Giornata mondiale degli Oceani
Editoriale
di Antonino Giannone
L’8 giugno di ogni anno in tutto il mondo e’ la Giornata Mondiale degli Oceani che e’ stata istituita nel 1992 a Rio de Janeiro, durante il Vertice sull’ambiente e dal 2008 è riconosciuta anche dalle Nazioni Unite.
Gli Oceani compongono oltre il 70% della superficie del globo e svolgono anche un ruolo importante nella moderazione del clima; rappresentano la più grande risorsa di ossigeno della Terra e sono per questo chiamati i “polmoni del Pianeta”.
Perché si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani?
Lo scopo del World Oceans Day è quello di far riflettere un giorno intero sulla loro importanza e sul ruolo cruciale che svolgono. Infatti, non solo l’oceano, diviso nei tre bacini Pacifico, Atlantico e Indiano, ricopre più del 70% della superficie terrestre e ospita l’80% della biodiversità mondiale, ma produce anche la metà dell’ossigeno che respiriamo presente in atmosfera.
Gli Oceani assorbono quasi un terzo dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, contrastando gli effetti del riscaldamento terrestre e in più sono la nostra principale riserva di proteine: oltre 3 miliardi di persone dipendono da loro per la biodiversità e per il proprio sostentamento.
Dobbiamo ricordarci, non solo l’8 giugno, che l’acqua oceanica è fonte di vita e che in essa vivono un’enorme varietà di specie: dalle minuscole alghe e batteri che costituiscono il fitoplancton ad animali come balene, delfini, squali, foche e pinguini, solo per citarne alcuni. Inoltre, gli oceani contribuiscono all’economia di intere nazioni (blue economy), si stima appunto che da essi dipenda circa il 5% del prodotto interno lordo mondiale e dà lavoro a milioni di persone.
Essenziale e’ il monitoraggio continuo degll’acqua degli oceani che ci permette di verificare che i microorganismi presenti rientrino sempre nei parametri di salute del mare stesso.
Purtroppo, l’ambiente marino e i suoi ecosistemi sono ancora minacciati dagli impatti derivanti dalle attività umane: pesca eccessiva, erosione di habitat costieri, inquinamento atmosferico chimico o da plastica e il riscaldamento globale.
I Rifiuti plastici in mare
Secondo quanto afferma l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura ogni anno vengono gettati in mare circa 8 tonnellate di plastica che costituiscono l’80% di tutti i detriti marini.
Il World Economic Forum stima che entro il 2050 la plastica avrà superato in peso la fauna marina!
Oltre ad avere un significativo impatto sulla vita marina, prima che la plastica scompaia ci vogliono centinaia di anni non essendo biodegradabile.
Il Piano di monitoraggio nazionale prevede attività di campionamento trasversali per analizzare gli elementi caratteristici dell’ambiente marino e i fattori di pressione e di impatto che gravano sugli ecosistemi.
Un’altra attività del Ministero della Transizione Ecologica è il servizio antinquinamento che opera lungo le coste dell’Italia per contrastare l’inquinamento da idrocarburi in mare. Gli obiettivi di sostenibilità ambientale previsti dall’Agenda 2030 prevedono di conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine e le organizzazioni impegnate chiedono di proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030.
Ad oggi abbiamo tutelato solo il 7% dei mari, è necessario, dunque, fare molto di più.
Cosa fare per proteggere gli oceani?
Ognuno di noi ha un suo ruolo, non deve stare a guardare, ma può fare qualcosa per interagire in modo sostenibile e prendersi cura dei cosiddetti polmoni blu, dei mari e delle risorse marine facendo in modo che flora e fauna marina sopravvivano e si riproducano garantendo la continuità delle specie.
La direttiva Europea in molti Paesi vieta l’uso di plastiche monouso e microplastiche, ma occorre passare alla raccolta della plastica in mare e al suo corretto smaltimento.
Ecco alcune buone pratiche che vengono indicate:
– evitare il più possibile prodotti usa e getta e scegliere materiali biodegradabili, naturali o ottenuti da riciclo dei rifiuti marini;
– partecipare a iniziative di pulizia collettiva;
– non abbandonare rifiuti in spiaggia
e altre buone pratiche.
8 Giugno: un tema da riflettere
L’8 giugno è anche un’occasione per mostrare i danni provocati dalle attività antropiche e creare delle strategie per la gestione sostenibile delle acque marine.
Tutti gli anni in occasione di questo evento viene posto l’accento su un tema diverso, ad esempio lo scorso anno era “Oceano: vita e sostentamento”, che ha messo in luce come sia la fonte di vita dell’umanità e ogni altra specie e come sia importante raggiungere l’obiettivo di sviluppo sostenibile entro il 2030.
Quest’anno il tema e’ Rivitalizzazione: azione collettiva per l’Oceano. Si tratta della prima celebrazione ibrida dell’evento annuale, ospitata di persona presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Con questo slogan si vuole sottolineare che ciascuno di noi può aiutare a riparare i danni che l’umanità continua a infliggere alla vita marina e ai mezzi di sussistenza che l’oceano fornisce. Su questo tema sarà incentrata anche la seconda Conferenza delle Nazioni Unite sull’oceano, ospitata a Lisbona dal 27 giugno al 1 luglio dai governi del Kenya e del Portogallo
I Giovani e la tutela del Creato
Le generazioni alle quali appartiene il futuro: Millennials, Zeta e Alfa dovrebbero accettare la sfida della tutela del Creato di Papa Francesco con la Laudato Si’, impegnandosi nella costruzione della Polis e nel fare proposte di legge per la salvaguardia degli ambienti marini e delle foreste e aree coltivabili sulla terra, senza però bloccare lo sviluppo, come hanno fatto in passato gli ecologisti del NO a prescindere.
Prof.Antonino Giannone, Leadership and Ethics
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