanitaria. Francesco si riaggancia alle parole della presidente di Federsanità e sottolinea l’importanza della sanità pubblica, soprattutto in Italia. Quando un Paese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica, incomincia a fare distinzioni tra la popolazione; coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario.
Per questo è una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla!. “Se tutto è connesso, – afferma il Papa – dobbiamo anche ripensare il concetto di salute in un’ottica integrale, che abbracci tutte le dimensioni della persona”. “Integralità” è l’altra strada suggerita da Francesco che guarda alla guarigione che Gesù operava come ad un modo per restituire dignità alla persona.
Le patologie infatti, aggiunge il Papa, non potranno mai annullare il valore della vita umana, dal concepimento alla fine naturale. Un orizzonte che la ricerca e chi opera nella sanità devono tenere presente. Una visione olistica della cura contribuisce a contrastare la “cultura dello scarto”, che esclude quanti, per diversi motivi, non rispondono a certi canoni.
È una cultura di oggi, così: dello scarto. Quello che non serve è fuori. Usa e getta, ma a tutti i livelli. In una società che rischia di vedere i malati come un peso, un costo, occorre rimettere al centro ciò che non ha prezzo, non si compra e non si vende, cioè la dignità della persona. Francesco indica l’ultimo antidoto nel bene comune, “rimedio al perseguire interessi di parte”. Anche in campo sanitario è frequente la tentazione di far prevalere vantaggi economici o politici di qualche gruppo a discapito della maggior parte della popolazione.
E questo vale anche sul piano dei rapporti internazionali. Infine l’incoraggiamento a tutti i presenti ad operare a servizio dei malati e della società, guardando all’esempio di San Giuseppe Moscati, “un buon samaritano” che ha saputo incarnare uno stile di cura integrale, nel territorio”.
Giacomo Marcario